L’Abbazia di San Giovanni Battista a Lucoli |
di Beti Piotto
Nel medioevo le piacevolezze sensoriali che offre un giardino sono state spesso abbandonate nelle abbazie e monasteri perché considerate un lusso che strideva con l’idea prevalente di un’indispensabile mortificazione dei piaceri terreni. Al posto della “lussuria” dei giardini sono stati invece preferiti i frutteti per onorare la memoria di San Bernardo (1090 – 1153) che sosteneva che gli ammalati dovessero passeggiare tra gli alberi da frutto per stare meglio.
Questo concetto, seppur fortemente modificato nei contenuti, è stato mantenuto e quindi oggi c’è un vasto elenco di luoghi di culto, in Italia ed all’estero, che mantengono rigogliosi frutteti molto spesso destinati alla produzione di delicate marmellate e confetture. In alcuni casi i fedeli sono chiamati alla cura del frutteto perché è un modo tangibile di praticare la fraternità.
Ne elenchiamo brevemente le attività legate a frutteti in due monasteri italiani, solo per dare un idea dei tanti “matrimoni” esistenti. All’ombra di un monastero millenario (fondato nel 1014), San Biagio a Mondovì, c’è un frutteto che ospita circa 200 antiche varietà di alberi da frutta. Tutte o quasi salvate dall’estinzione e innestate ad opera dei benedettini. Molte sono le varietà di mele con nomi che oggi ci sembrano curiosi: Marslin, Gamba, Ciochin Pieretta di Frabosa, Carla di Mezzavia, Violetta e tanti altri.
Al Monastero delle Trappiste di Vitorchiano (VT) non è strano trovare le religiose guidando i trattori per la pulizia degli interfilari del frutteto. Il loro fare cistercense consente autonomia alimentare al monastero nonché la vendita di marmellate, vino ed olio.
I prodotti alimentari provenienti dai frutteti delle abbazie sono molto apprezzati dai consumatori che prediligono il biologico. Di conseguenza è nata una risposta del mercato che commercializza gli ottimi prodotti del frutteto di molte abbazie e monasteri (http://www.emporiomonastico.it/frutteto/).
Speriamo che anche noi, presso l’Abbazia di San Giovanni e con i frutti del Giardino della Memoria, un giorno si possa preparare delizie di questo tipo.
Si ringrazia Ercole Maurizio Manieri per la concessione delle foto scattate con drone.