LA RESILIENZA DI LUCOLI. SOLUZIONI E AZIONI PROPOSTE DALLO STUDIO DEL DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA E PROGETTO DELLA SAPIENZA DI ROMA

by Amministratore

Il terremoto che ha colpito nel 2009 l’Abruzzo non ha creato soltanto ingenti danni a persone e cose, ma ha anche accentuato alcune debolezze di carattere socio-economico che, già da qualche tempo, affliggevano molte realtà territoriali dell’area del cratere.
Negli anni Duemila, infatti, molte zone interne hanno vissuto una fase di progressivo declino economico, dovuta anche alla fuoriuscita dell’Abruzzo dal novero delle regioni “in ritardo di sviluppo”, che ha comportato una drastica riduzione delle risorse destinate a favorire processi di sviluppo. Da queste prime considerazioni discende come queste zone debbano porsi il problema di “ripensare” il proprio modello di sviluppo. L’opera di ricostruzione fisica risulta necessaria e dovrebbe essere portata a termine nel più breve tempo possibile, ma non può essere progettata e realizzata senza una chiara visione strategica dello sviluppo futuro del territorio: in mancanza di una prospettiva economica e di un progetto di sviluppo ben delineato, la ricostruzione rischierebbe, infatti, di riprodurre lo status quo pre-terremoto, non garantendo quel rilancio economico di cui molte realtà territoriali del cratere hanno oggettivamente bisogno.
L’orizzonte temporale di breve-medio termine, che copre almeno il prossimo quinquennio, è caratterizzato dall’afflusso di risorse finanziarie “straordinarie” per la ricostruzione. Questa “iniezione” di spesa “esogena” produrrà ricadute sull’economia del territorio di cui potranno avvantaggiarsi sia le imprese, che la forza lavoro locale. L’errore più grave che potrebbe tuttavia commettere la popolazione è di rimanere “accecata” dalle spese per la ricostruzione e di pensare soltanto alle ricadute positive a breve. Tali spese avranno necessariamente carattere transitorio e sono destinate prima o poi a esaurirsi una volta che sarà completata l’opera di ricostruzione.
Occorre ragionare sulle prospettive di più lungo termine, quando l’economia locale non potrà più fare affidamento sul rilevante impulso di domanda “esogena” garantito dagli investimenti per la ricostruzione.
Abbiamo sentito da più parti dire che i piani di ricostruzione rappresentano, anche per Lucoli, un’occasione “storica” per dare maggiore solidità a un modello di sviluppo che presenta al momento caratteristiche ben definite:

Proprio in considerazione delle dinamiche di grande incertezza che possono derivare dall’eccessiva specializzazione delle località nel campo del turismo della neve dovrebbero essere avviati progetti o azioni volti a diversificare e/o migliorare l’offerta turistica. Dovendo superare la “monocultura” dello sci, le strategie di rilancio turistico dovrebbero puntare sulla diversificazione dell’offerta e sulla valorizzazione, preferibilmente in forma integrata, di risorse turistiche non alternative, ma affini e complementari a quelle tradizionali. 
I comuni dell’altopiano delle Rocche presentano un sistema turistico che, pur con le debolezze citate sopra, presenta una buona solidità e soprattutto può vantare numerose opportunità di differenziazione e integrazione. L’Università la Sapienza che ha prodotto uno studio sulla “riqualificazione e valorizzazione dell’abitato e ripianificazione territoriale” propone di avviare delle azioni pilota che favoriscano la VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELLE SUE RISORSE PIU’ RILEVANTI, attivando singoli interventi che possano investire filiere ampie di attività economica collegate al turismo (il commercio, l’artigianato, le produzioni tipiche, i servizi territoriali per turisti e residenti, ecc.). 
La resilienza di un territorio è segnata dal mutamento e dalla trasformazione sia della componente naturale che antropica: è l’indice per il quale la comunità dovrebbe essere in grado di sviluppare strategie di mitigazione, di adattamento e di recupero delle pressioni esterne promuovendo azioni collettive o individuali e trasformando fattori esterni (a carattere involontario) in servizi (a carattere volontario) in modo da ridurre la vulnerabilità cronica e da facilitare la crescita inclusiva.
Tra i comuni di piccole dimensioni, l'”Atlante del territorio rurale” (Caire, 2010) classifica Lucoli come territorio marginale ricadente tra quelli a baso reddito e con bassa produttività, con indici di valore aggiunto tra i più bassi del quadro aquilano e nel comprensorio regionale. 
Con simile catalogazione quali potrebbero essere per Lucoli le azioni di conservazione delle risorse naturali e territoriali in genere, che possano contribuire a determinare la resilienza del territorio nel senso di cura delle risorse territoriali?

