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Riportiamo la notizia di un interessante convegno svoltosi qualche tempo fa presso il Corpo Forestale dello Stato.
“Grazie a indagini retrospettive di politica criminale emerge netto a livello nazionale il profilo del maltrattatore di animali, primo passo per affinare strumenti di contrasto alla violenza.
Il maltrattamento di animali “fenomeno spia” di pericolo sociale, sintomo di una potenziale situazione esistenziale patogena ed elemento predittivo di contemporanei o successivi comportamenti devianti o criminali. Questo concetto è alla base di studi, ricerche, investigazioni mirati a coniugare una prospettiva di maggiore sicurezza sociale con l’arginamento del fenomeno del maltrattamento verso gli animali. Questo il tema del convegno dal titolo “Zooantropologia della devianza”, che si è tenuto presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Corpo forestale dello Stato.
A questo percorso si aggiunge oggi un tassello fondamentale e sull’inquietante scenario dei crimini verso gli animali si staglia più nitido il profilo del maltrattatore.
Un identikit emerso in seguito a una raccolta di dati su 942 “Casi Link”, effettuata sia nelle carceri italiane, grazie alla collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, che in altri ambiti tra cui i centri di recupero dalle dipendenze patologiche, le comunità per minori, ed i centri di supporto e assistenza alle vittime.
È stato così possibile delineare il Profilo Zooantropologico Criminale del Maltrattatore e/o Uccisore di Animali.
Dai risultati delle ricerche emerge che gli abusatori sono maschi nel 96% dei casi e nel 27% minorenni.
L’87% dei 537 detenuti intervistati ha assistito e/o maltrattato e/o ucciso animali da minorenne.
Le vittime sono donne nel 56% dei casi, minori nel 28%, anziani nel 3%, uomini nel 5%. Spesso si tratta di vittime della malavita o di bullismo.
Nel 65% dei casi coloro che subiscono violenza hanno evitato o rallentato l’allontanamento dal partner per paura di quello che sarebbe potuto succedere ai propri animali. Nel 16% dei casi la vittima umana è deceduta.
L’età media in cui si manifesta la crudeltà su animali è risultata essere tra i 4 e i 5 anni.
Il 64% dei detenuti ha maltrattato animali da adulto, di cui il 48% aveva già maltrattato animali da minorenne.
I serial-killer potrebbero fin da piccoli aver cominciato a “fare pratica” sugli animali domestici.
LINK nel linguaggio comune inglese significa legame, mentre in discipline quali psicologia, psichiatria, criminologia e scienze investigative anglosassoni, è un termine tecnico che sta ad indicare la stretta correlazione fra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale.
Le minacce di violenza su animali a volte costituiscono uno strumento per creare un clima di controllo e potere, da parte del carnefice sulla vittima umana.
La crudeltà fisica su animali è tra i sintomi del Disturbo della Condotta, che è l’anticamera del Disturbo Antisociale in età adulta. Chiedersi se l’autore di un reato sia mai stato violento con un animale dovrebbe diventare un interrogativo d’obbligo, su giudizio istituzionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Eppure nel nostro Paese, tale dovere viene spesso sottovalutato o disatteso.
I maltrattamenti e/o uccisioni di animali infatti, pur essendo contemplati nell’ordinamento giuridico penale italiano come delitti, sono percepiti come reati “minori” tanto che non vengono adeguatamente catalogati e classificati. Un fattore quest’ultimo che provoca la mancata percezione del fenomeno e delle sue implicazioni sociali.
L’obiettivo del lavoro svolto in maniera congiunta dal Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali (NIRDA) del Corpo forestale dello Stato e da LINK-ITALIA (APS), è quello di fornire a livello nazionale strumenti nuovi relativi alla prevenzione e al controllo della violenza e del crimine sugli animali.
Il profilo zoosadico è contraddistinto da forti connotazioni psicologiche proiettive e senso di rivalsa, che si generalizzano in seguito anche estrinsecandosi sugli altri esseri umani. Assassini, stalker, partner violenti, esponenti della malavita organizzata e delle gang malavitose, soggetti affetti da disturbo della condotta e antisociale potrebbero avere in comune un comportamento violento verso gli animali.
Alle istituzioni, in sinergia con le organizzazioni sociali, spetta il compito di educare e sensibilizzare la popolazione in età formativa ad atteggiamenti positivi verso gli animali correggendo comportamenti sbagliati che potrebbero degenerare in età adolescenziale.
Negli occhi ancora le immagini terribili che arrivano dal Centro Italia, nel cuore il dolore per le tante vittime di questo terremoto che ha raso al suolo i centri di Accumoli, Amatrice (Rieti) e di Pescara e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno).
Il “fattore G” si attiva in due modi: come gesto corale o come atto unico. Gli esempi di quest’ultimo tipo non mancano, tanto che diversi analisti parlano del nostro come del periodo della «rivoluzione filantropica»: la tendenza da parte dei più ricchi del globo a devolvere in beneficenza parte dei loro profitti. Che cosa spinga l’uomo a essere generoso col prossimo è materia di studio per gli scienziati: recentemente, sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze è stata pubblicata una ricerca dell’università di Oxford e della University college di Londra che individua una particolare regione del cervello, la corteccia cingolata subgenuale anteriore, come la più attiva nelle persone altruiste. Altri studi sostengono che donare fa bene alla salute: abbassa la pressione, riduce lo stress, fa vivere più a lungo, mette di buonumore. Bisognerebbe chiederlo a un terzo della popolazione italiana: secondo un recente sondaggio Gfk Eurisko, infatti, il 33% dei nostri connazionali dichiara di avere donato del denaro almeno una volta negli ultimi due anni. Sta di fatto che questa «rivoluzione filantropica» non riguarda solo le persone abbienti. Cresce anche una generosità liquida e diffusa, a portata di mano e a misura di clic.
