Siamo divenuti ricercatori di pallet, gentilmente richiesti ai vari commercianti di l’Aquila e poi via di sega e martello per trasformarli in alberi tutti diversi tra loro.
L’ispirazione per questa giornata è stata fornita dall’Associazione Musicale Deltensemble che ringraziamo di cuore perché ci ha arricchiti.
Si voleva ricordare chi non c’era più: la salvaguardia della memoria dei luoghi è nelle nostre corde e molte delle nostre azioni convergono su questo valore. Il Giardino della Memoria del Sisma è l’emblema concreto di questo nostro pensiero, dedicato ad una tradizione agricola e culturale che scompare ed alle vittime del terremoto del 2009.
Il 1° novembre u.s. abbiamo, con rispetto, visitato il cimitero di San Giovanni a Lucoli, illuminato dalle fiammelle delle nostre candele. Il cimitero, luogo di storia, lì c’è tutto. I nostri parenti, tanti e tanto del nostro vivere. Chi abbiamo incontrato, chi non abbiamo mai visto, ma abbiamo sentito dire e raccontare. Di bene e di male. Nel cimitero ci sono legature e discordie. Segreti e disvelamenti. C’è tanto di vero, tanto di falso.
L’imbrunire faceva intravedere i fiori invadenti di plastica o discreti, arroganti o composti e le luci dei lumini votivi. E le tombe senza. Perché nessuno è rimasto a pregarle. Piangerle. Adorarle. O non può. Non vuole.
In processione abbiamo pregato per la comunità defunta che ha costruito e vissuto a Lucoli. Per le sue vicende. Per le sue conquiste. Per le sue cadute. Per le miserie e fragilità di ognuno e di tutti.
Una corona di fiori è stata deposta sulla tomba più sola e spoglia dove non resta neanche un nome.
In Abbazia è stato eseguito un recital con musiche, sapientemente eseguite e parole lette da tre di noi, pronunciate in un immaginario dialogo tra Santi, che osservavano il vivere della gente dall’alto della montagna. In ogni frase uno stimolo per il vivere il futuro, nel rispetto dell’umanità e dei suoi valori fondamentali.
Ci siamo sentiti un poco migliori nel donare queste riflessioni ad un uditorio partecipativo e commosso.
Ringraziamo il Professor Gianfranco Totani per aver ideato l’iniziativa.
La fine della stagione agricola, con gli ultimi raccolti dell’anno, si accompagnava in molte culture ai riti dedicati ai defunti. Così nella tradizione cristiana il 1 e il 2 di novembre si festeggiano i morti, così in molte altre religioni e tradizioni pagane la fine delle vitalità della natura coincide con il momento della commemorazione degli antenati.
In generale nelle case si accendevano candele che venivano, e in alcuni casi lo sono ancora, poste sui davanzali delle finestre. La luce fioca delle candele serve, seconde le credenze, a illuminare la strada alle anime dei defunti che nella notte tra il 1 e il 2 novembre percorrono in processione le vie dei paesi. Il percorso dai cimiteri sarebbe diretto verso una chiesa dove un prete, di spalle, celebrerebbe una messa in presenza delle anime dei defunti. E’ assolutamente da evitare di entrare in chiesa in questo frangente perchè le anime dei morti porterebbero con sè anche i vivi che, per curiosità o per devozione, dovessero assistere alla messa insieme ai morti.
In molti paesi d’Abruzzo era usanza appendere calze ai caminetti e lasciare la tavola imbandita nella notte tra il 1 e il 2 novembre, in modo che i parenti defunti potessero mangiare e lasciare dei doni ai bambini di famiglia, riempiendo le calze di frutta secca.