Come si può passare dalla tutela del territorio alla predisposizione di processi produttivi – di beni e servizi – che incidano in modo significativo sull’economia locale?
Tra le soluzioni identificate dai docenti della Sapienza vengono citate: la “rilocalizzazione delle risorse territoriali“, la “produzione di servizi innovativi” (con integrazione di attori pubblici e privati finalizzata a favorire una migliore mobilitazione delle risorse disponibili localmente), una “diversa governance per la gestione delle risorse locali“.
“La governance dovrà essere in grado di favorire effetti positivi sotto il profilo economico, attraverso nuove procedure, o processi tecnologici nuovi, con la trasformazione delle esternalità positive, in gran parte involontarie, in servizi, attività di tipo volontario, in particolare servizi legati all’ambiente”. “In questo quadro, emerge il ruolo di nuovi modelli di attribuzione a soggetti presenti sul territorio, ad esempio a imprese agricole, di funzioni pubbliche di natura ambientale e paesaggistica, con sviluppi di carattere normativo”. “Nuove forme di gestione, organizzando forme di governance pubblico-private, per assicurare la condivisione delle regole di lavoro, la valorizzazione degli atti di governo,la complementarietà tra risorse e comportamenti pubblici e privati nel raggiungimento della produzione contestuale di beni pubblici (salute, ambiente, conoscenza) e privati (creazione di valore, accesso al cibo, scelte anche edonistiche di comportamento)”. “Nuovi modelli di gestione associata delle attività comunali riguardanti l’ambiente ed il territorio”.
A fronte di quanto, estratto dallo studio dell’Università la Sapienza, che descrive lo scenario economico del territorio, gli autori propongono anche un progetto specifico, da intendersi come un'”azione pilota” che dovrebbe riguardare Campo Felice: il GEOPARK DELL’ALTIPIANO DI LUCOLI.
Foto illustrative del progetto Geopark tratte dal libro

“L’idea è quella di creare un parco geologico dell’Altopiano di Lucoli e della Piana di Campo Felice come un volano di risarcimento dei danni, fisici e morali, prodotti dal terremoto del 6 aprile 2009 e di risveglio di quel senso di appartenenza alla terra che era andato sbiadendosi prima del tragico evento, sul’onda di uno spopolamento umano e animale, dell’intero comprensorio”. “La riscoperta dei caratteri geologici dell’altopiano lucoliano avrebbe dunque il senso di fare leva sul rapporto che lega la terra alle popolazioni che la abitano per fornire loro una spinta al rilancio economico e produttivo del territorio. La fattibilità di un parco geologico deve contare sul coinvolgimento della comunità locale così da immaginare una integrazione dei servizi al turista -strutture di accoglienza del tipo familiare come B&B e agriturismi – con il ripristino di attività “rurali” quali l’allevamento di pecore e la produzione di formaggi ed altri prodotti che hanno caratterizzato la cucina e la storia gastronomica della zona. Inoltre la vicinanza con l’Aquila, con l’Università e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia potrebbe dare impulso a nuove forme di residenza stagionale di studenti e professori, in alternanza a quella dei turisti”.
Foto illustrative del progetto Geopark tratte dal libro
Abbiamo riproposto, estrapolandoli dalla pubblicazione, degli stimoli che intravedono soluzioni per “valorizzare una terra fragile e per valorizzare l’ecosistema”.
Sarebbe bello sviluppare un dibattito dalla pagina del nostro blog anche per fornire l’idea del sentire collettivo a coloro che si apprestano a proporsi per l’amministrazione del territorio.
Per saperne di più:
La montagna resiliente. Sicurezza, coesione e vitalità nella ricostruzione dei territori abruzzesi (2014), edito da Quodlibet.

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