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alla solitudine di Giuda, disperata, una solitudine che lo uccide;
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alla solitudine di Pilato, amara e disillusa,
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alla solitudine degli Apostoli, delusa e piena di paura;
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alla solitudine della Maddalena, sofferente, ma ancora tenacemente legata all’amore del Signore, contro ogni evidenza;
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alla solitudine di Maria, mesta, ma piena di speranza, caratterizzata dall’atteggiamento di sempre, di conservare e meditare nel suo cuore quanto è accaduto, piena di fiducia e di confidenza al Padre;
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alla solitudine di Gesù, piena di speranza, come il seme che muore per dare la vita.
Amministratore
Ceramics reminiscent of the presence of the Abbey of St. Franco in the Lucoli Abbey |
Saint John Abbey |
Gabriele d’Annunzio in doppio ritratto pittorico e fotografico |
Anche NoiXLucoli vuole ricordarlo e vi diremo presto perché.
A d’Annunzio sarà dedicato il salone del libro di Torino. È la prima volta che il salone viene dedicato a uno scrittore, ci sarà uno spazio d’Annunzio in cui si esporranno una serie di testi autografi. A Pescara invece proprio oggi ci sarà un convegno sulla modernità di d’Annunzio. Nella settimana dannunziana di Pescara si cercherà di battere il record per la torta più grande del mondo. Il Vate era molto ghiotto di un tipico dolce abruzzese il parrozzo. In suo onore alla presenza del giudice dei Guinnes dei primati cercheranno di preparare il parrozzo più grosso del mondo.
Quante cose sono state scritte su di lui soprattutto che era decadente. Ma è un immagine sbagliata è stato un grandissimo innovatore, il vero futurista era lui. Lenin lo definì dopo l’impresa di Fiume: “l’unico italiano capace di fare una rivoluzione”.
La Moglie di d’Annunzio Maria Hardouin con il primo figlio. |
Ma non solo, ad esempio è stato un eccezionale uomo di marketing. Ha inventato un sacco di pubblicità e di marchi. Molti di questi sono ancora in commercio. Da Aurora al liquore Aurum passando per Luxardo e il loro Sangue Morlacco, il cui nome è stato creato proprio da Poeta mentre era a Fiume nel 1919.
Lo scrittore quando scrisse il Piacere aveva venticinque anni ed era uso immortalare la toponomastica dei piccoli centri d’Abruzzo nella patronimica nobiliare dei personaggi del romanzo: un onore per Lucoli.
Altri personaggi sono: “la duchessa di Scerni”; “Don Filippo del Monte”; “Donna Francesca d’Ateleta”; “il barone d’Isola”; ‘”Galeazzo Secinaro”; “il signor conte di Gissi”; “i marchesi di Massa d’Albe”; “Roberto di Casteldieri”; “Gino Bomminaco”. Poiché l’imaginifico non sceglieva niente a caso, c’è da supporre che il personaggio principale de “Il piacere” abbia nome e titoli appropriati al suo carattere: “conte Andrea Sperelli Fieschi d’Ugenta”, ovvero: ‘Andrea’, dal greco ‘aner, andros’= uomo virile; ‘Sperelli’, dialetto abruzzese-laziale: ‘sperelle’=per dirla con il vate, pag. 58: “tra larghe nuvole bianche…scorgevasi una zona di raggi (di sole)…”; ‘Fieschi’=antico longobardo:’frisk’=’tributo’; ‘d’Ugenta’=numerale, forma arcaica (200).
[“…] Per cinque Luigi avresti mangiato un frutto segnato prima da’ miei denti e per altri cinque luigi avresti bevuto Champagne nel concavo delle mani d’Elena. […] – Io vidi qualche cosa di meglio. Leonetto Lanza ottenne dalla Contessa di Lùcoli, per non so quanto, un sigaro d’avana ch’ella aveva tenuto sotto l’ascella…”.
Un ignoto visitatore ha posto dei fiori ai piedi della pietra con il simbolo del Giardino della Memoria dedicato alle vittime del terremoto del 2009 |
Fiori di Veronica Persica |
Si conosce un uso Cosmetologico della pianta
Con le cime di varie specie di Veronica, lasciate in infusione in acqua bollente, filtrate e raffreddate, si ottiene una lozione tonica per il viso, utilizzabile anche come dopobarba e che può essere conservata per qualche giorno in frigorifero.
C’è anche un uso Farmacologico
Una serie di studi farmacologici del 2002, svolti in Giappone, su cinque specie di Veronica, fra cui Veronica persica, ha messo in evidenza l’attività antinfiammatoria e citotossica degli estratti.
Medicina alternativa e Curiosità
La saponina, contenuta in questa come in altre congeneri, conferisce proprietà espettoranti ed anticatarro, nelle affezioni delle vie aeree. La sostanza amara esercita azione tonica e stomachica.
Nella medicina popolare della Turchia varie specie di Veronica, fra cui V. persica, sono utilizzate come blando diuretico, antireumatico e per lavare le ferite.
