Tratto da “abruzzoèappennino” rivista trimestrale dell’appennino abruzzese |
Assunta Perilli, quarantacinquenne di Campotosto, paesino aquilano stretto tra le montagne che incastonano quel lago a cui il Comune presta il nome. È la trua (spoletta in cui si posiziona il filo) l’interprete più fedele della sua creatività, dei suoi stati d’animo, della sua cultura e dei suoi studi. «Muta la spola che passa e ripassa» scriveva Pascoli, ma i lavori parlano di Assunta, raccontano la sua storia e le sue giornate passate a dar vita alle tele, al lume di una piccola lampadina che raccoglie l’atmosfera e agevola la concentrazione tra licci (che determinano il disegno della tela) e pedacchie (rotelle), cavicchia (arnese utile a girare), pedali e fili di una lana naturale rigorosamente fornita da pastori locali, al costo di cento euro al chilo.
Assunta ha trasformato il suo lavoro da arido mezzo di sopravvivenza a fonte di soddisfazione, trasmigrando in esso tutto il suo entusiasmo e il bagaglio culturale acquisito negli anni post universitari, quando era archeologa. Non una donna d’altri tempi, come ci si potrebbe aspettare.
Undici anni fa arrivò la svolta, con il ritrovamento di un reperto, non negli scavi delle necropoli di Fossa e Bazzano, a cui stava lavorando con in tasca una laurea in Lettere conseguita alla D’Annunzio, ma nella cantina di casa sua. Un telaio dei primi del 900 appartenente a sua nonna, un oggetto prezioso che le ha permesso di tessere i fili della sua vita rendendola radiosa con umile mestiere che nessuno fa più, abitando in un paesino a 1400 metri di quota, dai paesaggi mozzafiato, ma dalla viabilità impervia. Oggi Assunta ha maturato un’esperienza come consulente al museo di Rieti, ha tenuto lezioni a Bazzano a tante donne e insegna «filatura» all’università La Sapienza di Roma, con un corso di 25 ore compreso di laboratorio in archeologia sperimentale. Proprio dall’archeologia ha ereditato sete di conoscenza e amore per la ricerca, ecco, dunque, che su commissione della Soprintendenza, affonda le mani nel passato abruzzese, alla ricerca di una tecnica ormai scomparsa, viaggiando nei paesi come Scanno e Pietracamela, sulle tracce di particolari tessuti che poi cataloga con schedature. Come una lingua racconta la storia di un popolo, così il tessuto svela i mos maiorum di epoche remote, come il barakà, abito dall’ordito di cotone e trama di lana, uno spigato tinto con mallo di noce, che gli uomini del suo paese usavano indossare solamente nel giorno del matrimonio, per la festa patronale e su letto di morte.
Il suo lavoro è centrato sul telaio e tutto intorno, nella stanza, un mondo fatto di moderne creazioni artigianali che raccontano di talenti e territori, di passioni e folklori, tra passato e presente, in cui è la lana a fare da regina. Sciarpe, borse, cuscini, vestiti, raffinato tovagliato di lino, bellissime coperte fedeli a trame della tradizione abruzzese.
Come piccole opere d’arte. Con gli strumenti di ieri.
Assunta Perilli è stata a Lucoli il 10 agosto u.s. durante il mercatino dell’artigianato, ha scoperto un antico tessuto e ci ha regalato questo bell’articolo pubblicato dal Centro.
“E così anche a Lucoli , dopo Tornimparte (AQ), trovo un tesoro!
Ero andata ad un mercatino dell’artigianato per filare un po’ di lana e soprattutto con la speranza di scovare qualche bel tessuto…neanche a farlo apposta l’ ho trovato, si tratta di questa bella bisaccia esposta in uno stand da una gentilissima signora, Carla, che per l’occasione ha tirato fuori dal baule di casa sua i corredi della suocera, della mamma e della nonna. Proprio quest’ultima è l’autrice di questo straordinario tessuto che non avevo mai incontrato nel mio Abruzzo montano.
Si tratta di un tessuto rettangolare piegato in due, cucito lateralmente e appeso ad un cordoncino colorato.
Su fondo blu scuro, tessuto a due licci, si alternano lateralmente dei rombi rossi , verdi, fucsia e arancio , mentre all’interno decori esagonali degli stessi colori incorniciano al centro le iniziali della tessitrice M.A. (Marrelli Aurora.)
Mentre mi avvicinavo, pensavo fosse la stessa tecnica (sumak) dei tappeti di Pescocostanzo (AQ)perché l’effetto ottico da lontano mi sembrava proprio!
Invece no!
Sulla bisaccia si alternano trattini di colore a seconda del motivo che si vuole ottenere tanto da avere un effetto al negativo nella parte posteriore…adesso che ci penso avevo visto qualche “pezza” con qualche piccolo decoro come questo a Campotosto, ma un intero tessuto no, mai
Il mio stupore per un tessuto così tanto particolare e spettacolare mi ha portato numerose volte allo stand della signora per accertarmi se la nonna fosse originaria di qualche altro posto, oppure se lo fosse una vicina di casa o una amica.
Ieri la signora Carla è venuta a Campotosto a trovarmi nella bottega e mi ha confermato che quelle bisacce sono proprio di Lucoli perché ne aveva conservata una anche una sua amica.
Spero presto di riuscire ad approfondire la “faccenda” e di rendervi partecipi!”
Per chi volesse sapere di più del Lavoro di Assunta questo è il suo blog: http://tessituraamanodiassuntaperilli.blogspot.it/2014_09_01_archive.html
Alcune delle opere artigianali di Assunta Perilli |
3 comments
grazie
Bellissimi lavori. Ha un catalogo? o comunque un sistema di vendita online/
Grazie
Buongiorno grazie della risposta.
Le do qualche indicazione:
tessituraamanodiassuntaperilli.blogspot il sito
email: trelicci@gmail.com
tel. 3495016240 Assunta Perilli.
Merita la visione della sua bottega meglio andare a Campotosto.
Saluti.