IL RECUPERO DELLA MEMORIA PER I CADUTI DI LUCOLI DELLA GRANDE GUERRA NELLA FESTIVITA’ DEI DEFUNTI

by Amministratore
La tomba di un soldato di Lucoli della Grande Guerra nel cimitero di S. Giovanni

Il centenario della Grande Guerra (1915-1918), unito alla prossima festività della commemorazione dei defunti, rappresentano una importante occasione per richiamare l’attenzione sul tema della memoria dei caduti di Lucoli.

Nei quattro anni della Grande Guerra morirono in azione o per le ferite riportate almeno nove milioni di uomini, più del 13% dei mobilitati. Un numero di caduti più che doppio rispetto al totale di tutte le guerre dalla Rivoluzione francese al 1914. Nella sola battaglia della Somme, sul fronte occidentale fra il luglio e il novembre 1916, morirono più di un milione di soldati degli opposti schieramenti. La prima guerra mondiale, una guerra industriale e moderna, inaugurò la morte di massa. Ma se la morte era ovunque, il lutto apparteneva a ogni singola famiglia, che aveva bisogno di un luogo in cui piangere il proprio congiunto. La maggior parte dei soldati trovò sepoltura frettolosa in fosse comuni, ma molte migliaia letteralmente sparirono, dilaniati nelle trincee sconvolte o sepolti sotto le valanghe e nei crepacci del fronte alpino. Quelli che morivano negli ospedali delle retrovie trovavano generalmente posto nei cimiteri del villaggio più vicino, talvolta in spazi appositamente recintati. Cimiteri furono allestiti anche in prossimità dei campi di prigionia. Sul fronte orientale, assai più mobile, è incalcolabile il numero di soldati (turchi, russi, austro-tedeschi) che non poterono avere una sepoltura degna di questo nome. Di fronte all’enormità della tragedia s’impose ai governi – ma ebbe soluzione solo nel dopoguerra – anche un compito spirituale: far sì che la sepoltura rimandasse a un valore ideale, al mito del soldato sacrificatosi per il bene superiore della patria o per la gloria del suo impero. I cimiteri divennero così, negli anni fra le due guerre, “templi del culto nazionale” (G. L. Mosse), insieme ai monumenti ai caduti che costellano l’Europa.

Negli anni immediatamente successivi al conflitto la tematica fu quindi molto sentita dalle istituzioni e dalla collettività, soprattutto nel nord Italia e nacquero parchi e viali della rimembranza, luoghi del ricordo di grande forza evocativa e, nel tempo capaci di acquisire valenza monumentale e paesaggistica. La stessa motivazione concettuale ripresa dalla nostra Associazione con il giardino Botanico della Memoria dedicato alle vittime del terremoto d’Abruzzo. 

La Grande Guerra, tanto sanguinosa quanto povera di figure di “condottieri” da celebrare come eroi produrrà un’inversione di tendenza: nacquero i parchi urbani, dedicati a tutti i caduti, in cui l’elemento antropico entrò in simbiosi con quello naturale rappresentato dalle piante da mettere a dimora solitamente in numero pari a quello dei caduti che risiedevano nel centro dove si allestirono queste rappresentazioni simboliche. La funzione di tali piantagioni fu anche quella di concorrere all’educazione delle nuove generazioni.

Il messaggio sotteso a questo simbolismo legato alle alberature era quello della “rinascita”, un messaggio di giovinezza piuttosto che di morte (Rosso 2006, p. 375).
Nel 1923 fu pubblicato un esaustivo quadro dello stato di realizzazione di parchi e viali (Lupi 1923, p. 115 e sgg) nella relazione si elencarono tutti i comuni nei quali risultarono istituiti i comitati per realizzare le cosiddette “selve votive”. L’Abruzzo, in rapporto alla sua popolazione vantava il più alto tributo di vittime di guerra e i suoi governati si dimostrarono entusiasti della proposta ministeriale in particolare nell’area montana dell’aquilano, dove la percentuale di istituzione dei comitati sfiorò la totalità dei comuni. Nacquero centottantotto comitati ed all’Aquila furono realizzati 15 parchi e viali e forse non vi è memoria locale del fatto che uno di questi fosse a Lucoli.
A rimarcare la centralità di quei luoghi nella vita della collettività d’allora fu l’enorme mole di cartoline illustrate raffiguranti parchi e viali abruzzesi, questi luoghi furono per molto tempo oggetto di cura e devozione, sentimenti cessati al termine del conflitto della seconda guerra mondiale, visto che l’Abruzzo fu coinvolto direttamente con il fronte di guerra attestato sulla linea Gustav. 
Il parco della rimembranza di Lucoli, fu uno di quelli soppressi con una nota del 5 luglio 1932, fu abolito a causa “dello stato di deplorevole abbandono in cui era stato tenuto”, ordinando al Delegato municipale di Lucoli, Giovanbattista Palumbo, di rimuovere gli ultimi “avanzi che ne sono rimasti” (ASAQ, Comune dell’Aquila, LL.PP. e comunicazioni, CL4, Busta 256, f.7).

Oggi cosa resta a Lucoli in memoria dei caduti della Grande Guerra?

Monumento ai caduti di Lucoli a Collimento
Un monumento a Collimento, un altro monumento recentemente inaugurato in nome dei caduti delle Patrie Battaglie, realizzato su iniziativa dell’Accademia Culturale Internazionale San Giovanni Crisostomo e delle croci di ferro annerite dal tempo nel cimitero di San Giovanni ove giacciono i resti di coloro che nessuno ricorda più.
Abbiamo voluto dedicare un pensiero a quelle croci anonime poste in terra a marcare una simulacro che nessuno visita più, identificate con dei numeri e neanche con un nome.
La funzione dei cimiteri è una funzione dell’immaginario. Il cimitero, e tutto ciò che vi si fa, è una sorta di “teatro dell’anima”: la terra rappresenta l’anima, la fotografia e il nome sulla tomba una sorta di coperchio che non fa “passare” il defunto. L’interiorizzazione del morto lo fa diventare una parte di noi sempre presente nonostante la sua assenza.
Le tombe dei militari che riposano a S. Giovanni non hanno nè foto nè nome, sono posate lì come pietre che non suscitano ricordi.
In occasione della festività dei defunti, del prossimo 4 novembre festa delle Forze Armate e, anche dell’11 novembre giorno della memoria per i caduti della Grande Guerra, abbiamo voluto dedicare i nostri pensieri e l’attenzione di chi ci segue alle tombe numero 78 e numero 53.
Lavoreremo per riportare alla luce i nomi dei soldati che vi giacciono per raccontare, se possibile, le loro storie e coltivare in questo modo la memoria di una comunità che non deve essere perduta.

Viene osservato l’11 novembre il “Remembrance Day” giorno in cui nel 1918 finì la Prima Guerra mondiale ed il fiore di papavero ne è il simbolo


Testo liberamente tratto dall’articolo di Aldo Giorgio Pezzi e Patrizia Luciana Tomassetti pubblicato sulla rivista “ArcHistoR anno I (2014) n.1” intitolato: “Il recupero della memoria:parchi e viali della Rimembranza. Primi esiti di una ricerca in Abruzzo”.

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