Anche a Lucoli si è messa in moto la macchina della solidarietà: l’Associazione Volontari di Lucoli, promuove e organizza come capo fila e alcune Associazioni del Territorio collaborano, un evento sociale per raccogliere fondi: una cena prevista per il 2 ottobre p.v.
Il ricavato andrà a Claudio, 21enne di Amatrice che si è miracolosamente salvato perdendo però i genitori e la sorella, oltre alla fidanzata 17enne. Claudio studia musica all’Aquila.
I terremoti continuano a dirci che la Provvidenza a volte abbandona gli uomini ai sussulti furenti della terra; ma quel che i terremoti svegliano, oltre agli sciacalli, è anche quell’originaria, primitiva cura per l’altro che si chiama amore, solidarietà, aiuto, pietà.
Quando la terra trema, il meglio e il peggio della condizione umana vengono insieme alla superficie.
Lo abbiamo già vissuto con il terremoto del 2009. Tante iniziative dall’Italia e dal Mondo, tanti slanci, donato di tutto e di più e anche infrastrutture, alcune delle quali purtroppo stentano ancora ad essere utilizzate al meglio. Il dono diventa ingombro.
Lo abbiamo già vissuto con il terremoto del 2009. Tante iniziative dall’Italia e dal Mondo, tanti slanci, donato di tutto e di più e anche infrastrutture, alcune delle quali purtroppo stentano ancora ad essere utilizzate al meglio. Il dono diventa ingombro.
Quando c’è un terremoto la terra ci chiama, quasi come il cielo.
La solidarietà genera sempre dibattito e non si esce dai discorsi di principio e tutto è criticabile e migliorabile, ma non bisogna arrendersi e per questo e importante il dedicarsi a qualcuno, o a un progetto solidale, con le migliori e oneste intenzioni.
Ci piace concludere con dei bei sentimenti di vicinanza espressi in una poesia per Amatrice scritta da una lucolana e pubblicata dall'”Associazione Radici Pojane” di Campotosto.
Ci piace concludere con dei bei sentimenti di vicinanza espressi in una poesia per Amatrice scritta da una lucolana e pubblicata dall'”Associazione Radici Pojane” di Campotosto.
Per saperne di più: https://radicipojane.wordpress.com/
NEL TITOLO FACCIAMO RIFERIMENTO ALLA CULTURA E NON ALLA COLTURA, lo specifichiamo con un gioco di parole perché qualcuno potrebbe etichettarci come giardinieri perchè ci occupiamo prevalentemente della cura di due monumenti verdi di Lucoli: Il Giardino della Memoria del Sisma ed il Parco della Rimembranza, dedicato ai caduti della Prima Guerra mondiale.
I risultati di queste due attività scaturiscono da ricerca storica sulla vita del territorio e dalla perizia esperenziale nella cura tecnico agronomica di vecchie piante da frutto coltivate in Abruzzo nel ‘900 ritrovate in poderi abbandonati.
Ci teniamo anche a puntualizzare che questa “cura” è totalmente garantita dai nostri soci, visto che non ci sono erogati sostegni pubblici locali, anche se il Giardino della Memoria del Sisma è riportato come sito turistico di Lucoli dalla Regione Abruzzo (http://conoscere.abruzzoturismo.it/index.php?Canale=Dove&IDCanaleSub=26&IDCanaleSubSub=55&IDItem=3426&ItemType=BA).
Sarebbe molto stimolante contribuire ad un programma di politica culturale definito dall’Amministrazione Comunale di Lucoli, cioè ad un piano di eventi che possa integrare gli elementi culturali del territorio, in ogni accezione e multidisciplinarietà. Ci riferiamo a quei piani che vengono concepiti dai comuni per valorizzare, anche sotto il profilo economico, il patrimonio culturale locale, sia materiale che immateriale, favorendo un sempre maggiore sviluppo territoriale ed accrescendo l’attrattività turistica.
Ma, purtroppo, lo scenario attuale è privo di tali linee e programmi.
Ma, purtroppo, lo scenario attuale è privo di tali linee e programmi.
Noi ci occupiamo, con le nostre piccole forze ed iniziative, della CULTURA di una Comunità.
Cerchiamo l’origine di una sorte, cerchiamo i legami reali e naturali. Cerchiamo la tradizione fuori dai circuiti turistico-commerciali e mangerecci delle sagre di uno o tre giorni, finite le quali, si cade di nuovo nell’oblio.
La tradizione agli occhi dei più è liquidata e confusa con il vecchiume, quando invece è, a parere nostro, l’unica premessa/promessa di continuità perché comporta un legame con un passato e un futuro.
Non è poi “politicamente corretto”, ai giorni nostri, pensare all’invisibile, che evoca la vita ulteriore, la trascendenza, la memoria dei morti. Si possono vivere mondi virtuali, uscire dalla realtà tramite tecnica, fiction o fumo, polvere e pasticche, ma è osceno pensare a qualcosa che evochi il sacro anche della vita umana e superi l’orizzonte tecnico ed economico, materiale o fittizio.
