AVEZZANO OVINI STERMINATI DA UN’EPIDEMIA. E’ LO SPETTRO DELLA “LINGUA BLU”?

by Amministratore

Siamo abituati a vedere mandrie di ovini per il territorio di Lucoli ed è per questo motivo che riportiamo questa notizia che ricalca i giornali locali da qualche giorno e rappresenterebbe una seria minaccia alla pastorizia se fosse confermata la patologia.
Magliano dei Marsi.
Tutto è cominciato con una lettera accorata degli allevatori che chiedono al sindaco la possibilità di poter utilizzare l’inceneritore per centinaia di capi ovini sterminati.
E’ quello che sta accadendo in questi giorni in due strutture di Magliano dove i proprietari sono preoccupati che possa trattarsi dell’epidemia di blue tongue, la “lingua blu”.
La malattia tanto temuta dagli allevatori ritorna ad aleggiare fra le aziende del territorio.
La sospetta sintomatologia è stata riscontrata nei giorni scorsi in ben due allevamenti alla periferia del paese. Sono così scattati i controlli da parte del servizio veterinario dell’azienda sanitaria locale che sta procedendo ad ulteriori accertamenti per verificare se la malattia che alcuni anni fa ha decimato gli allevamenti sia o meno ricomparsa. Gli esperti suppongono che possa trattarsi di altro, ma per avere certezze è necessario attendere l’esito delle analisi sui capi che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Ma cos’è la “Blue Tongue” e quando si è manifestata in Italia?Dall’agosto del 2000 una malattia denominata “Blue Tongue” o “febbre catarrale degli ovini”, più comunemente conosciuta come “Lingua Blu”, impegna fortemente il mondo della zootecnia, la veterinaria, le amministrazioni e la politica.
Nel nostro Paese i primi casi si sono manifestati ad agosto del 2000 in Sardegna, probabilmente attraverso il trasporto di insetti infetti dal nord-Africa con la sabbia del deserto. A ottobre 2000 altri casi si sono manifestati in Sicilia e in Calabria. In Calabria l’infezione è stata introdotta, molto probabilmente, da animali importati dalla Sardegna in un periodo precedente la messa in evidenza della malattia nell’isola e da qui essa si è estesa al resto dell’Italia meridionale e centrale. Dalla Sardegna l’infezione si è diffusa, inoltre, in Toscana e nel Lazio ed ora forse in Abruzzo.
La Blue Tongue non è una zoonosi. Essa, pertanto, non è trasmissibile all’uomo, né direttamente o tramite insetti, né attraverso l’alimentazione con carni, latte o formaggi derivanti da animali ammalati. Le carni, il latte e i formaggi in commercio sono pertanto sicuri. Il virus della Blue Tongue è trasmesso da insetti molto piccoli, i Culicoides, che pungono gli animali per cibarsi del loro sangue.
Sia che la malattia arrivi in una zona attraverso gli insetti infetti, sia che vi arrivi con animali infetti, i culicoidi locali si infettano e poi, a loro volta, infettano altri animali, e così via.
Il virus ha fatto nei secoli un lungo viaggio tra i continenti: i primi casi furono segnalati in Sud Africa fra il 1652 e il 1870, quando vennero immesse pecore di razza Merinos ed altre razze europee. Dalla metà alla fine del Novecento si è diffusa mano, mano nel Mediterraneo Orientale, in Grecia, nella Penisola Iberica ed infine, ai Balcani e lungo le sponde sud e nord del Mediterraneo occidentale. Del virus della “Blue Tongue” sono conosciuti 24 diversi sierotipi. Un animale che si infetta con un sierotipo è immune nei confronti di quel sierotipo, ma resta recettivo nei confronti degli altri. Il virus infetta, oltre agli ovi-caprini, che si ammalano, anche i bovini e alcuni ruminanti selvatici. Gli ovi-caprini si ammalano e possono morire. Gli animali che sopravvivono alla fase acuta della malattia; possono, però, andare in contro ad un lento processo di deperimento con esito spesso infausto e perdite notevoli di produzioni. I bovini invece, salvo rarissimi casi, non si ammalano. Essi, tuttavia, possono infettarsi, cioè albergare nel sangue il virus per un periodo piuttosto prolungato, almeno 60 giorni, durante il quale lo possono cedere ai Culicoides che li pungessero. Gli insetti, quindi, una volta infettatisi anche loro, trasmettono il virus a nuovi animali tramite la puntura.
