Una vecchia foto mi ha riportato in memoria una giornata particolare della mia fanciullezza vissuta con zio Armando.
Armando Tresca era nato a Lucoli Alto verso la fine dell’800 ma il lavoro lo aveva portato a vivere a Roma.
Armando Tresca |
A Roma lavorava come custode in Via Fratelli Ruspoli, in quella che fu l’abitazione romana dei coniugi Maria e Goffredo Bellonci. Due intellettuali di grande spessore nel nostro panorama letterario. Nella loro casa aveva sede il salotto letterario “Amici della Domenica” ed Armando assaporava l’aria di cultura che queste frequentazioni emanavano.
Subito dopo la guerra, gli «Amici della Domenica» si ritrovavano nel salotto di casa Bellonci. Erano un gruppo nutrito di letterati, un tempo indice degli umori dell’ambiente culturale e politico del paese e forza capace di indirizzare i gusti dell’establishment intellettuale. Tra i partecipanti alle riunioni c’erano Carlo Emilio Gadda, Roberto Longhi, Ennio Flaiano, solo per citarne alcuni.
Subito dopo la guerra, gli «Amici della Domenica» si ritrovavano nel salotto di casa Bellonci. Erano un gruppo nutrito di letterati, un tempo indice degli umori dell’ambiente culturale e politico del paese e forza capace di indirizzare i gusti dell’establishment intellettuale. Tra i partecipanti alle riunioni c’erano Carlo Emilio Gadda, Roberto Longhi, Ennio Flaiano, solo per citarne alcuni.
Di recente la Fondazione Bellonci era stata sfrattata dal proprietario dell’immobile, ma un mese fa il Comune di Roma lo ha acquistato, dopo una lunga trattativa, e riassegnato, in comodato agli «eredi» del salotto letterario degli «Amici della Domenica».
Armando era un appassionato ciclista e periodicamente percorreva con la sua bicicletta il tratto Roma- Lucoli, con sosta a L’Aquila per salutare la sorella Ersilia.
Tornava a Lucoli Alto, come era solito dire, “per rivedere il paradiso”; la Chiesetta di San Michele lo faceva sentire “più vicino al cielo”.
Armando Tresca |
Ero piccolo e non ricordo se mi ero mai allontanato dal paese. Ho fatto comunque salti di gioia quando un pomeriggio, appena giunto da Roma, zio Armando ha proposto ai miei di portarmi per una gita a Campo Felice.
Il mattino successivo, con il pulman che trasportava i minatori alla cava di bauxite, siamo giunti alla piana di Campo Felice per poi proseguire a piedi verso quello che era il nostro obiettivo: una fontana da cui sgorgava acqua fresca e purissima. Non ricordo come veniva chiamata quella fontana. Qualcuno mi ha suggerito il nome di “Fonte del Campo”. Il percorso era un incanto della natura; non sentivo stanchezza, ero estasiato dallo stupendo paesaggio che stavamo attraversando. Un gregge al pascolo ci ha incuriosito; mi è rimasto impresso il movimento dei cani che cercavano di tenere unito il gregge. Il pastore ci ha offerto del formaggio che ha reso ancora più ghiotto il pasto consumato nei pressi della fontana. Il pomeriggio, al punto d’incontro prestabilito, siamo risaliti sul pulman per ritornare a Lucoli Alto; una giornata che vorrei rivivere.
Il mattino successivo, con il pulman che trasportava i minatori alla cava di bauxite, siamo giunti alla piana di Campo Felice per poi proseguire a piedi verso quello che era il nostro obiettivo: una fontana da cui sgorgava acqua fresca e purissima. Non ricordo come veniva chiamata quella fontana. Qualcuno mi ha suggerito il nome di “Fonte del Campo”. Il percorso era un incanto della natura; non sentivo stanchezza, ero estasiato dallo stupendo paesaggio che stavamo attraversando. Un gregge al pascolo ci ha incuriosito; mi è rimasto impresso il movimento dei cani che cercavano di tenere unito il gregge. Il pastore ci ha offerto del formaggio che ha reso ancora più ghiotto il pasto consumato nei pressi della fontana. Il pomeriggio, al punto d’incontro prestabilito, siamo risaliti sul pulman per ritornare a Lucoli Alto; una giornata che vorrei rivivere.
Campo Felice il lago niveo |
Campo Felice cartolina d’epoca |
Testimonianza di Domenico Tresca