Tutto è cominciato con una lettera accorata degli allevatori che chiedono al sindaco la possibilità di poter utilizzare l’inceneritore per centinaia di capi ovini sterminati.
E’ quello che sta accadendo in questi giorni in due strutture di Magliano dove i proprietari sono preoccupati che possa trattarsi dell’epidemia di blue tongue, la “lingua blu”.
La malattia tanto temuta dagli allevatori ritorna ad aleggiare fra le aziende del territorio.
La sospetta sintomatologia è stata riscontrata nei giorni scorsi in ben due allevamenti alla periferia del paese. Sono così scattati i controlli da parte del servizio veterinario dell’azienda sanitaria locale che sta procedendo ad ulteriori accertamenti per verificare se la malattia che alcuni anni fa ha decimato gli allevamenti sia o meno ricomparsa. Gli esperti suppongono che possa trattarsi di altro, ma per avere certezze è necessario attendere l’esito delle analisi sui capi che potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Ma cos’è la “Blue Tongue” e quando si è manifestata in Italia?Dall’agosto del 2000 una malattia denominata “Blue Tongue” o “febbre catarrale degli ovini”, più comunemente conosciuta come “Lingua Blu”, impegna fortemente il mondo della zootecnia, la veterinaria, le amministrazioni e la politica.
Nel nostro Paese i primi casi si sono manifestati ad agosto del 2000 in Sardegna, probabilmente attraverso il trasporto di insetti infetti dal nord-Africa con la sabbia del deserto. A ottobre 2000 altri casi si sono manifestati in Sicilia e in Calabria. In Calabria l’infezione è stata introdotta, molto probabilmente, da animali importati dalla Sardegna in un periodo precedente la messa in evidenza della malattia nell’isola e da qui essa si è estesa al resto dell’Italia meridionale e centrale. Dalla Sardegna l’infezione si è diffusa, inoltre, in Toscana e nel Lazio ed ora forse in Abruzzo.
La Blue Tongue non è una zoonosi. Essa, pertanto, non è trasmissibile all’uomo, né direttamente o tramite insetti, né attraverso l’alimentazione con carni, latte o formaggi derivanti da animali ammalati. Le carni, il latte e i formaggi in commercio sono pertanto sicuri. Il virus della Blue Tongue è trasmesso da insetti molto piccoli, i Culicoides, che pungono gli animali per cibarsi del loro sangue.
Sia che la malattia arrivi in una zona attraverso gli insetti infetti, sia che vi arrivi con animali infetti, i culicoidi locali si infettano e poi, a loro volta, infettano altri animali, e così via.
Il virus ha fatto nei secoli un lungo viaggio tra i continenti: i primi casi furono segnalati in Sud Africa fra il 1652 e il 1870, quando vennero immesse pecore di razza Merinos ed altre razze europee. Dalla metà alla fine del Novecento si è diffusa mano, mano nel Mediterraneo Orientale, in Grecia, nella Penisola Iberica ed infine, ai Balcani e lungo le sponde sud e nord del Mediterraneo occidentale. Del virus della “Blue Tongue” sono conosciuti 24 diversi sierotipi. Un animale che si infetta con un sierotipo è immune nei confronti di quel sierotipo, ma resta recettivo nei confronti degli altri. Il virus infetta, oltre agli ovi-caprini, che si ammalano, anche i bovini e alcuni ruminanti selvatici. Gli ovi-caprini si ammalano e possono morire. Gli animali che sopravvivono alla fase acuta della malattia; possono, però, andare in contro ad un lento processo di deperimento con esito spesso infausto e perdite notevoli di produzioni. I bovini invece, salvo rarissimi casi, non si ammalano. Essi, tuttavia, possono infettarsi, cioè albergare nel sangue il virus per un periodo piuttosto prolungato, almeno 60 giorni, durante il quale lo possono cedere ai Culicoides che li pungessero. Gli insetti, quindi, una volta infettatisi anche loro, trasmettono il virus a nuovi animali tramite la puntura.
Le manifestazioni cliniche possono avere varie forme. Si va da quelle più vistose, che sono le più frequenti negli ovini, a quelle in cui non si osserva alcun sintomo, come già detto per i bovini. Negli ovini la febbre alta, fino a 42° C, è il primo sintomo che compare e dura in genere una settimana. Il virus colpisce anche l’apparato boccale degli animali e impedisce loro di nutrirsi, e quindi si osserva una rapida perdita di peso, inappetenza e depressione. Le labbra sono arrossate così come la lingua e le gengive e, in un secondo tempo, possono diventare cianotiche e presentare delle erosioni su tutta la superficie.
A questo punto possono comparire le caratteristiche lesioni che hanno dato il nome lingua blu alla malattia e cioè la lingua diventa tumefatta e cianotica e acquisisce una colorazione bluastra. La testa dell’animale appare tumefatta e dalle narici può fuoriuscire uno scolo nasale. Anche gli arti vengono colpiti, in particolare quelli posteriori (si osserva nella pecora malata una pronunciata zoppia). Le lesioni tendono ad aggravarsi e l’animale può morire per le imponenti emorragie causate dal virus o per complicazioni batteriche.