Noi abbiamo tentato di farlo con il Giardino della Memoria dedicato alle vittime del terremoto del 2009, progetto insignito di onorificenza dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma, che forse, a Lucoli è considerato come un laboratorio permanente di giardinaggio.
Noi abbiamo tentato di farlo con il Giardino della Memoria dedicato alle vittime del terremoto del 2009, progetto insignito di onorificenza dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma, che forse, a Lucoli è considerato come un laboratorio permanente di giardinaggio.
Il nostro propendere verso la cultura ci fa pensare che l’importante della vita non sia diventare più liberi, più uguali o politicamente corretti (secondo il senso comune locale) ma avere un destino, cioè avere un senso, una direzione, un ordito, e pensiamo che sia bello che di ogni cosa resti traccia, seppur piccola. Per questo doniamo noi stessi, i nostri patemi d’animo, i nostri affanni nel ritagliare tempo libero dalle famiglie e dal lavoro e i nostri soldi al territorio, lasciando tracce di cui nessuno che “conta” ringrazia, e che, invece, magari sono apprezzate altrove.
NoiXLucoli Onlus è costituita da gente prettamente non residente, ma che lavora per il territorio, collaborando con tutte le Associazioni locali quando possibile, ma il suo “pensiero” non è considerato ed è condannata all’anello di Gige, che rende invisibili. E al certificato di morte in vita.
Questo scritto vuole anche essere una sorta di lettera aperta agli Amministratori locali, un tentativo per ricordare non solo i nostri sforzi, ma anche che si può fare di più per favorire lo sviluppo culturale del territorio non lasciandolo sulle spalle degli operatori turistici locali ma concependo una regia politica ed iniziative culturali concrete (non solo parole) attrattive che traggano origine dalla storia locale e da quanto di bello c’è a Lucoli.
Vogliamo illustrare, agli amici che ci apprezzano e ci aiutano e anche ricordare ai nostri soci, perché ne siano orgogliosi, le tappe più importanti della nostra attività 2015-16 raggiunte inseguendo la “cultura” e ricercando un senso del vivere il volontariato diverso.
Vogliamo illustrare, agli amici che ci apprezzano e ci aiutano e anche ricordare ai nostri soci, perché ne siano orgogliosi, le tappe più importanti della nostra attività 2015-16 raggiunte inseguendo la “cultura” e ricercando un senso del vivere il volontariato diverso.
1) PROGETTO DI RIPRISTINO DEL PARCO DELLA RIMEMBRANZA DI LUCOLI DEDICATO AI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE.
Dopo la fine della prima guerra mondiale nacquero centottantotto comitati per realizzare i Parchi della Rimembranza e all’Aquila furono realizzati quindici parchi e viali: a Lucoli non c’è più memoria del fatto che uno di questi Parchi fosse nell’area dell’Abbazia di San Giovanni Battista. Il Parco della rimembranza di Lucoli, fu uno di quelli soppressi con una nota del 5 luglio 1932, fu abolito a causa “dello stato di deplorevole abbandono in cui era stato tenuto”, ordinando al Delegato municipale di Lucoli, Giovanbattista Palumbo, di rimuovere gli ultimi “avanzi che ne sono rimasti” (ASAQ, Comune dell’Aquila, LL.PP. e comunicazioni, CL4, Busta 256, f.7).
In collaborazione con la Soprintendenza Unica Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell’Aquila e i Comuni del Cratere abbiamo lavorato alla raccolta d’informazioni e indicazioni tecniche e metodologiche per poter parzialmente ripristinare il “Parco della Rimembranza di Lucoli”. Tale Parco fu smantellato nel 1932 e probabilmente a oggi rimangono solo due alberi che vegetano sul piazzale antistante all’Abbazia un esemplare di quercia e uno di cipresso.
Il parco era costituito da novantuno alberi tanti quanti furono i caduti originari del territorio della Grande Guerra. L’iniziativa dell’Associazione NoiXLucoli Onlus dal punto di vista progettuale voleva enfatizzare in una sorta di “ecomuseo” la storia della “terra” di Lucoli. Il progetto voleva mettere a sistema il dispositivo dinamico degli itinerari della memoria: della “biodiversità” attraverso il Giardino della Memoria del Sisma del 2009, della memoria “artistica e del paesaggio” attraverso il cuore storico di Lucoli: l’Abbazia di San Giovanni Battista e della “memoria delle genti” attraverso il ripristino del Parco della Rimembranza dedicato ai novantuno caduti di Lucoli della Prima Guerra Mondiale.
L’intervento, ha previsto la piantagione di sette alberi, uno ogni dieci caduti, da sommare ai due ancora esistenti, della specie “Maggiociondolo” (Laburnum alpinum) e il posizionamento di una statua realizzata dallo scultore Walter Di Carlo. La statua, eseguita in marmo di Carrara, denominata “Elevazione” (in quanto naturalmente protesa verso il Cielo), è stata posta dinanzi il prospetto est, in un’area destinata a verde, rialzata rispetto il livello della Chiesa di circa 4 m, sul declivio naturale del terreno. Per accedere al sito è stato riqualificato il percorso storico che fiancheggia la Chiesa a est, composto di gradoni in pietra e da uno stradello in terra battuta.
2) PARTECIPAZIONE AL MERCATINO DI MEZZ’AGOSTO EDIZIONE 2015 IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE AMICI DI SAN MICHELE ONLUS. REALIZZAZIONE DELLA SECONDA EDIZIONE DEL PROGETTO “GIOVANI EREDI PER VECCHI MESTIERI” CONDOTTO IN PARTNERSHIP CON IL LICEO ARTISTICO DI CASTELLI.
