(ASCA) – L’Aquila, 7 gennaio 2014 – Solo un grande spavento: grazie al tempestivo intervento della Forestale sono rimasti illesi due fratelli cinquantenni aquilani, impegnati nella pratica dello sleddog, precipitati in un lago nella piana di Campo Felice, mentre ne percorrevano la superficie ghiacciata.
Lo spessore del ghiaccio, assottigliatosi per il repentino rialzo termico, ha ceduto al passaggio dei due conduttori e della slitta trainata da 12 husky. I due uomini sono caduti nel lago rimanendo sommersi dall’acqua fino al bacino, mentre i cani, legati tra loro, non riuscivano a guadagnare la riva. Partita la richiesta d’aiuto sono intervenuti sul posto i Forestali del soccorso e vigilanza sulle piste da sci che operano a Campo Felice e quelli del Comando Stazione Forestale di Lucoli.
Il tempestivo intervento ha permesso di salvare gli animali dall’assideramento e di riportare a riva i due fratelli. Grande lo spavento per i due appassionati dello sleddog, completamente illesi, mentre i 12 husky hanno riportato solo un lieve principio di assideramento, in attesa di essere visitati da un veterinario che ne accerti definitivamente lo stato di salute.
Da qualche anno a questa parte anche in Italia va crescendo la popolarità delle corse con cani da slitta, note anche come sleddog. Questo sport – se così vogliamo chiamarlo – inizia a diffondersi nella nostra penisola alla fine degli anni Ottanta, sull’onda del successo riscosso a quell’epoca dai cani di razza Siberian Husky.
Se è vero che i cani sono buoni corridori e ottimi marciatori, non si può sostenere che queste competizioni siano naturali.
Ciò è in evidente contrasto con la natura dell’animale, infatti in natura un lupo – progenitore del cane – si impegna in una corsa solo in caso di necessità (per caccia o fuga) oppure per gioco, mentre le lunghe perlustrazioni per gli estesi territori di caccia consistono in lente e tranquille passeggiate. Inoltre chiunque può facilmente osservare come un cane lasciato libero viva immerso nei suoi sensi, fermandosi ripetutamente per annusare, scrutare, ascoltare, mentre nella rigida disciplina imposta nelle sleddog tutto ciò viene negato all’animale. Infine, questa attività incrementa la nascita di animali per un destino in cattività: e la vita in cattività non è affatto naturale, e ciò vale anche per il cane, benché le abitudini umane possano lasciare apparire la sua costrizione in cattività come qualcosa di accettabile e normale.Inoltre, a differenza di un atleta, che si dedica a lunghi e faticosi allenamenti e a gare estenuanti in quanto fortemente motivato, un cane da slitta – così come qualsiasi altro animale sfruttato in competizioni simili – non comprende il senso degli intensi sforzi fisici che è costretto a compiere. E l’essere sottoposti ad uno sforzo al limite della propria resistenza fisica senza essere sostenuti da una adeguata motivazione genera inevitabilmente stress e sofferenza psicologica. I cosiddetti premi (qualche bocconcino e qualche carezza), che dovrebbero rientrare in un normale modo di rapportarsi con un cane domestico, non sono tali da poter giustificare allenamenti così intensi e gare così stremanti.
Poiché l’esito di queste gare è determinato unicamente dalle prestazioni fisiche dei cani e non richiede nessuna abilità particolare né del musher (il pilota della slitta) né degli animali, è facile ipotizzare – così come avviene nelle corse con cavalli – il ricorso frequente a sostanze dopanti che ne incrementino le capacità fisiche: l’uso del doping viene infatti scoraggiato dagli stessi regolamenti dell’ISDRA (International Sled Dog Racing Association), che sanzionano «l’uso di qualsiasi sostanza (dagli steroidi all’aspirina) che possa influire sulle prestazioni di un cane».
La somministrazione di queste droghe rappresenta per l’animale un ulteriore elemento di sofferenza psicologica, in quanto l’alterazione artificiale della fisiologia viene percepita dall’animale ma risulta incomprensibile poiché estranea alle sue sensazioni fisiologiche normali.