Infine, sempre durante la sera di Ognissanti, tra Pratola Peligna, Pettorano sul Gizio e anche a Serramonacesca i bambini solevano impiastricciarsi il viso di cenere e farina e recarsi di casa in casa a ricevere “il bene”, un’offerta a nome delle anime dei morti, dei quali imitavano le fattezze con i loro visi camuffati. Tra le formule utilizzate per farsi aprire, alla domanda “Chi è?” i bambini rispondevano “l’aneme de le morte”. La porta veniva aperta e si donava ai bimbi frutta secca e biscotti, in un rito scaramantico che voleva soddisfare le richieste dei defunti nel timore di maledizioni. Infatti la notte dei morti sarebbe frequentata non solo dagli spiriti dei cari di famiglia, ma anche da streghe che vagano tra i quartieri per rinnovare incantesimi e fatture.
Nel nostro voler “fare rete” collaborando con Associazioni dell’Abruzzo abbiamo accettato di organizzare un momento di riflessione a tutto campo su Lucoli e la sua Comunità passata e presente nell’Abbazia di San Giovanni Battista. Guidati dalla maestria dell’Associazione Musicale Deltensemble che eseguirà brani musicali contemporanei legati alla profondità e libertà dello spirito, leggeremo anche pensieri immaginari di figure religiose del passato legate a Lucoli, che ci osservano dall’altro di una montagna. Una trama originale che vedrà San Franco, San Giovanni e la Beata Cristina esprimersi sulla vita quotidiana della gente del territorio, a tutto campo.
Siamo consapevoli che non si può resistere alla desertificazione dei paesi e anche dei valori tradizionali senza la consapevolezza e il ricordo delle radici e proveremo a coinvolgere i fedeli in questo percorso, un poco surreale, di parole e musiche e non mancheranno le luci delle candele come da antica tradizione.
Sono molti coloro che non ci sono più da ricordare, la gente di Lucoli che ha vissuto nei paesi deserti e non ultime le vittime del terremoto del 2009 che “vivono” simbolicamente nel ricordo del Giardino della Memoria.
Ringraziamo i “Deltensemble” autori ed esecutori sopraffini di melodie emblematiche scelte su tema e che doneranno a Lucoli questa originale esperienza.
Partecipate a questa rappresentazione corale ideata con rispetto e profondo amore per chi non c’è più.
L’attività si concluderà nella primavera del 2025 con l’esame delle gemme e dei fiori.
La nostra Associazione lavora, tra le molte finalità, sul senso di identità e la memoria di usi e tradizioni locali.
Il cibo italiano, le tradizioni culinarie regionali e le produzioni tipiche locali hanno un valore intrinseco, che va oltre la bontà, il gusto, l’apprezzamento oggettivo, per abbracciare la sfera emotiva ed intima di appartenenza e di ricordo. I “frutti antichi” coltivati nel Giardino della Memoria di Lucoli possono attrarre i “turisti delle radici” che sono particolarmente interessati ai prodotti alimentari “nostalgia”, che hanno il “sapore di casa” e che scelgono per la qualità, ma soprattutto perché ricordano la famiglia.
Molti dei sostenitori del Giardino di Lucoli sono stranieri e sono diventati veri e propri ambasciatori del cosiddetto made in Italy per questo i nostri soci recapitano loro i frutti dei loro alberi.
Il progetto che stiamo realizzando con il CREA riguarda anche questo obiettivo, di queste tematiche si parlerà il 9 novembre prossimo a Roma, nel corso del convegno “Turismo delle radici e prodotti agroalimentari. Percorsi e strategie per valorizzare l’olivicoltura e le aree rurali”, organizzato dal CREA, con i suoi Centri Politiche e bioeconomia e Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicultura e dall’Università della Calabria, Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche (DiScAG). Il convegno è realizzato nell’ambito del progetto “Oleario. Dove l’Italia lascia il segno”.
Siamo orgogliosi di contribuire in parte con il nostro lavoro appassionato a queste attività di studio.
Il 20 luglio 2024 abbiamo organizzato un “salotto letterario” insieme agli amici di “l’Aquila Incontra” perché volevamo dare voce e valore alle storie delle persone che abitano i luoghi, significare le parole con cui si raccontano le comunità, per far contare Lucoli, i suoi paesaggi e le esperienze come quella della conservazione della biodiversità appenninica.
