L’Ascensione è una delle festività più solenni del calendario liturgico che ricorda l’ultimo episodio della vita terrena di Gesù che quaranta giorni dopo la sua morte salì al cielo. In questo giorno, ogni Frazione, portava in processione il proprio Santo protettore, caricato a spalla e seguito dalle varie comunità, tutti andavano verso l’Abbazia di San Giovanni Battista, dove si svolgeva la funzione religiosa. Tutti i Santi venivano disposti ai piedi dell’altare per rendere omaggio al Santo patrono, e alla fine della messa si svolgeva una grande processione con in testa San Giovanni.
1982 la statua della Beata Cristina viene portata in processione per le vie di Colle di Lucoli (foto di Fabrizio Soldati) |
In passato l’onore di portare i Santi nella processione era molto ambito e spesso fieramente conteso. Come scrive Finamore: “si formavano tante squadre di uomini e di donne quante sono le statue dei Santi e delle Sante; ma, quando pare che la sfilata cominci, un alterco la ritarda; ed é per una nuova squadra, che avendo offerto alla chiesa un prezzo maggiore per portare una data statua, i primi litigano coi secondi; e si può credere che le sconfitte non sono prese in santa pace”. Alla fine della festa, ogni Santo ripartiva con i parrocchiani per essere riportato nelle propria chiesa.
Il giorno dell’Ascensione, c’era l’uso di mangiare la tradizionale “cagliata”, cioè, latte fresco appena cagliato, usato come simbolo di purezza in quanto fatta con la parte più nobile del latte. In passato i pastori locali la producevano e la regalavano a tutti gli abitanti del paese.
La cagliata |
Le tradizioni popolari dell’aquilano sono variegate ne riportiamo alcuni cenni tratti dal libro: CREDENZE USI E COSTUMI ABRUZZESI” di Gennaro Finamore.
La notte precedente all’Ascensione: “mettono recipienti – le boccalette – con acqua sui davanzali delle finestre, e la mattina, con quell’acqua benedetta da Gesù Cristo, devotamente si lavano”. Invece a Celano “con quell’acqua raccolta nelle bacinelle, non solo si lavano il viso al mattino, ma la bevono pure, perché fa bene al corpo e all’anima. La sera mettono alle finestre bicchieri di acqua con velame (albume) di uovo. La mattina in quei bicchieri vedono tante cose: immagini di santi, chiese, vasi di fiori, alberi fioriti, frutta, montagne di neve, buoi, cavalli…; E il vedere siffatte cose é di ottimo presagio. Ma, guai se si vedesse qualche cosa di lugubre: un teschio, una bara!”. Nella tradizione di Pescina, “dall’Ave Maria all’alba, i popolani espongono sulle finestre: abiti, coperte, anelli, collane, nonché abitini e immagini di santi non benedetti. Li benedirà Gesù Cristo, e saranno cose sacre più che mai”. Sempre a Pescina, “gli animali macellati sono coperti di fiori; i quali, benedetti col passare della processione, comunicano a quelle carni, oltre alla soavità dell’odore, qualcosa di divino”.
Il cibo rituale dell’Ascensione, comune anche a Lucoli era rappresentato “dai latticini freschi (latte, quagliata, giuncata, ricotta). In quel dì non si fa cacio. Chi ha vacche o capre o pecore lattaie, fa bere alle bestie appena nate la maggior parte del latte, e quel che avanza usa per la famiglia o regala o dispensa ai poveri. Se di quel latte facesse cacio, le bestie lattaie lo perderebbero”.
Interessante una testimonianza citata dall’autore riguardante Roccaraso “la pioggia, nell’Ascensione, è indizio di abbondante raccolta. Se piove nell’Ascensione, pioverà per 40 giorni”.
A Villavallelonga (AQ) la tradizione racconta che dopo la Messa solenne dalla chiesa della Madonna delle Grazie prendeva avvio una processione con la statua di Cristo Risorto; durante il tragitto i bambini gettavano fiori sulla strada decorata con immagini sacre, realizzate con petali multicolori. Giunti all’Ara del Colle si benedicevano i campi circostanti e si invocavano piogge benefiche per un prospero raccolto onorando il detto: “Quando all’Ascenza piove ogni coppa nove”. Durante il ritorno in chiesa i fedeli raccoglievano i petali che portavano nelle case e durante i forti temporali li gettavano sulla strada perchè, secondo la credenza popolare, i petali dell’Ascensione avevano la virtù di sedare la violenza delle piogge. All’ora di pranzo alcune famiglie di proprietari terrieri preparavano i “cicegranate”, una minestra di cereali, e la distribuivano ai vicini di casa come pratica propiziatoria per una stagione favorevole e per un abbondante raccolto. L’usanza ricorda la “pignata di maggio” quando si preparava una minestra con i legumi rimasti dall’inverno e la si offriva ai poveri come augurio per una buona annata.
Oggi, 12 maggio 2013 il Pastore Luigi Peretti di Lucoli ha invitato conoscenti ed amici ad andare a prendersi la “cagliata”, lo stesso ha fatto il Caseificio Campofelice: un buon modo per mantenere la tradizione.