Oltre a tutto ciò, poiché queste competizioni richiedono l’uso di soli cani sani e giovani, è facile intuire il triste destino che spetta a quei cani che subiscono traumi fisici, che si ammalano, che invecchiano. Si consideri che un musher può possedere anche un “team” di 16 cani, per cui un cane non più idoneo a correre rappresenta solo una spesa supplementare.
Anche durante le pause, i cani sono tenuti a rimanere all’aperto. In molti stati degli USA tenere un cane fuori per 10 giorni con temperature ghiacciate sarebbe considerato un reato di maltrattamento, ma le leggi dell’Alaska esentano le sleddog da queste limitazioni: invece di essere considerato un reato, questo è un requisito dell’Iditarod.
I musher possono partecipare con team da 12 a 16 cani, ma poiché molti cani rimangono feriti o stremati lungo il tragitto, solo chi arriva al traguardo con almeno sei cani può dichiararsi vincitore. Lungo il percorso sono previsti controlli medici per i cani, ma la maggior parte dei veterinari appartengono all’International Sled Dog Veterinary Medical Association, un’associazione che promuove le corse di sleddog, che pertanto ha tutto l’interesse a tenere nascosti gli aspetti più tetri di questa gara.
In qualità di animalisti ed ambientalisti non consideriamo favorevolmente questa pseudo attività sportiva.
Per saperne di più:
http://wwwhttp://www.corriere.it/animali/12_marzo_06/sleddog-maltratta-cani-durante-gara-musher-italiano-sospeso_eacb0690-6795-11e1-894d-3b3e16fcb429.shtml.animalstation.it/slitte-di-sofferenza-e-morte/
http://www.sos-gaia.org/news/45-il-triste-caso-dei-cani-del-moncenisio.html
http://www.geapress.org/m/cani-da-slitta-gli-husky-uccisi-in-canada-e-i-maltrattamenti-sugli-sleddogs-foto/11587
3 comments
da Beti PIOTTO
Forse per mancanza di motivazioni più valide, forse per mera ignoranza, forse per mancata consapevolezza, forse per essere a tutti i costi diverso, l'uomo cerca a volte emozioni estreme, fuori luogo e del tutto innaturali in determinati contesti. Che ci fanno gli husky in Italia centrale? e a Roma in piena estate? Non è una crudeltà questo tipo di deportazione?
La Natura la si dovrebbe vivere in modo, manco a dirlo, NA-TU-RA-LE.
da Beti PIOTTO
E a proposito di uso "peculiare" degli animali…mi domando sempre che ci fa un pavone sulla spalla destra della Madonna della chiesa di San Michele -Lucoli- (intendo l'affresco posto sulla parte sinistra, vicino all'altare). Qualcuno lo sa?
Grazie della risposta.
Riprendiamo dal sito di uno dei pionieri di questo sport in Italia: "Volare sulla neve a 50 chilometri orari e sentirsi come in un romanzo di Jack London. Per provare un'emozione così non è necessario l'Artico, bastano le Alpi lombarde del passo del Tonale. Qui, in una baita sulle piste da sci, da 26 anni, c'è la prima scuola italiana di Sleddog, la corsa con i cani da slitta. A fondarla è stato Armen Khatchikian, italo armeno nato in Sudan.Tutto è cominciato nel 1983 -racconta a GQ questo 55enne con la passione per le imprese – quando con un amico ho disceso il fiume Yukon, dal Canada all'Alaska, su una zattera di legno. Durante il viaggio, Armen scopre i villaggi indiani Athabaska, quelli dei cercatori d'oro, e rimane affascinato dall'unico mezzo di trasporto locale: le mute di cani da slitta. E' amore a prima vista." Lo sleddog è uno sport che affonda le sue radici nei grandi inverni del Nord quando per gli uomini farsi trainare sulle slitte dai cani era una forma di sopravvivenza. Con Campo Felice in Abruzzo ci "azzecca" poco, è uno sport frutto del benessere e delle mode. Tutto ciò che si avvale dell'utilizzo forzoso di animali è deprecabile e non "naturale.
http://www.scuolaitalianasleddog.it/Biografia.htm
Rispetto all'altro sasso "lanciato nello stagno" relativo al PAVONE ci documenteremo e risponderemo.