E’ stata inaugurata a Lucoli, la statua dedicata alla Beata Cristina. La statua è stata posta davanti all’Abbazia di San Giovanni Battista.
E’ stato un momento d’emozione per le molte persone che hanno partecipato all’evento.
Una festa di comunità religosa.
Un giorno vissuto con partecipazione da parte dei fedeli intervenuti nel giorno della festa della Beata.
Una festa di comunità religosa.
Un giorno vissuto con partecipazione da parte dei fedeli intervenuti nel giorno della festa della Beata.
L’inaugurazione di una statua dedicata ad un culto popolare è sempre un evento non solo religioso ma anche sociale.
Il culto della Beata Cristina alimenta lo spirito di appartenenza al territorio, alla sua cultura, al suo vissuto storico e religioso, di cui anche questa statua come altri simboli ne evidenziano il senso.
La “vecchia Signora di Lucoli”: l’Abbazia di San Giovanni Battista, espressione medievale della potenza dei vescovi e dei signori del tempo, costruzione notevole, il cui campanile è stato nell’antichità punto di riferimento per chi veniva da lontano, ai giorni nostri solitaria nella sua maestosità ferita dal terremoto, ha una nuova statua che la guarda con tratti benedicenti.
Sarebbe interessante capire, parlando con la gente di Lucoli, quale significato attribuisce ad una statua moderna, espressione di fede e di arte contempoaranea, inserita come un granello di sabbia o una piccola scheggia all’interno di un’ostrica, volendo rappresentare con questa immagine l’equilibrio perfetto e racchiuso del paesaggio abbaziale, è pur vero che senza tale nucleo “estraneo” l’ostrica non secerne il proprio succo e non si forma una perla. Nel passato più remoto, il nucleo vitale (il granello di sabbia) era la comunità, e la perla ricopriva interamente il nucleo, volendo significare che la fede religiosa si nutriva di questi simboli indispensabili per adornare i luoghi di culto.
Dal secolo XIV iniziò il fenomeno di inculturazione cristiana con l’arte. L’arte, in particolare la pittura, era diventata per la sua immediatezza comunicativa, il mezzo visivo per la catechesi itinerante dei predicatori che, alla pittura, affidavano la trasmissione del messaggio dottrinale per raggiungere più facilmente anche le fasce più povere della popolazione.
L’espressione artistica era in quei tempi il “mass media” insostituibile di un sapere popolare, che consisteva nella consapevolezza dei contenuti della fede cattolica e nella conoscenza dei mezzi per la salvezza eterna.
L’uomo del nostro tempo, circondato di informazioni culturali, biblioteche, comunicazioni multimediali, televisive, internet, produzione filmica…ecc. legge, vede, può conoscere i contenuti; ha forse superato il bisogno di questo tipo di comunicazione.
L’uomo di oggi ha bisogno di sperimentare, di sentire la dimensione del soprannaturale. E’ per questo motivo che molte tendenze riportano ad un’arte non più figurativa, ma per lo più astratta. Nelle chiese moderne ad esempio la luce diventa il simbolo più efficace di Cristo “luce del mondo”. La luce infatti irrompe suggestiva delle vetrate e riempie le chiese come il canto altissimo di una nuova spiritualità con l’immaterialità cromatica e luminosa delle vetrate colorate come nella cappella di Ronchamp di Le Corbusier come dalle vetrate di Costantino Ruggeri nella Chiesa del Divino Amore di Roma. Come scrisse Padre Costantino Ruggeri (grande innovatore dell’arte sacra): ”Oggi la bellezza si deve fare con le forme del nostro tempo. L’arte moderna deve entrare nella Chiesa come la bellezza era entrata nelle chiese antiche” e ancora “L’arte (espressione di quell’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio”) è una strada che conduce al Paradiso”.
Il contraltare del giudizio sulla bontà dell’evento è rappresentato dagli scettici e dai cultori della laicità incredula, che fu definita da G. Leopardi come “la metafisica che va dietro alle ragioni occulte delle cose” per i quali una statua sarà stata certo inutile se non dannosa…….
Ogni punto di vista ha dignità di espressione in una comunità che si manifesta in questo modo viva e che commenta i fatti che genera.
Ogni punto di vista ha dignità di espressione in una comunità che si manifesta in questo modo viva e che commenta i fatti che genera.
I preparativi: la Statua della Beata viene messa a dimora |
La statua è stata appena collocata nella sua nuova destinazione e prende possesso della solitudine del luogo |