Facciamo gli auguri a tutti i nostri lettori per un Buon Natale 2016.
Alcuni pensieri dello scrittore Franco Arminio sui paesi dell’Italia interna e sugli alberi arricchiscono questo post.
“Ho passato due ore perfette, ho fatto delle belle fotografie, ho voluto bene a ognuno di quegli alberi e loro hanno voluto bene a me. Li andrò a trovare quando c’è il sole, voglio fare una mostra fotografica sulla solitudine degli alberi lucani. È raro che le persone mi diano emozioni belle come quelle che mi hanno dato tre giorni fa gli alberi lucani. Le persone puntualizzano, chiariscono, aggiungono, ti tirano da una parte, ti prendono, ti lasciano, le persone fanno e disfanno patti con la tua presenza e con la tua assenza, parlano col silenzio o con le parole. Gli alberi hanno la stessa omertà dei morti, parlo degli alberi invernali. Le chiome estive le amo di meno. Nelle chiome può nascondersi qualsiasi cosa. Mi piace vedere i rami, vedere come graffiano l’aria, respirare l’aria ferita dai rami. Non so quando le cose che sto dicendo arriveranno a incrociarsi con la grazia di essere fragili.
La solitudine e la compagnia sono come le facce del nastro di Moebius dove interno ed esterno si scambiano di segno continuamente. È così oggi anche per l’algebra degli affetti. Si aggiunge e si ritrova il meno, si sottrae e si ritrova il più. Allora per salvare i paesi dell’Italia interna non bisogna pensare di aggiungere, non bisogna pensarli come luoghi in cui manca qualcosa che noi dobbiamo mettere. Ogni paese è un testo. Un paese può essere un racconto o può essere una poesia, può essere un romanzo o un aforisma. Bisogna lavorare con le regole della lingua più che con quelle della politica. La politica non può fare nulla per i paesi se lavora solo con le leggi e non con la lingua. Un paese deve essere aiutato a stare nella sua lingua, a crescere nella sua parola o nel suo silenzio, a farsi sempre più nitido, eloquente. Bisogna intervenire sulla società, bisogna fare leggi per le persone, bisogna lasciar stare i paesi. Un corpo mitico, un corpo mistico non può essere messo nel lenzuolo dell’attualità. Bisogna lasciargli la polvere che ha, la luce che ha. La paesologia non ama i rivestimenti, semmai si tratta di scorticare e lasciare a vista i tubi, gli allacciamenti. Ecco la grazia di esporsi, di essere esposti. E dunque anche la fragilità di questa grazia”.
Franco Arminio
https://comunitaprovvisorie.wordpress.com/
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/il-nastro-di-moebius/4278/default.aspx
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