Due formelle ceramiche frutto di un laboratorio didattico sono state donate all’Associazione Amici di San Michele Onlus per abbellire i borghi di Vado Lucoli e Lucoli Alto. Quattro formelle raffiguranti i vecchi mestieri sono già state incastonate in edifici.
Quest’attività, finanziata da NoiXLucoli con borsa di studio, è stata realizzata dal Liceo F.A. Grue nel corso di diversi mesi di lavoro e studio con gli studenti e aveva l’obiettivo di approfondire e raffigurare, attraverso la creatività e la capacità espressiva del decoro ceramico, le tradizioni artigianali del passato.
Questo progetto, da noi realizzato per il secondo anno, si proponeva in primo luogo di valorizzare la coscienza dell’appartenenza al territorio di Lucoli della pala d’altare realizzata dal grande maestro Francesco Antonio Saverio Grue per la chiesa di San Michele Arcangelo di Vado Lucoli, conosciuta con il nome di “Paliotto di Lucoli” e ora custodita, nei frammenti rimasti, dalla Soprintendenza dell’Abruzzo.
Abbiamo proposto un collegamento con l’Istituto Artistico per il Design di Castelli, titolato al maestro e con i suoi studenti che diverranno ceramisti proprio perché a Lucoli il Paliotto vide la sua origine. Ci siamo chiesti se gli studenti e le loro famiglie sarebbero andati a visitare Lucoli per vedere le loro opere…forse si!
3) PARTECIPAZIONE, INSIEME ALLE ASSOCIAZIONI DEL TERRITORIO, AL PROGETTO CONCERTO DI NATALE DEI BRIGANTI.
Cura della comunicazione attraverso la scrittura di un articolo pubblicato da vari giornali, ideazione e di locandine e dei programmi di sala. Stampa di 100 locandine e di 80 programmi di sala.
4) COSTANTE MONITORAGGIO DELLA PRATICA DEGLI ALBERI MONUMENTALI PRESENTATA AL CORPO FORESTALE DELLO STATO PER LA TUTELA DI CIRCA QUARANTA PATRIARCHI DELLA NATURA DEL TERRITORIO.
Espletamento delle pratiche burocratiche e di tutti gli iter amministrativi. Tra questi alberi il Morus Nigra che vegeta di fronte all’Abbazia di San Giovanni, vecchio più di cento anni ed appartenente a specie molto rara.
5) FINANZIAMENTO DI UN PROGETTO DI STUDIO DEL LICEO ARTISTICO F.G. GRUE DI CASTELLI CENTRATO SULL’ECOLOGIA.
Nel rispetto della nostra vocazione di aiuto ai giovani studenti abbiamo erogato una borsa di studio per la realizzazione di un laboratorio didattico centrato sulla realizzazione di contenitori per “cicche” da posizionare sul territorio di Lucoli anche per diffondere i valori del rispetto per la natura.
6) ESTENSIONE DEL PROGRAMMA DI ARCHEO CLUB L’AQUILA AL TERRITORIO DI LUCOLI: ATTIVITA’ DI ACCOGLIENZA E PROMOZIONE DEL TERRITORIO.
Il progetto di Archeoclub dell’Aquila, in collaborazione con l’associazionismo locale, viene organizzato ogni anno con l’intento di creare itinerari di potenziale offerta turistica con la consapevolezza che all’Aquila e nel territorio circostante le bellezze artistiche e naturalistiche sono tali per cui una settimana non è sufficiente per apprezzarle tutte. Archeoclub L’Aquila, insieme a “NoiXLucoli Onlus”, agli “Amici San Michele Onlus”, alle Parrocchie di Lucoli e a Pro Natura l’Aquila, con il patrocinio del Comune di Lucoli, ha proposto una porzione del programma complessivo d’itinerari dedicata a Lucoli. Sabato 30 aprile 2016 è stata realizzata la visita al territorio di Lucoli con tappe presso l’Abbazia di San Giovanni Battista e la Chiesa di San Michele Arcangelo. Per l’illustrazione della storia dell’Abbazia è stata coinvolta una storica dell’arte già in organico alla Soprintendenza dell’Aquila.
7) ATTIVITA’ PER LA REALIZZAZIONE DELLA TAPPA A CAMPOFELICE DEL CAMMINO DELLA BIODIVERSITA’ – EDIZIONE 2016.
Raccontare la biodiversità di riserve, pachi nazionali e regionali camminando a piedi tra le montagne, dal Velino alla Majella passando per il Gran Sasso. Questa l’obiettivo di un gruppo di ricercatori, ecologi e appassionati che hanno realizzato un cammino per promuovere le bellezze paesaggistiche italiane. I camminatori hanno attraversato la Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa” fino all’omonimo Lago, per ridiscendere a Campo Felice e a Lucoli, dove sono stati accolti dall’Ente Parco Sirente-Velino e dalla locale Amministrazione Comunale.
Il Cammino “Il racconto della biodiversità dell’Appennino” è stato promosso da Corpo Forestale dello Stato, Parco Nazionale del Gran Sasso, Parco Nazionale della Majella e Università del Molise, con l’adesione del Comitato Nazionale BioBlitz, del Parco Regionale Sirente Velino, delle Amministrazioni Comunali di L’Aquila, Lucoli, Magliano de’Marsi e S. Eufemia a Maiella, del Club Alpino Italiano, del WWF, di Mountain Wilderness, della LIPU, di Pro Natura, di Appennino Ecosistema, di Salviamo l’Orso, di NoixLucoli Onlus, della Compagnia dei Cammini e del Gruppo Escursionisti Velino. Il materiale fotografico raccolto costituirà una banca dati sulla biodiversità del territorio di Lucoli.
