LE VECCHIE VARIETA’ FRUTTIFERE: BRUTTE DA VEDERE MA BUONE DA MANGIARE

Il sapore vince sull'estetica, anche la più accattivante

by Noi x lucoli

melo “cipolla”

I “frutti antichi” abbandonati perchè irregolari e dalle limitate capacità produttive sono come le galline vecchie, ce ne sono tante e – oltre al buon brodo – in alcuni casi fanno pure le uova d’oro. L’atteggiamento dei consumatori verso la frutta è cambiato e si comincia a ricercare il sapore genuino. Questo non significa che dobbiamo abbandonare il miglioramento genetico per buttarci sulle vecchie varietà, che negli anni sono state accantonate per i più svariati motivi (ridotta shelf life, limiti produttivi e agronomici ecc.) e che rappresentano a livello commerciale una nicchia per professionisti, oltre a un patrimonio genetico utile per le nuove selezioni. Ad esempio, in alcune colture come l’albicocco, il sapore non è sempre all’altezza delle aspettative (quest’anno in particolar modo) ed è qui che il dettagliante trova “conforto” nelle vecchie varietà, brutte da vedere, ma buone da mangiare.

Il motivo di questo differenziale è legato al saporeColtivare frutti antichi e varietà orticole che si sono perse nel tempo, col passo lento delle stagioni e senza l’ansia del mercato è una filosofia di vita che comincia ad animare i pensieri di alcuni frutticoltori.

Abbiamo parlato molto della “frutta antica coltivata nel Giardino della Memoria, si tratta di varietà non più coltivate e spesso perdute nel tempo e sconosciute ai più, che ci consentono però di conservare, grazie ai semi, il dna e di preservarle dalla definitiva scomparsa. Coltivare specie antiche non significa solo essere custodi e trasmettere conoscenze popolari, ma anche difendere un’identità territoriale, un crocevia geografico che queste specie hanno rappresentato nella storia della nostra regione, del nostro Paese.

I frutti degli alberi del Giardino della Memoria non sono belli, sono spesso di forma irregolare, con una buccia ruvida, ma offrono tanti altri vantaggi: sono robusti, ricchissimi di vitamine e rappresentano un concentrato di sostanze nutritive veramente speciali. Hanno un sapore perduto. Oltre a questo chi mai mangerebbe oggi una mela cotogna, che è dura come un sasso e la si può consumare solo se cotta. Oggi chi cuoce ancora la frutta? Un tempo invece, i lavoratori dei campi sì, e in questo modo avevano la frutta conservata per molti mesi all’anno.

Nel Giardino ci sono anche molte api e la loro presenza garantisce una funzione preziosa, perché questi insetti aiutano l’impollinazione delle piante che, insieme ai nostri soci, tutti volontari, custodiscono questa ‘banca’ a cielo aperto mantenendo viva l’area, per mantenere vivo un vero e proprio patrimonio della biodiversità.

Il Giardino della Memoria di Lucoli fornisce uno strumento per conoscere l’ambiente che ci circonda e classificare alcuni fruttiferi che lo popolano, sono temi che i musei scientifici trattano e mettono a disposizioni delle scuole e del pubblico, in un momento storico dove tanti organismi si sono ormai estinti e tanti altri sono in pericolo di estinzione. La diversità vegetale (di ambienti naturali e in agricoltura) è oggi un tema di estrema attualità e sta alla base delle scienze naturali, dove l’approccio sperimentale (osservazione, formulazione di ipotesi, verifica e elaborazione di risultati) è concretizzato.

Il Giardino vuole essere anche una specie di museo partecipato ove  proponiamo percorsi didattici e laboratori che mirano a far conoscere l’importanza della biodiversità, delle varietà agronomiche locali e della loro tutela e conservazione, temi attuali in un ambiente in continuo divenire.

 

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