Ci siamo così avvicinati all’agricoltura biodinamica. Al fine di identificare l’agricoltura biodinamica, in modo molto sintetico, oltre ad affermare che è un metodo interno all’agricoltura biologica, bisogna indicare le sue peculiarità e caratteristiche distintive. È importante comprendere nella definizione, non solo l’uso dei preparati (del resto previsti dagli stessi regolamenti UE della bioagricoltura), ma anche e sopratutto i disciplinari affermatisi da lunga tradizione di applicazione che caratterizzano la gestione aziendale agroecologica a ciclo chiuso. È fondamentale il richiamo alla tradizione del metodo a ciclo chiuso, metodo che ha ormai un secolo di applicazione. La biodinamica è una pratica agricola definita da lunga tradizione di applicazione in tutti i continenti, libera e non soggetta a nessuna restrizione, o brevetto e non consiste in una certificazione privata. Non vi è dubbio in giurisprudenza che un’azienda in Europa può fregiare sé stessa o i suoi prodotti col termine “biodinamica”, solo se è assoggettata al regime di controllo UE ed è controllata a tal fine dagli organismi terzi riconosciuti dal MIPAAFT, ai sensi dei regolamenti europei sul biologico.
Tutti i nostri soci hanno vissuto per dieci giorni un interessante esperienza di cura sul campo delle piante colpite dai patogeni. Una delle fasi del ciclo di cura ha riguardato la “dinamizzazione” dei preparati usati e diversi per ogni pianta con l’acqua. Questa pratica ha lo scopo di esaltare e favorire al meglio le qualità e le doti dei preparati biodinamici. Non si tratta di una semplice miscelazione (mescolamento), ma si tratta di una attivazione del preparato. Questo rimescolamento e conseguente formazione di vortici in un senso e nell’altro è stato portato avanti in via continuativa per 1 ora per ogni pianta (ben lo sanno i nostri soci e tutte le persone incuriosite che ci vedevano agitare contenitori vicino al Giardino). I preparati biodinamici sono stati irrorati entro un’ora e mezza dal termine della dinamizzazione.