La mortalità varia dal 2% al 50% ed oltre dell’effettivo aziendale, in base alla razza, alle condizioni degli animali (stato generale, età, alimentazione, corretta gestione aziendale) ed al sierotipo virale coinvolto.
Per gli animali che si ammalano non esiste nessuna terapia efficace. Possono essere prese alcune precauzioni per proteggere, per quanto possibile, gli altri animali dell’allevamento. É importante però, nelle zone infette e in quelle dove vi è il rischio che la malattia possa diffondersi, prevenire la Blue Tongue vaccinando gli animali.
Al primo sintomo o sospetto della presenza della “Lingua Blu” inoltre bisogna immediatamente fare la denuncia al servizio veterinario della competente Azienda USL. Questo si attiverà, con la massima urgenza, perché siano messe in atto tutte le misure di profilassi e controllo della malattia previste dalla legislazione vigente.
In Abruzzo la prima segnalazione delle morti negli allevamenti è stata inviata alla Asl Avezzano, Sulmona, L’Aquila, al settore veterinario competente, che, in pochi giorni, ha effettuato ispezioni e sopralluoghi e procedendo a prelievi di campioni dagli animali al fine di far effettuare le analisi necessarie all’istituto zooprofilattico di Teramo. I tecnici dell’ufficio veterinario della Asl, ovviamente, hanno chiesto una serie di esami al fine di acclarare la causa delle morti degli animali e provvedere per tempo e al meglio possibile in qualsiasi caso. C’è da dire, comunque, che, anche se in modo non ufficiale, dall’ufficio della Asl arriva un certo ottimismo. La Asl ritiene che la sintomatologia e la dinamica delle morti avvenute nei due impianti del maglianese fanno pensare a patologie tipiche degli allevamenti facilmente risolvibili. Il responso dell’istituto teramano, comunque, potrebbe arrivare nei prossimi giorni e chiarire l’origine delle morti di ovini.
Culicoides |
http://www.ageabruzzo.it/2013/02/abruzzo-zootecnia-vaccino-lingua-blu-ha-fatto-fallire-imprese-23229
Trasparenze invernali a Lucoli – Campo Felice – foto di Roberto Soldati |
Lettera scritta dalla Federazione Nazionale Pro Natura al Segretario Generale del CITIES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) |
Lettera scritta dalla Federazione Nazionale Pro Natura al Ministro Clini |
Il prossimo congresso del 3-14 marzo in cui si discuterà del Camoscio d’Abruzzo |
Cavalli che hanno danneggiato il Giardino della Memoria davanti all’Abbazia di San Giovanni |
Campo Felice (Lucoli – AQ) un tesoro ambientale da proteggere |
Cliccare sui simboli delle Associazioni per visualizzare il documento |
Risultati delle segnalazioni per L’Abruzzo |
Come pubblicato dai giornali la risposta è stata sorprendente e il censimento ha avuto la partecipazione di un milione di persone: 10.173 sono stati i siti culturali segnalati, tra questi l’Abbazia di San Giovanni Battista di Lucoli si è posizionata al 55° posto per numero di segnalazioni; al secondo posto tra i siti del cuore dell’intero Abruzzo.
Le 4.310 segnalazioni ritenute valide per l’Abbazia, raccolte quasi esclusivamente con firme, hanno superato quelle per la Città di l’Aquila ed hanno superato di tre volte la popolazione del Comune di Lucoli.
Abbazia di San Giovanni Battista – Foto Roberto Soldati |
Nella Lucoli di oggi quanta bellezza è condensata nell’architettura dell’Abbazia di San Giovanni Battista, quanto spirito umano dei suoi costruttori e fedeli dell’anno Mille ci è stato tramandato? Questo bene culturale è il bene più prezioso di questo territorio da considerarsi come vertice e sunto della sua gente passata, presente e futura.
Ha creduto in un progetto comune e nella possibilità di contribuire, seppur con una sola firma, alla salvaguardia dell’Abbazia, che rappresenta da sempre il cuore del territorio.
Quando la gente di questa terra la guarda, sa che in essa è condensata la vita di chi l’ha costruita, frequentata, di chi ci è stato battezzato, coniugato e ci ha fatto un funerale, di chi l’ha semplicemente ammirata, di tutti coloro che con una firma hanno cercato di salvarla dalla rovina del terremoto e dall’incuria più o meno consapevole di coloro che potrebbero sanarla.
Grazie a tutti coloro che ci hanno creduto ed hanno partecipato per raggiungere questo risultato.
In modo particolare e dedicato ringraziamo il giovane Federico, il più piccolo di noi volontari, che da solo ha raccolto decine e decine di firme.
Classifiche dei siti abbaziali a livello nazionale |
Risultati a livello nazionale |
Articolo del giornale il Centro su Lucoli e l’Abbazia di San Giovanni Battista |