Fare volontariato in un piccolo territorio, è una cosa rischiosa. È come giocare in fondo a un pozzo.
Si nasce per uscire, per vagare nel mondo. Il paese ti porta alla ripetizione. In paese è facile essere infelici. I progetti di sviluppo o interesse locale devono tenere conto di questo fatto: perché in paese non c’è progetto, c’è ripetizione e diffidenza.
In un certo senso il paese ti mette nello schema dell’oltranza e non in quello della brevità.
Per i nostri soci è stato difficile provare ad essere innovatori, ideando il Giardino della Memoria del Sisma del 2009 (di alberi…. poi…, ce n’erano tanti).
Mela rossa d’estate del Giardino della Memoria |
Ci siamo confrontati con due blocchi di pensiero, quello dei “ripetenti” e quello degli “scoraggiatori” militanti. Spesso le due figure sono congiunte, nel senso che lo scoraggiatore è per mestiere abitudinario, non cambia passo, continua a scoraggiare, è appunto un militante. Più difficile essere militanti della gratitudine, della letizia, della costanza e del donarsi agli altri.
È come se la natura umana in paese fosse più contratta, non riuscisse a diluirsi, non ci si mischia poi con i “non residenti” ai quali in gran parte appartengono i nostri soci.
Con queste premesse, ben declinate dallo scrittore Franco Arminio e che condividiamo, come si fa ancora a cercare di portare avanti progetti di volontariato locale, come si fa a non arrendersi?
Noi il territorio lo abbiamo scelto anche se talvolta lo subiamo.
Siamo arrivati da fuori, dopo il terremoto, con un piglio e una disponibilità diversi, promuovendo la bellezza e l’apertura e speriamo che il tempo ci dia ragione. Abbiamo provato a suscitare dinamiche contrarie allo spopolamento: abbiamo cercato di agitare le acque, perché pensavamo ad una comunità ruscello e non una comunità pozzanghera.
Il Giardino della Memoria del Sisma, un monumento verde donato a tutta la comunità, voleva anche essere il cuore pulsante di nuove idee, centrate sul ricordo e su un progetto botanico di frutti antichi, sono passati sette anni ed è ben vivo, rivelandosi uno dei luoghi antropoformizzati più belli di Lucoli.
Il Giardino della Memoria del Sisma – Foto Roberto Soldati |
Noi non abbiamo mollato e curiamo le piante del Giardino con sempre rinnovato interesse e risorse private (che sono scarse per tutti). Ogni anno in prossimità dell’anniversario del sisma apportiamo qualche innovazione o realizziamo migliorie.
Ieri abbiamo iniziato a prepararlo per la primavera con le potature, le concimazioni e togliendo le protezioni invernali.
L’ulivo proveniente da Gerusalemme, a ricordo dello tzunami del Giappone, viene scoperto |
La potatura degli alberi |
Quest’anno metteremo a dimora 1.000 rizomi di Iris Hollandica (è una pianta perenne alta fino a 65 cm, con un rizoma sotterraneo nodoso che ogni anno emette nuove foglie e scapi fiorali. I fiori sono appariscenti generalmente di colore viola scuro. Fiorisce a giugno. Vive bene nei luoghi montani) lungo il perimetro del Giardino le fioriture abbelliranno ulteriormente il luogo, i rizomi si inselvatichiranno.
2 comments
La messa a dimora di nuovi alberi è sempre una buona notizia specie quando per il resto dell'anno si vedeno solo tagli di alberi e diminuzione del verde nelle frazione del comune
MARCO
Grazie della risposta Marco,
sarà piantato un nuovo albero vicino al cimitero dove abbiamo già posto a dimora dei ciliegi selvatici quattro anni fa.
Si tratta di un "Liriodendrum tulipifera" o albero dei tulipani. Questo albero è presente all'Aquila ed è molto bello in estate perché si riempie di fiori arancioni dalla forma di tulipano, è vigoroso e resiste al freddo. Con piccoli passi stiamo popolando di nuovi alberi, che creano macchie di colore in periodi diversi, l'area attorno all'Abbazia di San Giovanni: i ciliegi ad aprile, i maggiociondoli a maggio, la tulipifera a giugno. A giugno fioriranno anche i fiori di Iris, abbiamo comperato 1000 rizomi che metteremo nel terreno sabato prossimo.
22/03/17, 14:55