Al centro dei racconti, in parole e musica, lo “zampognaro” e naturalmente il Giardino della Memoria con le cultivar che custodisce.
Il nostro essere ecologi è l’istinto di aggrapparci a ciò che amiamo, di proteggerlo dall’oblio e dalla violenza di ciò che è “globale” e di costruire la nostra vita attorno ad esso. Il Giardino della Memora, come uno scrigno di frutti antichi è l’eredità che vogliamo lasciare a chi ancora non c’è qui con noi.
Anche la zampogna (e l’organetto), sapientemente suonata e spiegata dal maestro Raffaello Angelini rientra nel nostro concetto di bellezza ed è stata la grande protagonista dell’incontro.
Un salotto letterario per costruire nuovi legami tra le persone che sono il fondamento sul quale costruire e ricordare, a fatica, le cose belle che sono state tramandate dalle generazioni passate, perché possano essere apprezzate anche da quelle future. Se saltano i legami, la comunità perde senso. Attraverso la natura, le tradizioni, le radici locali si può ridare voce all’idea della bellezza come risorsa condivisa, fondo insostituibile di ‘capitale sociale’. La bellezza, hanno riconosciuto, funge da barriera alle brutalità dell’oblio o della cancellazione, dall’alto verso il basso, degli “ingegneri” sociali.
L’esperimento è riuscito grazie anche alla rete di amici che in tredici anni di attività NoiXLucoli ha guadagnato e con i quali collabora. Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato per realizzare questa bella attività.
Da qualche tempo a questa parte, l’uso dell’espressione “fare rete” ha cominciato a diffondersi anche nell’universo del volontariato, per indicare una strategia di lavoro comune tra entità diverse, volta a “unire le forze” per lavorare su progetti che singolarmente ognuna di quelle organizzazioni non sarebbe in grado di raggiungere. “Fare rete” ha anche un significato in più: quello dell’abbraccio solidale (che motiva) tra persone generose che donano i loro entusiasmi e che vivono le stesse difficoltà e alle volte hanno bisogno di aiuto.
Lo sappiamo bene perché viviamo una fase della nostra vita associativa in cui siamo “abbracciati” dalla rete delle altre Associazioni, più grandi di noi e di grande reputazione nazionale: l’iter di approvazione del Decreto Giardino della Memoria – Monumento Naturale Regionale ha visto il sostegno di Associazioni come “Salviamo l’Orso”, “Touring Club Pescara”, “Pronatura l’Aquila” e non le ringrazieremo mai abbastanza.
Questo sostegno ci motiva a resistere, in un contesto ove il fattore culturale condiziona la scarsa propensione al “lavorare insieme”, in un territorio locale ove vive, inoltre, un retaggio di competizione e diffidenza verso le organizzazioni non storiche. Queste sono tutte dinamiche che producono, purtroppo, disconferma e negazione dei risultati del volontariato anche se questi sono sotto gli occhi di tutti come nel caso del Giardino della Memoria.
I nostri soci continuano a credere nella “rete” che implica un certo dispendio di energie psicologiche, relazionali e l’investimento di tempo e risorse, ma soprattutto un’apertura di credito in termini di fiducia verso gli altri membri della rete e la disponibilità a condividere e talvolta ad ampliare i propri orizzonti valoriali ed operativi, andando anche al di là dei confini circoscritti, per quanto importanti, dell’identità delle singole organizzazioni.
La “rete” si è di nuovo mobilitata attraverso “L’Aquila Incontra”” per celebrare insieme a noi, in modo semplice ma profondo e colto, il Monumento Naturale Regionale di Lucoli.