Le manifestazioni cliniche possono avere varie forme. Si va da quelle più vistose, che sono le più frequenti negli ovini, a quelle in cui non si osserva alcun sintomo, come già detto per i bovini. Negli ovini la febbre alta, fino a 42° C, è il primo sintomo che compare e dura in genere una settimana. Il virus colpisce anche l’apparato boccale degli animali e impedisce loro di nutrirsi, e quindi si osserva una rapida perdita di peso, inappetenza e depressione. Le labbra sono arrossate così come la lingua e le gengive e, in un secondo tempo, possono diventare cianotiche e presentare delle erosioni su tutta la superficie.
A questo punto possono comparire le caratteristiche lesioni che hanno dato il nome lingua blu alla malattia e cioè la lingua diventa tumefatta e cianotica e acquisisce una colorazione bluastra. La testa dell’animale appare tumefatta e dalle narici può fuoriuscire uno scolo nasale. Anche gli arti vengono colpiti, in particolare quelli posteriori (si osserva nella pecora malata una pronunciata zoppia). Le lesioni tendono ad aggravarsi e l’animale può morire per le imponenti emorragie causate dal virus o per complicazioni batteriche.
La mortalità varia dal 2% al 50% ed oltre dell’effettivo aziendale, in base alla razza, alle condizioni degli animali (stato generale, età, alimentazione, corretta gestione aziendale) ed al sierotipo virale coinvolto.
Per gli animali che si ammalano non esiste nessuna terapia efficace. Possono essere prese alcune precauzioni per proteggere, per quanto possibile, gli altri animali dell’allevamento. É importante però, nelle zone infette e in quelle dove vi è il rischio che la malattia possa diffondersi, prevenire la Blue Tongue vaccinando gli animali.
Al primo sintomo o sospetto della presenza della “Lingua Blu” inoltre bisogna immediatamente fare la denuncia al servizio veterinario della competente Azienda USL. Questo si attiverà, con la massima urgenza, perché siano messe in atto tutte le misure di profilassi e controllo della malattia previste dalla legislazione vigente.
In Abruzzo la prima segnalazione delle morti negli allevamenti è stata inviata alla Asl Avezzano, Sulmona, L’Aquila, al settore veterinario competente, che, in pochi giorni, ha effettuato ispezioni e sopralluoghi e procedendo a prelievi di campioni dagli animali al fine di far effettuare le analisi necessarie all’istituto zooprofilattico di Teramo. I tecnici dell’ufficio veterinario della Asl, ovviamente, hanno chiesto una serie di esami al fine di acclarare la causa delle morti degli animali e provvedere per tempo e al meglio possibile in qualsiasi caso. C’è da dire, comunque, che, anche se in modo non ufficiale, dall’ufficio della Asl arriva un certo ottimismo. La Asl ritiene che la sintomatologia e la dinamica delle morti avvenute nei due impianti del maglianese fanno pensare a patologie tipiche degli allevamenti facilmente risolvibili. Il responso dell’istituto teramano, comunque, potrebbe arrivare nei prossimi giorni e chiarire l’origine delle morti di ovini.
Culicoides

Lo   smaltimento   degli animali   deceduti    attraverso   l’utilizzo di un inceneritore costituisce un modo per facilitare la vita agli allevatori, ma anche di salvaguardare i loro allevamenti con interventi efficaci e veloci. Sarebbe un provvedimento in grado di evitare danni per centinaia di migliaia di euro che, in un periodo di fortissima crisi, come quello che stiamo vivendo, significherebbe la fine per qualsiasi tipo di azienda. Ed eviterebbe anche il diffondersi del contagio.
http://www.iltempo.it/abruzzo/2013/03/05/muoiono-ovini-e-allarme-lingua-blu-1.1115538
http://www.ageabruzzo.it/2013/02/abruzzo-zootecnia-vaccino-lingua-blu-ha-fatto-fallire-imprese-23229

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