8) PARTECIPAZIONE AL MERCATINO DI MEZZ’AGOSTO EDIZIONE 2016 IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE AMICI DI SAN MICHELE ONLUS.
9) PARTECIPAZIONE ALLA PIANTAGIONE DI ALBERI NELL’AREA DELLA CHIESA DI SAN MENNA CON DONO DI UN ALBERO DI CILIEGIO.
10) CONTRIBUTO ALLA PUBBLICAZIONE DI UNO STUDIO DELL’ISPRA DAL TITOLO “Caso di studio: Abruzzo. Cenni storici della viticoltura e frutticoltura in Abruzzo”.
Nella pubblicazione sarà descritta l’esperienza del Giardino della Memoria di Lucoli e la tipologia delle specie da frutto dimenticate ivi coltivate. Avrà una tiratura nazionale e contribuirà a far conoscere Lucoli agli esperti del settore botanico.
11) PROGETTO PER LA CONOSCENZA DELL’ARTE ECCLESIALE DI LUCOLI, RIPRODUZIONE DI PORZIONI DI AFFRESCHI SU MAIOLICHE INGELIVE DA INSERIRE NELLE FACCIATE DI EDIFICI RESTAURATI DOPO IL SISMA. Sono state collocate già due formelle nella Frazione del Colle, Sarà presto prodotta una decorazione raffigurante il “Paliotto di Lucoli”.
12) REALIZZAZIONE DI ATTIVITA’ DIDATTICA PER STUDENTI PRESSO IL GIARDINO DELLA MEMORIA.
Recentemente abbiamo organizzato un incontro sugli insetti ed aracnidi.
Recentemente abbiamo organizzato un incontro sugli insetti ed aracnidi.
13) PROMOZIONE DEL TERRITORIO DI LUCOLI VERSO UN PUBBLICO STRANIERO
Molti degli alberi del Giardino della Memoria sono stati adottati da personalità straniere: professori universitari, scrittori, artisti. L’Astronauta Paolo Nespoli, non è straniero ma è “cosmico” ha adottato un “pero della varietà curato” e riceve ogni anno le foto della sua pianta.
Melo romanella |
Pero cotogno |
“Conservazione” è un sostantivo al femminile e al femminile è stata per millenni l’opera di difendere e conservare l’albero da frutta, il cibo, la terra, la pace.
Ora i ruoli sociali sono meno netti e donne e uomini capiscono, forse con ritardo, che è dovere di tutti conservare. Conservare ciò che esiste in tutte le sue forme perché la sopravvivenza e la naturale evoluzione di tutti noi si basa proprio su questa ricchezza: la grande e misteriosa eterogeneità della vita. Dalla storica conferenza di Rio de Janeiro, nel 1992, l’idea “diversità della vita” è stata opportunamente sintetizzata in “biodiversità”, concetto che oggi però si tende a usare in modo improprio, senza la necessaria riflessione sulla vastità di concetti basilari racchiusi in esso.
Nell’ambiente agricolo vi è un patrimonio antico, di notevole valore, che tuttavia è spesso trascurato ed anche poco conosciuto. Ci riferiamo ai cosiddetti “frutti antichi e dimenticati”, vale a dire a quei prodotti che un tempo erano coltivati normalmente e che avevano particolari caratteristiche: ad esempio, fornivano sostentamento alimentare nei periodi di carestia oppure medicamenti naturali per curare ed alleviare i malanni. Tutto ciò che il contadino piantava aveva uno scopo specifico. Nei nostri tempi, le nuove esigenze dei mercati hanno reso queste piante scarsamente commerciabili, perchè spesso hanno un frutto piccolo o sono facilmente deperibili; anche se esse presentano dei valori intrinseci come i loro caratteri genetici che ne fanno piante resistenti alle malattie e adattabili alle più diverse situazioni ambientali. Di conseguenza si è perduta l’abitudine a coltivarle e a propagarle.
Molte di queste piante vegetano nel GIARDINO DELLA MEMORIA DEL SISMA DI LUCOLI (Aq).
Le varietà di questi frutti si sono conservate fino ad oggi soprattutto grazie all’azione degli agricoltori, al mantenimento di coltivazioni ed utilizzi tradizionali, allo scambio di semi e materiale di moltiplicazione vegetativa. Il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga realizzò un progetto di reinserimento di tali colture e lo stesso vivaista incaricato dell’attività ha fornito a NoiXLucoli Onlus tali varietà autoctone per il Giardino.
