L’Associazione italiana allevatori (Aia), per la settima volta consecutiva, ha deciso di celebrare in forma solenne la festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e patrono di tutti gli allevatori, che ricorre il 17 gennaio. Più di 4 mila allevatori provenienti da tutta la Penisola si sono dati appuntamento a piazza San Pietro per partecipare alla messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri e visitare la fattoria a cielo aperto allestita davanti al colonnato del Bernini.Non possiamo non citare tra gli allevatori presenti quello di Anna Diamanti e Enrico Cordeschi, di Lucoli che hanno sfilato per via della Conciliazione, dando splendore all’imprenditorialità del territorio.
La celebrazione della festività di Sant’Antonio è una delle ricorrenze più sentite nelle campagne italiane. In questa giornata, da sempre, si benedicono le stalle e gli animali si tratta di una cerimonia antica, che si perde nel tempo, testimoniata dalle immagini e dalle statue votive del santo che vengono esposte all’esterno delle aziende agricole a protezione di uomini, mandrie e raccolti. Nell’omelia non sono mancate le parole di incoraggiamento per gli allevatori e le loro famiglie: «Il Signore – ha detto Comastri – ci ha fatti custodi e non padroni del Creato ed è in quest’ottica che dovete condurre la vostra attività di agricoltori. Tenendo sempre ben presente che se manca la luce della fede il Libro della vita è indecifrabile. Un valore di inestimabile importanza che vi esorto a trasmettere alle giovani generazioni».
Al termine della messa in piazza Pio XII è proseguita la tradizionale benedizione di uomini e animali, con i cavalli e i cavalieri che hanno partecipato alla sfilata lungo via della Conciliazione, aperta dalla Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo.
Due parole sui cavalli agricoli da tiro pesante. L’assenza storica di un ceppo equino di origine italiana da utilizzare nei lavori pesanti in campo agricolo e militare fu all’origine del processo di selezione di questa razza. Tra il 1911 e il 1926, l’incrocio di stalloni bretoni di ceppo Norfolk con fattrici di varia origine (Hackney, Percheron, Bretoni e Belghe/Ardennesi) permise agli allevatori di ottenere un cavallo di mole medio-pesante, ma elegante nei movimenti che risultava adeguato allo scopo prefisso. Nel 1926 furono istituite, pertanto, delle “stazioni di fecondazione selezionate” e nel 1927 nacque la prima generazione di puledri controllata per legge.
Sul finire degli anni 1950 venne istituito il libro genealogico (LG) della razza che fu inizialmente gestito dall’Istituto d’incremento ippico di Ferrara (ex deposito stalloni dell’Esercito Italiano) e, successivamente, dall’Associazione nazionale allevatori del cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (ANACAITPR) sotto il controllo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali.
Sul finire degli anni 1950 venne istituito il libro genealogico (LG) della razza che fu inizialmente gestito dall’Istituto d’incremento ippico di Ferrara (ex deposito stalloni dell’Esercito Italiano) e, successivamente, dall’Associazione nazionale allevatori del cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (ANACAITPR) sotto il controllo del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali.
Cavallo da tiro pesante |