“IL GIARDINO DELLA MEMORIA E’ UNA SCHIAVITU'”……..MA E’ ANCHE UN GRANDE ATTO D’AMORE.

by Amministratore
Il ricordo, spiegava Soren Kierkegaard nell’opera In Vino veritas, non è la memoria. 
Il vecchio, ad esempio, perde la memoria ma gli resta qualcosa di profetico e poetico, i ricordi. Il ragazzo, invece, ha una forte memoria e pochi ricordi. Miopia e presbiopia delle menti. Il ricordo suscita il sentimento della perdita, la nostalgia. «Un fatto nella vita che sia ricordato, è già entrato nell’eternità».

Chi ricorda non è indifferente, mentre la memoria può essere anche un magazzino di date e di fatti. La memoria, poi, è soprattutto pubblica e storica, il ricordo è soprattutto intimo e affettivo: commemori i defunti, ricordi i tuoi cari. 

Ricordo, lo dice la parola, chiama al cuore; la memoria è più una facoltà intellettiva. 
Ci sono memorie importanti del passato che non sono funeste e ci sono ricordi teneri e dolci: quel che è vivo in loro si fa tradizione. 
Noi salviamo i ricordi e la memoria del terremoto del 2009. Non vogliamo cancellare questo evento e lo facciamo coltivando questo Giardino. 
E’ estate, c’è la siccità e le piante soffrono, sono cariche di frutti ma rischiano di morire, è difficile trovare qualche ora nelle nostre vite, piene zeppe di impegni. E’ difficile organizzarsi tra amici per fare delle cose insieme, come caricare una cisterna mobile, trasportarla e trasferire la sua acqua in un’altra fissa che garantisce l’irrigazione al Giardino. 
Eppure, con affanno (abbiamo solo il sabato e la domenica) lo facciamo da sette anni. 
Il serbatoio su ruote

I nuovi fiori sotto ai nomi delle 309 vittime

Il “senso” del Giardino della Memoria

Perché ci incaponiamo? Siamo dei fessi? Non abbiamo di meglio da fare? Ci diamo una risposta.
Lo facciamo per una verità elementare ma concreta: ci piace credere che vivere non basta, perché la vita non va solo pienamente vissuta, va anche pensata e poi dedicata. Non ci piace una vita egoista e che rischia di cancellare tutto mischiando il senso delle cose come in un frullatore.
Dedicare la vita a qualcosa o a qualcuno. 
Dal 2009 abbiamo deciso di dedicarla, “coltivando” anche la nostra umanità, al ricordo ed alla memoria di trecentonove persone morte in una notte, cosa che a taluno può risultare inutile e faticosa.
Questi uomini, donne e bambini ce li ricordiamo ad ogni fatica, sotto il sole o al freddo, lavorando con le nostre mani e con la soddisfazione di vedere piante che vivono e che producono frutti. 
Nella nostra tradizione culturale e religiosa il “ricordo” è generalmente un fatto privato. «Nella tradizione ebraica l’ordine di ricordare è categorico. Questo dovere, però, non si esaurisce con l’atto cognitivo del ricordare, ma deve essere connesso sia al suo significato, sia all’azione che esso implica. Oggi noi che abbiamo il ricordo inciso nei nostri cuori e nella nostra carne, dobbiamo passare la fiaccola della memoria alla prossima generazione. Vi tramandiamo anche la lezione fondamentale dell’ebraismo, quella per cui l’esercizio della memoria deve andare di pari passo con fini etici e morali. Questo deve essere il fondamento e il fulcro delle vostre energie per poter creare un mondo migliore.»* è per questo che è stato realizzato lo Yad Vashem in Israele ed è per questo che esiste, proprio in funzione del “Ricordo” e della “Memoria” da preservare e tramandare alle generazioni future. 
Questa è la filosofia per la quale il Keren Kayemeth LeIsrael Italia Onlus ci ha aiutati a Lucoli, voleva ricordare le trecentonove vittime del terremoto ma voleva anche ringraziare la Città dell’Aquila per aver salvato, nascondendoli, tanti ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Tanti concetti appresi in un incontro tra molti volontari, che danno altre motivazioni a questa nostra “schiavitù” e che ci legano ancora al Giardino dopo sette anni. 
Questo “monumento verde” è per tutti noi una grande occasione di conoscenza continua e di miglioramento umano, valori coniugati con la tradizione contadina dell’Abruzzo fatta di mele “zitelle” e di “limoncelle”………


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