L’Associazione L‘Aquila Incontra è una “Comunità Culturale” che si propone come scopo quello di favorire un consapevole accrescimento della partecipazione in termini di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo l’inclusione e il pieno sviluppo della persona, tutto ciò senza scopo di lucro. “L’Aquila incontra” ha organizzato una SERATA DI RACCONTO A VOCE E IN MUSICA per far scoprire l’importanza delle radici culturali e delle tradizioni, le stesse che NoiXLucoli difende con impegno e sacrificio attraverso il Giardino della Memoria. Uno degli animatori della serata sarà Raffaello Angelini, musicista di formazione colta (violoncellista, compositore) che da circa 25 anni si dedica alla zampogna, strumento con cui si è esibito in Italia e all’estero.
Ringraziamo per questa grande occasione che ci viene donata e invitiamo i lucolani che vorranno ascoltare brani del “diario di uno zampognaro – tra fantasia e realtà” ad unirsi a noi come in un salotto letterario ubicato in un luogo di grande bellezza e circondato dagli alberi del Giardino della Memoria.
«Ci sono luoghi, luci, colori, odori, immagini e suoni che rimangono impressi nella memoria e inaspettatamente riemergono dando la sensazione di vivere ora, ciò che si è vissuto precedentemente, in un altro luogo in un altro momento. Tra queste immagini remote, una in particolare è rimasta nella mia mente come avvolta in uno strato di nebbia, per poi riaffiorare ciclicamente e di nuovo svanire». Queste sono alcune delle parole delle prime pagine del libro “Il diario di uno zampognaro- tra fantasia e realtà” di Raffaello Angelini, un racconto, un diario intimo, a tratti quasi musicale che regala momenti di delicata narrazione, talvolta anche poetica. Naturalmente ascolteremo anche i suoni della zampogna.
Il Monumento Naturale Regionale alla sua prima ricorrenza di un mese (decreto del 19 giugno u.s.) non poteva essere celebrato in modo migliore!
La nostra Associazione ha presentato nel 2021 un progetto per il Giardino della Memoria di Lucoli con riferimento alla L.R. 21 giugno 1996, n. 38 ([1]) Legge-quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo per l’Appennino Parco d’Europa ([2]). ([3]).
I frutti antichi del Giardino della Memoria rappresentano di fatto un area protetta per la tutela dell’ambiente naturale regionale e la Regione Abruzzo, in ottemperanza all’art. 4 dello statuto ed in conformità ai principi stabiliti dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394, ha previsto la salvaguardia di siti come quello di Lucoli con apposita normativa.
Alcune finalità proprie del sito Giardino della Memoria sono centrate sulla conservazione, reintegrazione, salvaguardia e sviluppo della biodiversità; sulla difesa della flora, con particolare riferimento a quella soggetta ad erosione genetica; sull’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici, nonché delle attività agricole produttive ed agro-silvo-pastorali e di agricoltura biologica e la conservazione degli ecosistemi e lo rendono per questo motivo idoneo ad essere inserito nel Sistema integrato regionale delle aree protette.
L’Art. 3 della predetta Legge tratta del Sistema integrato delle aree protette.
La nostra Associazione si ritiene “ambientalista” e per pochi che siano nel territorio gli ambientalisti, che guardano con favore alle politiche di tutela e di valorizzazione della biodiversità, l’istituzione del Monumento Naturare Regionale Giardino della Memoria del sisma di Lucoli si pone come occasione naturale, da cogliere come un frutto maturo, fortemente voluto e “coltivato” per tredici anni di duro lavoro: tutelando il paesaggio, riqualificando un’area incolta, applicando le tradizioni agricole locali e ricercando cultivar dimenticate in ogni luogo ci venissero segnalate.
Tutto questo lavoro è divenuto ricerca scientifica e sperimentazione in collaborazione con la Regione Abruzzo, il CREA, l’Università della Tuscia e il Parco della Maiella, ogni nostra azione è stata concepita per non essere autoreferente ma disponibile ai portatori d’interesse.
