PER RICORDARE MARIA PIA

by Amministratore
La morte è in ogni luogo la stessa, ma la vita varia fino al momento della morte. 
Su un viso che si è spento si cerca quasi sempre traccia di quello che ha vissuto: non è la morte che ci fa paura in un volto trapassato ma la vita che ne aveva animato i lineamenti. Quella vita che noi cerchiamo in esso, cerchiamo di visualizzarla e non trovandola ci riempie di paure. 
Si ha come la sensazione di aver oltrepassato anche noi quel confine…ma chi è lì che osserva può ancora guardarsi indietro, dal posto dove è e dove può vedere ancora ogni cosa. L’attimo fuggente e l’infinito eterno sono ora tutt’uno: il principio e la fine quasi si toccano, gli attimi si agganciano agli attimi come un filo d’acciaio forte e senza punti deboli. Non ci rendiamo quasi mai conto dell’ineluttabilità della vita, in questa vita dove pare vincano sempre chi sa premiare il proprio “IO” senza confrontarsi con gli umili e i saggi: sono come urla nel silenzio perché i premi che si ottengono sono temporanei e col tempo diventano tristi trofei che la mente esibisce. Anche il cammino inverso è difficile perché inciampiamo sempre nelle medesime trappole e vince sempre chi urla di più; ma chi urla è fragile, chi aggredisce è insicuro, chi calpesta gli altri sarà sempre scontento. Qualcuno ha detto che è molto meglio fare qualcosa di clamoroso in silenzio che scegliere clamore per finire in silenzio.
Maria Pia era gentile, sempre sorridente, trovava in ogni circostanza una spiegazione di buon senso che mitigava i problemi e gli ostacoli. Non aveva paura delle prove: riusciva a trovare equilibrio ed a rituffarsi nella realtà quotidiana, reagiva sempre. 
Ricordo le sue esperienze di “lavoro agrario” nel terreno del Colle dopo la morte di suo papà (mio maestro d’orto), erano come le mie….segnate dalla fatica, dall’inadeguadezza fisica (per il solo fatto di essere donne e neanche “palestrate”) e dalla voglia di imparare, ci ritrovavamo con l’affanno e chiederci: che ne dici di un caffè? Eppure non ci arrendevamo: ognuna delle due compiva un atto d’amore perché aveva raccolto un’eredità che non poteva morire.
Si ha sempre la sensazione che il destino sia una sorta di fatti che si innescano in successione ricchi di significati….ricordo il nostro ultimo incontro, dieci giorni fa, in cui abbiamo riso dell’età che avanzava, del fiato che non avevamo più e ci chiedevamo come mai non ce la facevamo neanche a fare le cose semplici come la salita dell’Ortere ed ecco….. che tu ti sei addormentata con la semplicità che ti connotava…..all’improvviso non c’eri più.

Il destino conduce per mano chi lo segue. Trascina a forza chi gli si oppone“. (Cleante filosofo greco). Tu ti sei fatta prendere per mano dalla vita e da “sorella morte”.

Ciao, Maria Pia, con stima, dolore e rispetto per la tua grande vita, ti dedico i fiori della pianta del lillà, quella stessa pianta che fa da guardiana alla terra a cui tenevi tanto. Fiori, che tante volte mi hai regalati.


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