Chiesa di Santa Maria delle Grazie della Frazione della Spogna |
Uno dei dipinti trafugati: “Visione della Beata Cristina” Beata Cristina da Lucoli, Cristo, suore, angeli, cherubini, inginocchiatoio. Stato di conservazione: discreto Soggetto: visione della Beata Cristina da Lucoli Estensione: 140 x 100 Materia e tecnica: tela/ pittura a olio Data di creazione: 1700 La scorsa settimana sono state trafugate dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie della Frazione della Spogna due preziose tele del 1700 di Scuola abruzzese.
La Chiesa, inagibile, è risultata facile preda dei ladri di opere d’arte.
E’ con rammarico che pubblichiamo questa notizia che riguarda la bellissima “arte di Lucoli”, non valorizzata forse agli occhi della comunità, ma preziosa per i trafficanti di opere d’arte.
L’inagibilità di molti edifici storici, laici ed ecclesiastici, e di interi borghi del territorio prodotta dal sisma del 2009, la mancanza degli adeguati strumenti di dissuasione e purtroppo una certa carenza di coscienza civica sui beni architettonici ed artistici, favoriscono l’abbandono di queste opere d’arte.
I borghi di Lucoli sono divenuti luoghi senza anima, luoghi vuoti, anche se ricchi di storia e passato interessanti, sono abbandonati e senza vita, lasciati alla mercè dei malintenzionati.
Il patrimonio culturale che così si “abbandona” è immenso e rischia di compromettere la capacità dello stesso territorio di sopravvivere.
Citiamo l’Arch. Leonardo Benevolo (noto architetto e storico) “Se la domanda di bellezza conduce ad apprezzare e difendere i centri storici, è perché in essi non si cerca solo una somma di valori, ma il segreto di un metodo da emulare o avvicinare nell’allestimento degli scenari moderni”. E’ infatti negli antichi borghi che ci si rifugia per trovare equilibrio nell’armonia del bello.
Il patrimonio culturale costituisce il paradigma che identifica essenzialmente l’idea dell’Italia (ed anche dell’Abruzzo), un Paese che ha praticamente inventato il turismo culturale (dall’istituzione del Giubileo nel 1300, passando per il Grand Tour di fine Settecento, per arrivare al turismo culturale post moderno) ma che ancora oggi stenta a gestire in modo efficiente ed efficace l’intero sistema, non ne sa sfruttare appieno le sue potenzialità, non sempre identifica e attua politiche di recupero, valorizzazione e gestione delle risorse e del sistema culturale italiano (quello principale ma anche quello minore) in un’ottica di sostenibilità.
Confidiamo nella capacità delle forze dell’ordine di recuperare i preziosi dipinti e ci associamo all’appello lanciato, già qualche tempo prima del sisma del 2009, dalla Conferenza Episcopale Abruzzese-molisana “Salviamo le chiese dei paesi di montagna”, diretto a salvaguardare chiese e abbazie della montagna abruzzese che raccontano una cultura secolare (si pensi a tante chiese romaniche, agli eremi di Celestino V) e portano spesso il segno di una grande ricchezza artistica – e che lo spopolamento inarrestabile ha spesso lasciato alla rovina, ai furti, alla devastazione.
Sulla spinta di questo episodio rivolgiamo un appello all’Arcidiocesi dell’Aquila affinché si attivi per dotare queste chiese, almeno le più pregevoli, di impianti antintrusione: unico modo per salvaguardare il patrimonio artistico di inestimabile valore che custodiscono. Per l’approfondimento delle tematiche sullo sviluppo dei territori montani ci siamo liberamente ispirati al testo: LO SVILUPPO TURISTICO DI AREE DEPRESSE: Capitolo XVII pubblicato sul Rapporto sul turismo italiano 2004-2005 tredicesima edizione – Ed. Mercury Firenze – a cura di Antonio Bini e Mirella Cerato. |