Melo Rosso d’Estate |
Melo Renetta Ruggine |
Pero d’Agosto |
La FAO ha ritenuto opportuno riconoscere esplicitamente che questa memoria storica, connessa ad esperienze attuali di coltivazione, ha un valore importante anche come parte integrante dell’agrobiodiversità, perché: “è l’attività umana che forma e conserva questa biodiversità (FAO, 1999) e l’uomo fa parte del mondo biologico”. Sul piano delle politiche di settore, gli orientamenti della Commissione europea in merito alla riforma della politica agricola comune (Pac) per il periodo 2014- 2020, mirano a promuovere la realizzazione della strategia comunitaria sulla biodiversità per il 2020, riconoscendo, in particolare, anche il ruolo che questa attività specifica dei coltivatori, con la quale sono salvaguardate le colture tradizionali, svolge a favore della diversificazione del paesaggio e della biodiversità. Le conoscenze disponibili in Italia sul tema dei “frutti antichi e dimenticati” sono disperse in un gran numero di esperienze che vedono coinvolti i raccoglitori informali, i cultori appassionati di queste tradizioni, sempre più diffusi, i raccoglitori formali ovvero coloro che operano in tale ambito per motivi di ricerca scientifica. L’esperienza di NoiXLucoli Onlus sarà divulgata a livello nazionale in una pubblicazione scientifica con lo scopo di mantenere viva la conoscenza delle tipologie di questi prodotti e delle tradizioni ad essi collegate, oltre che di far conoscere il memoriale del sisma agli italiani.
ROMA – Mentre si avvicina la nuova stagione Venatoria “ufficiale” (nel periodo compreso tra il 2016 e il 2017), anche quest’anno in numerose Regioni ci saranno le “preaperture”. È la denuncia del Wwf. Dal 1 settembre in 8 Regioni (Abruzzo, Marche, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania e Toscana) migliaia di animali torneranno nei mirini delle doppiette italiane. “Vedremo di nuovo cacciatori in azione in stagni e lagune pronti a puntare contro anatre selvatiche come alzavole, germani e marzaiole, ma anche nei boschi all’inseguimento di colombacci e ghiandaie – denuncia il WWF – nonostante le evidenze scientifiche e le normative europee che non consentono la caccia nel periodo di fine estate, nel nostro paese si continua ad autorizzare l’uccisione di animali selvatici proprio quando questi sono più vulnerabili”. Di sovente, poi, “oltre al danno si concretizza anche la beffa perché alla strage di migliaia di animali dichiarati cacciabili dalle regioni bisogna aggiungere il disturbo alle specie non cacciabili e le numerose uccisioni ‘accidentali’ (molte specie possono essere confuse) o, peggio, veri e propri episodi di bracconaggio”.
E allora, forse “non è un caso che l’europa (l’Italia è stata più volte richiamata dalla commissione Ue con l’avvio di procedure d’infrazione) non consenta la caccia in alcuni periodi dell’anno fra i quali rientra la fine dell’estate per le condizioni in cui si trovano numerose specie – segnala il WWF – i piccoli ancora immaturi, le specie migratrici che devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive, degli incendi e le specie che stanno ancora nidificando”. A tutto questo, “in Italia si aggiunge anche un deficit di controlli, sempre più scarsi e, quindi, inefficaci, per la prevenzione e la deterrenza rispetto ai reati venatori – stigmatizza il WWF – situazione in peggioramento anche a causa dei vari ‘riordini’ che interessano le polizie provinciali e il Corpo forestale dello Stato”. Lazio e Marche avranno la stagione venatoria più lunga, dal 1 settembre al 9 febbraio 2017. Inoltre “altre Regioni continuano ad escogitare ‘escamotage’ per impedire ricorsi alle associazioni ambientaliste – dice il WWF – è il caso della Toscana che ha approvato la preapertura con un provvedimento last minute con soli due giorni d’anticipo dal via libera alle doppiette”. Anche se è impossibile calcolare il numero reale degli animali uccisi dalla caccia autorizzata, “a causa delle falle nel sistema venatorio, si stima che sotto i colpi delle doppiette potranno essere abbattuti in tutta la stagione venatoria decine di milioni di animali: una mattanza compiuta dai circa 700 mila cacciatori italiani (ovvero poco più dell’1% della popolazione italiana, in diminuzione nel numero e in aumento per età media)”. La stragrande maggioranza degli italiani è invece contraria alla caccia, come dimostra una recente indagine eurispes secondo la quale il 68% degli italiani si schiera contro l’attività venatoria. Le preaperture della stagione venatoria, in Italia “si inseriscono in un quadro di estrema difficoltà per la fauna selvatica, già fortissimamente segnata dagli abbattimenti illegali – rileva l’associazione del Panda – in particolare per gli uccelli, secondo il rapporto di birdlife international, uscito proprio quest’anno, nel nostro Paese si arriva a un numero di uccisioni illegali pari a 5.600.000 di stima media (range da 3.400.000 a 7.800.000)”.In attesa dell’apertura ordinaria prevista per il 18 settembre “non resta che sperare che il minor numero possibile di cacciatori approfitti di queste deroghe e che provvedano alla riduzione dell’inquinamento non utilizzando munizioni in piombo, elemento estremamente inquinante sia per gli uomini che per gli animali”, conclude l’associazione.
Articolo tratto da: La Repubblica
Siamo sgomenti, come tanti, tramortiti dalle notizie di dolore e rovina che ci arrivano dai media e riviviamo quanto accaduto all’Aquila ed a Lucoli nel 2009.
Il terremoto d’Abruzzo ci ha insegnato tanto, eravamo “bambini” pieni di buona volontà, pieni di voglia di fare e donare intrise di determinismo efficace e oggi, dopo sette anni, siamo uomini e donne “malinconici”, che cercano “ogni giorno di ritrovare quel posto sicuro che chiamano Itaca” nei luoghi a noi cari e nei cuori della gente, sì perchè il terremoto indurisce gli animi.
Abbiamo perso l’innocenza e crediamo meno nella nostra possibilità di essere germe positivo di rinascita.
