Forse il Paradiso Terrestre era a Bagdad, forse a Bassora, ma poteva essere perfino nel Kuwait, senza escludere Kabul, visto che si tratta d’interpretare i testi in ebraico e in greco della Bibbia e l’ubicazione del Paradiso è sempre stata oggetto di discussione da parte degli studiosi. Per la verità, prendendo per oro colato qualche traduzione, non ci dovrebbero essere dubbi, nel senso che l’Eden andrebbe ricercato tra i due grandi fiumi Eufrate e Tigri, dove il Signore piantò un grande giardino. “Il Signore – dice l’antico testo – piantò un paradiso nell’Eden, a oriente, e vi mise l’uomo che aveva modellato“. La faccenda del “paradiso” viene fuori dal testo greco (“paradeiesos”) che in realtà vuol dire la stessa cosa del termine ebraico “gan”, e cioè “giardino”, o meglio “parco piantato ad alberi”, mentre “Eden” va interpretato come “pianura”. Quindi si tratta di un parco creato in una pianura a oriente.
In un incredibile numero di storie intriganti c’è sempre di mezzo la mela, e nella mela dobbiamo vedere l’origine di molti nostri guai. (E vien fatto di azzardare, un’ipotesi: che tutto sarebbe stato diverso, che il mondo sarebbe stato migliore, e la nostra vita più semplice, se Adamo ed Eva, quando erano nel giardino orientale, avessero mangiato – anziché la mela – una bella pera, una susina claudia, o magari un fico.)
Liberamente tratto dal libro di Giorgio Batini “Le radici delle piante”. Ed. Polistampa