Nella foresta reale di Sherwood, cuore storico della Gran Bretagna, il Major Oak sotto le cui chiome leggenda vuole che si nascondesse Robin Hood è ancora saldamente in piedi. Anzi, sulle sue radici. I custodi del parco raccolgono i turisti attorno all’albero millenario e raccontano una storia: «La quercia ci mette 300 anni per crescere, poi riposa 300 anni e per altri 300 declina con grazia». In alcuni casi fortunati, vive anche di più. Com’è successo alla quercia dell’eroe popolare inglese.
Alcuni alberi centenari presenti sul piazzale dell’Abbazia di San Giovanni Battista |
Siamo convinti che sia necessaria una nuova cultura dell’albero, c’è sempre posto per un albero, se si vuole trovarlo, ed il suo futuro sarà garantito soltanto se le comunità locali arriveranno a comprendere la sua importanza e il suo valore.
1. In base alle modifiche del 2008 al Codice dei beni culturali e del paesaggio, ogni danneggiamento di alberi monumentali dichiarati “beni di notevole interesse pubblico” è punito penalmente, con la reclusione da 1 a 4 anni.
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si sovrappone a quella del Codice del paesaggio, innovata appena 4 anni fa, creando due procedure parallele per il riconoscimento formale degli alberi monumentali (senza considerare l’altra procedura della LR dell’Abruzzo);
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stabilisce una lunga e complessa procedura per tale riconoscimento, delegando il censimento ai Comuni, la raccolta dei dati alle Regioni e il definitivo inserimento in un Elenco nazionale gestito dal CFS;
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la legge non prevede sanzioni penali, bensì solo amministrative, anche se molto elevate (da 5.000 a 100.000 Euro, quindi 10.000 Euro se il pagamento in misura ridotta avviene immediatamente).
Lucoli faggi pluricentenari presenti ai prati di Cerasolo |
Per saperne di più: http://www.patriarchinatura.it/contenuti/it/home/index.php
http://www.progettoconalpa.org/index.php?option=com_content&view=article&id=115&Itemid=132
2 comments
Gli alberi sono (a mio modo di vedere) la manifestazione più bella della natura … debbo dire che vado spesso a LONDRA e noto che lì in città e in periferia c'è una grande cura per il patrimonio arboreo e anzi spesso si vede che vengono piantumati nuovi alberi e arbusti (non a caso ci sono i parchi più belli d'Europa).
Credo che siano queste le cose che dovremmo copiare dal mondo anglosassone.
MARCO
Grazie della risposta Marco.
Prima di piantumare e curare occorre a nostro parere "rinverdire" le tradizioni dando un valore al patrimonio arboreo esistente, che non molti considerano a Lucoli.
In Abruzzo molta letteratura, racconti e tradizioni folkloriche ci hanno consegnato, molte informazioni sui rapporti tra gli uomini e le piante, nella visione di uno stretto parallelismo tra le manifestazioni del vigore della vita naturale e le vicende umane. Un esempio le usanze terapeutiche di curare l'ernia con la transplantatio morbi del querciolo (“Spaccato un querciolo per lo mezzo, in guisa da formare un largo occhiello, restando intatto il fusto da sopra e da basso, si fa passare tre volte il piccolo paziente per quel fesso. Se, dopo ciò, il querciolo continua a vegetare, e se quella fessura riattacca, vuol dire che la “svendature” guarisce”)o l'itterizia con il melograno, o di piantare un albero alla nascita di un figlio, riflettono quell'assoluto rapporto che sempre c'è stato tra uomo e natura, che solo in questi nostri tempi così tristi va scomparendo.
I nostri avi sentivano rimorso nel momento del taglio di un albero, quasi che l'uomo cercasse il perdono della natura per operazioni da cui ricavava vita e sostegno. Una ecologia integrale e religiosa della storia della cultura umana ha visto sempre accomunate le vicende di vita e di morte degli uomini e della natura, in una unica sorte di universale solidarietà ben distante dai moderni modelli culturali che insegnano ad entrare nei sacrari della natura con il solo proposito della distruzione o dello spirito di profitto (pensiamo a Campo Felice…).
Consiglio una lettura interessante che riguarda l'etnobotanica abruzzese: "Piante sacre e magiche in Abruzzo di Aurelio Manzi".
Noi nel nostro piccolo siamo dalla parte della natura che a Lucoli è forte e deve continuare ad essere protagonista.