Abbiamo selezionato questo articolo, scritto da Vittorio Macioce caporedattore del Giornale, che ci ha fatto riflettere e ve lo proponiamo.
Abbiamo inserito delle foto di Lucoli ed un disegno di un bambino della Scuola Pietro Marrelli eseguito ad un anno dal terremoto e da noi esposto alla manifestazione “la scuola in festa” di Roma, edizione 2010.
Abbiamo inserito delle foto di Lucoli ed un disegno di un bambino della Scuola Pietro Marrelli eseguito ad un anno dal terremoto e da noi esposto alla manifestazione “la scuola in festa” di Roma, edizione 2010.
Quei muri li riconosci anche al buio, di notte, li sfiori con le mani e li senti, ruvidi, di pietra grezza, che stringono i vicoli e vanno su in salita.
Ogni passo sembra un incanto e spesso ti perdi in quelle case vuote, di gente che non c’è più, di figli ormai vecchi che tornano solo d’estate, quattro giorni ad agosto, magari per la festa del patrono, per ricordare infanzie tradite, per sognare un ritorno. Sono case dove non vivi, con luci non consumate, con i tetti da rifare e lavori di manutenzione che ti riprometti di cominciare, ma poi passa il tempo e non trovi la voglia o soprattutto i soldi. Sono seconde case su cui pagare le tasse, che ti viene la rabbia di venderle, ma ci sei nato e cresciuto e allora dici: aspettiamo ancora un po’. Sono case di paesi dove ogni volta che torna l’inverno ci si conta e si è sempre di meno. Gli italiani di paese si riconoscono tutti, a pelle, e si portano dietro questa malinconia, come chi danza sulla tragedia e cerca ogni giorno di ritrovare quel posto sicuro che chiamano Itaca, che poi tanto sicuro non è. E questo capitale umano lo portano a spasso nel mondo, come raccontava Pavese. «Che cos’è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne».
I paesi dell’Appennino hanno più o meno lo stesso odore, le stesse mani, gli stessi occhi, la stessa nostalgia. Sono la spina dorsale dell’Italia. Ti fanno sentire a casa. Quando guardi il cielo ti sembra che le stelle stiano lassù solo per te. Quei cieli li vedi solo qui e non li dimentichi. Solo che sono stelle morenti e tanta bellezza si porta sulla pelle un’incosciente fragilità. A chi tocca, stavolta? Accumoli, Posta, Arquata e alla piccola frazione di Pescara del Tronto, a Catelluccio o Mogliano, ad Amatrice, spogliata e spaccata in due, con il sindaco Sergio Pirozzi, sanguigno e verace, che questa notte ha pianto, urlando al mondo: «Il paese non c’è più». Amatrice dove d’estate tornano tutti quelli che sono andati via, orgogliosi di quel nome e di quella ricetta, del guanciale e del pecorino, contro tutte le varianti metropolitane e di falsi chef. Amatrice che adesso non smette di contare i morti e tra queste macerie fatica a riconoscersi.
Chiesa della Beata Cristina Colle di Lucoli – Foto R. Soldati |
Maledetto Appennino. E ti viene da gridarlo, perché è il prezzo da pagare per la tua bellezza.
È che il terremoto, da queste parti, è una roulette russa, speri sempre che non tocchi a te, ma lo sai, le conosci queste colline, queste montagne che ti guardano negli occhi, vedi l’abbandono, senti che l’uomo si affida troppo spesso alla fortuna. Il guaio è che non tutto è sempre così semplice. L’Italia per secoli ha giocato a morra con la natura e con i terremoti. Prevenzione, certo. Ma per mettere in sicurezza queste mura e queste case servono soldi, tanti. Non li hanno i comuni, non li hanno i privati e non li ha il padreterno. Ci sono chilometri di prediche e raccomandazioni, ti chiedi però se ci sia una politica. Non sembra. Puoi metterci cuore e anima per un futuro diverso, puoi raccontare che è nei piccoli paesi la via di fuga di un’Italia da troppo tempo malata di cecità, il paese come luogo dove riconoscersi, dove ricominciare, dove creare l’humus migliore del capitalismo del nuovo millennio. Puoi raccontarlo a te stesso e agli altri. Poi la terra trema e quello che resta sono macerie. Ci vorrebbe una macchina del tempo. Un viaggio nel passato, dove il paese non muore, non viene tradito, ripudiato. Un paese di cui prendersi cura, perché ci vivi, perché ci sei. Un paese dove i campanili appena ristrutturati non cadano a terra. Solo che questo paese non esiste. Ci tocca tirare a campare con la maledizione della bellezza.
Lo senti questo tiro di dadi? È il terremoto”.
È che il terremoto, da queste parti, è una roulette russa, speri sempre che non tocchi a te, ma lo sai, le conosci queste colline, queste montagne che ti guardano negli occhi, vedi l’abbandono, senti che l’uomo si affida troppo spesso alla fortuna. Il guaio è che non tutto è sempre così semplice. L’Italia per secoli ha giocato a morra con la natura e con i terremoti. Prevenzione, certo. Ma per mettere in sicurezza queste mura e queste case servono soldi, tanti. Non li hanno i comuni, non li hanno i privati e non li ha il padreterno. Ci sono chilometri di prediche e raccomandazioni, ti chiedi però se ci sia una politica. Non sembra. Puoi metterci cuore e anima per un futuro diverso, puoi raccontare che è nei piccoli paesi la via di fuga di un’Italia da troppo tempo malata di cecità, il paese come luogo dove riconoscersi, dove ricominciare, dove creare l’humus migliore del capitalismo del nuovo millennio. Puoi raccontarlo a te stesso e agli altri. Poi la terra trema e quello che resta sono macerie. Ci vorrebbe una macchina del tempo. Un viaggio nel passato, dove il paese non muore, non viene tradito, ripudiato. Un paese di cui prendersi cura, perché ci vivi, perché ci sei. Un paese dove i campanili appena ristrutturati non cadano a terra. Solo che questo paese non esiste. Ci tocca tirare a campare con la maledizione della bellezza.
