Ringraziamo il Professor Aurelio Manzi per averci concesso di pubblicare questo testo tratto dal suo libro “Piante sacre e magiche in Abruzzo” – Collana Scienza ed Ambiente Rocco Carabba Editrice -2003.
Le Montagne, alte, impervie, invalicabili sono gli elementi geografici che maggiormente caratterizzano la regione: i personaggi più prepotenti della vita abruzzese, ebbe a scrivere Silone riferendosi proprio alle interminabili quinte montuoso che si dispongono da nord verso sud, senza soluzione di continuità, e che per secoli hanno isolato e circoscritto le piccole comunità umane. I villaggi e le cittadine dell’interno sono “piccole capitali della montagna, ognuna con usanze sue” annotava Guido Piovene nel suo viaggio in Italia. L’Abruzzo una regione che si caratterizza anche per il tenace attaccamento degli uomini alle proprie radici, per Silone, “stretti in una comunità di destino assai singolare, caratterizzata da una tenace fedeltà alle loro forme economiche e sociali oltre ogni pratica utilità, il che sarebbe inesplicabile se non si tenesse conto che il fattore costante della loro esistenza è appunto il più primitivo degli elementi, la natura”. Una natura forte e protagonista, che ha condizionato pesantemente la vita degli uomini, e il forte attaccamento degli abruzzesi alle proprie tradizioni sono elementi che, più di ogni altro, hanno contribuito alla differenziazione di uno straordinario patrimonio etnoculturale. Le finalità del libro del Professor Manzi sono state quelle di raccogliere le manifestazioni culturali collegate al mondo vegetale, in particolare quelle connesse alla sacralità delle piante nella società abruzzese, il loro utilizzo in antichi e consolidati rituali di natura magico-esoterica, il valore simbolico ed evocativo degli elementi vegetali nella cultura popolare.
CORONE DI TASSO PER I DEFUNTI
F. P. Michetti (Tocco da Casauria, 1851 – Francavilla al mare, 1929) dipinto i “Morticelli”. Per le notizie sul dipinto cliccare sulla foto. |
Il tasso (Taxus baccata) è un albero dalle foglie sempreverdi, simile ad un abete, che cresce nelle faggete, in particolare nelle forre o in ambienti rocciosi: le tassinete più belle in Abruzzo si rivengono sui Monti Pizzi e nel territorio Morino sui Monti Simbruini.
Nel territorio di Lucoli sono stati censiti solo tre esemplari raggruppati a portamento cespuglioso arbustivo. L’aspetto è risultato sofferente, sicuramente in regresso. Sono ubicati nella stessa zona relittuale dell’aquifolium.
E’ specie protetta dalla Legge Regionale 11.9.1979 n. 45. A causa della curiosità e dei pregiudizi verso questa specie botanica la sua localizzazione sul territorio è stata mantenuta riservata sul sito botanico che illustra la flora di Lucoli.
E’ specie protetta dalla Legge Regionale 11.9.1979 n. 45. A causa della curiosità e dei pregiudizi verso questa specie botanica la sua localizzazione sul territorio è stata mantenuta riservata sul sito botanico che illustra la flora di Lucoli.
Un meraviglioso esemplare di albero di Tasso che vegeta in area privata a Lucoli |
Le foglie e le altre parti verdi contengono, tra l’altro, la tassina, una sostanza velenosa e dagli esiti mortali anche per gli uomini: sembra che l’aggettivo tossico derivi proprio dal nome di quest’albero noto anche per la sua proverbiale longevità. Per questo, la specie viene indicata anche come albero della morte o “ammazzasomari” poiché il principio velenoso è altamente tossico per gli erbivori non ruminanti, in particolare per gli equini. Questa sua qualità era ben nota anche a Gabriele D’annunzio che nella sua tragedia pastorale “La figlia di Iorio” fa chiedere a Mila di Codra i frutti di tasso per darsi la morte: “…per giunta la pelle di pecora dove hai dormito ti do e tu di quelle coccole dammi rosse che sai….di nasso…Poi va, satollati e cionca“.
Il Tasso, dunque, evoca e simboleggia la morte sin dal periodo classico. Infatti alla dea degli Inferi, Ecate, i Romani sacrificavano tori neri che portavano ghirlande di tasso, albero a lei consacrato. Il nome classico di questa pianta, Taxus, deriva probabilmente dal latino texo (Io tesso), dato che le fibre della scorza di tasso erano un tempo utilizzate, come quelle del tiglio, per la confezione di tessuti grossolani. II tasso ha avuto un’enorme importanza spirituale sin dai tempi più antichi. Il più antico arco di tasso, circa 2.600 a.C. fu rinvenuto addosso all'”Uomo venuto dal ghiaccio,” (cliccare sul link. L’uomo di Similaun – BZ) trovato al confine tra l’Italia e l’Austria: questo aveva con sé un arco di tasso che misurava 1,8 m, nonostante lui fosse alto solamente 1,55 m.
In maniera sorprendente l’uso funerario del Tasso, caro alla cultura classica, in Abruzzo si è conservato fino a qualche anno addietro nel piccolo centro montano Sant’Eufemia a Majella, non distante da Sulmona, la città peligna che diede in natali ad Ovidio. In questo paese nel giorno della commemorazione dei defunti, veniva portata in processione al camposanto una corona realizzata proprio con le foglie del tasso. Si tratta dunque, di una tradizione che ha radici profonde, tramandata attraverso i millenni fino ai nostri giorni e che non costituisce un caso isolato.
Lucoli: il cimitero di San Giovanni, le tombe sono già piene dei fiori per la celebrazione dei defunti. Foto di Gianni Soldati |