Il 6 aprile si avvicina…….
Noi non possiamo accudire gli alberi del Giardino della Memoria, che pure si stanno preparando alla fioritura e al donarci la loro bellezza: da vera signora, la bellezza non serve a nulla, ma è servita per chi sa amarla e gli alberi dei “frutti antichi” che coltiviamo nel Giardino ne sono dispensatori.
Siamo chiusi in casa e non possiamo neanche piantare nuovi fiori sotto ai nomi di chi perse la vita il 6 aprile del 2009, azione che compiamo da nove anni da quando abbiamo realizzato il Giardino della Memoria del Sisma.
Nella crisi del coronavirus il potenziale culturale dei volontari si accorge di quanto ha bisogno degli altri e della loro libertà di incontro per potersi manifestare e rinnovare. Anche la commemorazione del dolore scaturito da un terremoto e la trasmissione della memoria di un evento terribile presuppone l’emozione di un incontro.
Le foto illustreranno la bellezza del Giardino, del nostro “monumento verde”. La bellezza è nascita, a volte rinascita, e non morte; è passaggio dalla potenza all’atto e non dall’atto all’impotenza; perché il bello è fecondo, il suo contrario è la sterilità. Nella bellezza la natura diviene ciò che è, non segue la china alienante che viaggia dall’essere al niente.
Le foto che dedichiamo all’anniversario del 6 aprile mostrano la bellezza di una natura custodita con impegno da volontari (ogni fiore ha richiesto più di un momento insieme per essere piantato) affinché trasmetta, in questi tempi difficili, una gioia, perché il Bello nel suo senso più ultimo è il simbolo del Bene, ovvero la metà visibile della tessera. L’altra metà abita nei cieli.
2 comments
Purtroppo è questa la vita "costretta" che dobbiamo vivere, senza poter effettuare nessuna commemorazione sempre viva e quasi niente altro. La natura è favolosa e bellissima, va curata e rispettata. Forse è questa una importante occasione perchè l'uomo rifletta sulla sua spesso dichiarata "grandezza"!!!!
Grazie della risposta che apre un dibattito profondo. Gli ecosistemi naturali hanno un ruolo fondamentale nel sostenere e alimentare la vita, ma anche nel regolare la trasmissione e la diffusione di malattie infettive. La distruzione dell’habitat naturale rompe gli equilibri ecologici, riduce le barriere naturali al contagio. Insomma, la relazione diretta tra i comportamenti sbagliati dell’uomo, la perdita dell’habitat naturale, i cambiamenti climatici e la diffusione di malattie sembra evidente.
Il rapporto dello scorso anno dell’IPBES, il Comitato Internazionale e Intergovernativo che, per conto dell’ONU, si occupa di biodiversità ed ecosistemi, è chiaro: il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% di quello marino hanno subìto significative modifiche, e circa un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: pian piano si è verificato un impoverimento delle risorse naturali, cambiamenti climatici e aumento dell’inquinamento. L'uomo non è "grande" ma stupido. Noi ci proviamo a ricostruire gli ecosistemi partendo dai frutti dimenticati, non è certo granchè rispetto alla vastità dei problemi però è un impegno, uno scopo, un'idea che cerchiamo di diffondere con grande fatica. Come diceva il colibrì andando a spruzzare gocce d'acqua su un incendio: faceva la sua parte.