Lo senti questo tiro di dadi? È il terremoto”.
2010 – disegno di Alessandro Scaramella esposto alla “Scuola in Festa” Roma |
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/quei-borghi-fragili-dei-nostri-nonni-dove-bellezza-gioca-1299083.html
Foto R. Soldati |
Terremoto in Centro Italia: ricordiamoci, la terra ha un respiro.
Una riflessione di Susanna Tamaro sul sisma che ha colpito Lazio, Marche e Umbria.
Il cielo, la terra, le acque sono infinitamente più forti di noi: ci considerano formiche.
di SUSANNA TAMARO
La natura, il cielo, la terra, le acque, sono infinitamente più forti di noi, delle nostre volontà, delle nostre ambizioni e presunzioni. Nel loro eterno gioco di violente e sotterranee energie considerano gli esseri umani non molto diversamente da come noi consideriamo le formiche. Un soffio, una scrollata, un’onda, e tutto è finito. «La terra ha un fiato» dice l’anziana protagonista di un mio racconto, Per voce sola. «Con noi sopra, respira il suo respiro quieto». Ma su questa armonia di respiro può inserirsi ad un tratto un sussulto, un singhiozzo, un’apnea. E di questo dovremmo essere sempre coscienti. Dovremmo ricordarci che la dignità più profonda delle nostre vite non ci giunge dalla forza, dal potere, dalla tecnica, ma dalla consapevolezza della nostra profonda fragilità.
24 agosto 2016 (modifica il 25 agosto 2016 | 07:11)
Terremoto, bimba morta ad Arquata del Tronto, la madre era scampata al terremoto dell’Aquila
Ansa
Pubblicato: 24/08/2016 13:29 CEST Aggiornato: 1 ora fa
Dormiva nel suo lettino nella casa delle vacanze ad Arquata del Tronto, ma il terremoto l’ha portata via. Marisol Piermarini aveva solo 18 mesi. E’ morta stanotte nel crollo della casa dove si trovava insieme al papà Massimiliano e alla mamma Martina Turco, una giovane abruzzese scampata al terremoto dell’Aquila, la sua città, nel 2009. La donna aveva deciso di trasferirsi ad Ascoli dopo quella terribile esperienza, ma un altro terremoto le ha strappato la figlioletta.
Martina è ricoverata all’ospedale regionale Torrette di Ancona, dove è stata sottoposta a esami diagnostici approfonditi per scongiurare gravi conseguenze per essere rimasta a lungo sepolta sotto le macerie. Il compagno Massimiliano è ricoverato all’ospedale Mazzoni di Ascoli per le ferite riportate in varie parti del corpo, ma non è in pericolo di vita.
In una stanza del nosocomio è stato composto il corpicino di Marisol ed è già iniziato il viavai dei familiari e dei parenti, sconvolti per la perdita. Su tutti il nonno ascolano Massimo Piermarini: è stato lui la notte scorsa tra i primi a raggiungere l’abitazione di Arquata. “Non volevano farmi passare perché era tutto pericolante, ma io ho detto che non me ne importava niente, che dovevo andare a cercarli: purtroppo per la bambina non c’è stato nulla da fare” ha raccontato, disperato.
E’ stata una brutta notte per tanti quella del 24 agosto 2016.
Alle 3.36 una scossa violenta ha prodotto danni gravi ad Amatrice ed Accumuli a Pescara del Tronto e in altri centri.
Sofferenza tutta da scoprire e che durerà a lungo, ben lo sappiamo……
Pubblichiamo i disegni dei bambini di Lucoli (AQ) dell’aprile 2010 (ad un anno dal terremoto d’Abruzzo), esprimono speranza, la stessa che testimoniamo alle popolazioni colpite.
L’EVENTO E’ STATO SOSPESO IN SEGNO DI RISPETTO PER LE VITTIME DEL TERREMOTO DI AMATRICE
L’Associazione Abruzzese è lieta di invitare soci ed amici ad un evento con ingresso libero
Associazione Abruzzese Ente Morale Fondata da Silvio Spaventa nel 1886
c/o UNAR – Via U. Aldovrandi,16/16b ROMA
“DALLA PERDONANZA CELESTINIANA AL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA”
Evento organizzato dall’Associazione Abruzzese di Roma
L’AQUILA – PERDONANZA 2016
MUNDA – MUSEO NAZIONALE D’ABRUZZO – Borgo Rivera
Venerdì 26 agosto ore 17:00
Programma
Tutti i nostri soci sono invitati a partecipare a questo interessante evento.
Al termine del convegno (ore 20 circa) è prevista una cena con degustazione presso il Ristorante Delfina dal 1935 con prenotazione presso il gestore – chef Armando Ippolito 334/2661277 – 328/3974129 ad un costo di 25 euro.
L’Associazione ha avuto la disponibilità di una visita guidata del Museo Munda dove si svolge il convegno, alle ore 16 dello stesso giorno, previa prenotazione 3339471321.