APPELLO AL GOVERNO ITALIANO, ALL’UNIONE EUROPEA, ALL’AGENZIA AMBIENTALE DELLE NAZIONI UNITE E AGLI ORGANISMI SOPRANAZIONALI IMPEGNATI NELLA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO NATURALE E STORICO
Il camoscio appennico (Rupicapra pyrenaica ornata) è un relitto glaciale proveniente dall’Asia rimasto isolato durante l’ultima glaciazione. Questo lo differenzia dal camoscio alpino e ne fa una delle specie più pregiate delle nostre montagne.
Da notizie dell’ultima ora si apprende con meraviglia e sconcerto che il Camoscio più bello del mondo, splendido endemismo appenninico salvato dal Parco Nazionale d’Abruzzo a prezzo di quasi un secolo di aspre battaglie, starebbe per subire un immotivato declassamento per iniziativa di tutti i Paesi Europei (Italia non esclusa), guidati dalla Danimarca, che ne discuteranno a Bangkok dal 3 al 14 marzo 2013, nell’incontro della Convenzione di Washington sulle specie in pericolo. L’animale non è più a rischio estinzione da qui l’iniziativa di un ‘declassamento’ che secondo alcuni lo potrebbe mettere in pericolo: oggi vivono oltre 1.500 esemplari grazie anche al lavoro del parco e alle leggi che lo hanno tutelato. Dopo la proposta di ‘declassamento’ il Parco Nazionale d’Abruzzo si è subito attivato formulando commenti e osservazioni nei primi giorni dell’anno, nella speranza del sostegno anche da parte della Autorità di gestione CITES nazionale in sede di Conferenza delle parti. «La proposta di review è in qualche modo da collegarsi alla decisione dell’UICN di modificare la categoria di rischio con cui era stata a suo tempo classificata la specie», spiega il commissario straordinario Giuseppe Rossi, «considerandola da endandered a vulnerable. Questo ovviamente a fronte dell’indubbio successo delle operazioni di reintroduzione che hanno consentito il formarsi di nuovi nuclei della specie nei Parchi della Majella, del Gran Sasso-Laga e dei Monti Sibillini portando il numero di effettivi a oltre 1500».
Secondo il Centro Studi Ecologici Appenninici il provvedimento, che non ha alcuna seria ragione o fondata motivazione, sembra piuttosto frutto di limitata competenza e ancor più ridotta sensibilità ecologica: e potrebbe avere l’effetto di indebolire seriamente la tutela dell’animale, da sempre bramato da cacciatori e collezionisti di trofei, esponendolo così a rischi non del tutto remoti di futuri permessi di quote cacciabili o di immediata corsa al bracconaggio. Verrebbero così vanificati gli sforzi di quanti, fin dal secolo scorso, si erano prodigati per la salvezza di questo gioiello della fauna italiana. Il Camoscio infatti, descritto come Rupicapra ornata da Oscar Neumann nel 1899, era stato purtroppo decimato da deforestazione, caccia e bracconaggio sulle altre montagne d’Abruzzo dove viveva in passato (nel Gran Sasso l’ultimo individuo sopravvissuto era stato abbattuto fin dal 1892). E riuscì infine a sopravvivere soltanto, in numero ridotto, nell’impervia zona della Camosciara, dove nel 1913 non ne rimanevano forse che 15-30 superstiti. Fu allora che, su pressante richiesta del mondo della cultura e della scienza, il Re Vittorio Emanuele III emanò un Decreto di protezione della specie, la cui tutela sarebbe stata poi assicurata dall’ormai nascente Parco d’Abruzzo, istituito su iniziativa privata nel 1922 e poi riconosciuto con legge nel 1923. Il Camoscio d’Abruzzo potè così riprodursi, moltiplicarsi e colonizzare le montagne circostanti, anche se piuttosto lentamente a causa del bracconaggio e delle ripetute crisi del Parco, dovute anche alla soppressione dell’Ente nel ventennio fascista e poi al drammatico periodo bellico. Ricostituito l’Ente nel 1952, non mancarono altri periodi di grande difficoltà: ma nel 1969, nominato dopo una lunga parentesi di inattività il nuovo Direttore Franco Tassi, iniziò la vera rinascita e “redenzione” del Parco. Si contavano all’epoca circa 150-200 capi dell’ungulato, che con la ripresa della tutela tornarono a crescere costantemente, giungendo poi a superare i 500 individui negli anni Novanta. Fu allora che il Parco, superando molti ostacoli, avviò un vasto programma di ricostituzione di nuclei di camosci al Gran Sasso e alla Maiella, registrando un notevole e crescente successo. Nell’anno 2012, il numero di individui presenti allo stato libero nei Parchi d’Abruzzo, Maiella, Gran Sasso, Sirente-Velino e Monti Sibillini, e nelle varie Aree Faunistiche collegate ha toccato finalmente le due migliaia, realizzando l’ambizioso obiettivo di raggiungere tale livello, alle alte quote, al principio del Terzo Millennio (2000x2000x2000). La cancellazione del Camoscio dall’Allegato I della Convenzione di Washington, che assicurava la sua massima tutela, renderebbe più incerto il futuro di questa straordinaria peculiarità della fauna italiana. Ma si tratta dell’inevitabile conseguenza della incomprensibile miopia di operatori, biologi, accademici e istituzioni, che non hanno mai riconosciuto che Rupicapra ornata costituisce un’ottima specie. Eppure la sua evidente diversità era stata ampiamente e ripetutamente dimostrata in ogni sede possibile, e persino in centri visita, mostre, pieghevoli, riviste e … perfino nei francobolli. Il Comitato Parchi Nazionali, il Centro Studi Ecologici Appenninici e il Gruppo Camoscio Italia invitano quindi tutte le autorità e le istanze competenti a riconsiderare attentamente la questione, riconoscendo al Camoscio d’Abruzzo, talvolta denominato anche Camoscio appenninico, la dignità e lo status di specie autonoma, come è stato in più occasioni scientificamente dimostrato per le peculiari caratteristiche ecologiche, etologiche, morfologiche e genetiche, nonché biogeografiche, oggetto di studi accurati e dirimenti, in merito ai quali una documentazione più completa verrà prossimamente diffusa. Rivendica per questa specie straordinaria il nome italiano esclusivo di Camoscio d’Abruzzo, corrispondente all’originale denominazione Rupicapra ornata (Neumann 1899). Sollecita istituzioni e mezzi di informazione a far conoscere meglio l’importante questione zoologica, coinvolgendo l’opinione pubblica affinchè sostenga la richiesta, sottolineandone la grande importanza nell’interesse del nostro Paese.
Lettera scritta dalla Federazione Nazionale Pro Natura al Segretario Generale del CITIES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) |
Lettera scritta dalla Federazione Nazionale Pro Natura al Ministro Clini |
Il prossimo congresso del 3-14 marzo in cui si discuterà del Camoscio d’Abruzzo |