L’applicazione di queste convinzioni ci ha portato a sostenere dei costi incomprimibili, quasi totalmente autofinanziati ma siamo riusciti a non inventare improbabili autosufficienze economiche di qualsivoglia struttura chiamata a spendere cifre sostenute dalla collettività, per sostenere un lavoro forse non compreso dai residenti.
L’istituzione di una nuova area protetta forse ci porrà di fronte alle “trappole” delle troppe burocrazie (locali, regionali, forse nazionali) che in Italia si impegnano a complicare le cose semplici, basti pensare che da due anni abbiamo richiesto la concessione all’utilizzo, per soli tre mesi all’anno, dell’acqua di una sorgente locale, presentando progetti e studi di fattibilità (onerosi) e ancora non otteniamo una concessione. E l’acqua per le piante del Giardino della Memoria è vitale.
Ci sentiamo a volte come la lumaca in un percorso ad ostacoli. Ma non perdiamo la motivazione e ragioniamo pacatamente, laicamente, senza presumere di avere in tasca bacchette magiche o pietre filosofali: soprattutto non ci sentiamo estranei dalle Istituzioni. Siamo pronti per lavorare nell’ottica del Giardino Area protetta con immutata pazienza.
Ringraziamo tutti i nostri soci, il vivaista Enzo Sebastiani principale ricercatore delle varietà antiche che coltiviamo, la Regione Abruzzo, per il tramite dei suoi Dirigenti e Responsabili, che ci ha seguiti e consigliati e con la quale condividiamo progetti di studio sulla biodiversità, Regione che può contare su un laboratorio “vivo” di novanta diverse varietà coltivate.
Apprezziamo il riconoscimento del Comune di Lucoli, espresso con delibera comunale, relativo al valore del Giardino della Memoria per il Territorio.
Ringraziamo le Associazioni Ambientaliste nazionali: Pronatura l’Aquila, Touring Club Italiano, Salviamo l’Orso che hanno creduto in noi sostenendoci formalmente per l’iter richiesto dalla procedura regionale.
Ringraziamo Sir Nicholas Young per essere tornato a Lucoli anni fa per ripercorrere i passi della fuga del padre Leslie verso Anzio. E’ in questo modo che abbiamo riportato alla contemporaneità l’evento accaduto ottanta anni fa.
In occasione della ricorrenza dello sbarco alleato ad Anzio è stata organizzata una conferenza alla quale abbiamo partecipato, davanti ai convegnisti delle forze alleate e all’ambasciatore tedesco sono stati citati i due paesi di Corvaro e Lucoli come esempio di solidarietà verso coloro che erano “nemici”.
Con noi tre ragazzi che hanno vissuto un evento internazionale ed hanno toccato con mano un episodio che è nella storia delle loro comunità.
Sir Nick Young, relatore, ha illustrato il diario della fuga del padre e l’attività del San Martino Trust nato per ringraziare gli italiani che aiutarono i 600 prigionieri evasi dal campo di prigionia.
Nella stessa giornata abbiamo reso omaggio ai caduti che riposano nel cimitero americano di Nettuno per ricordare e comprendere gli effetti devastanti di una guerra.
Sono passati sette anni da quando Nicholas Young venne a Lucoli e affisse volantini in molti luoghi per ringraziare la comunità locale per aver ospitato una notte suo padre che fuggiva da un campo di concentramento e ricercando nello stesso tempo la famiglia che lo fece. Gli rispondemmo, lo aiutammo, trovammo la famiglia e li mettemmo in contatto. Dedicammo un albero di mele del Giardino della Memoria al Maggiore Leslie Young suo padre. Lo scorso anno abbiamo ripercorso in jeep, insieme a Sir Nick Young, la via di fuga del padre, da Lucoli a Corvaro, sulle carrarecce di montagna. Abbiamo conosciuto un uomo di grandi valori, un giusto, una persona che dedica la sua vita a ricordare e ringraziare chi salvò il padre e gli permise quindi di nascere. Siamo migliorati dopo averlo conosciuto per l’umanità che esprime.
Nick Young è il Presidente dell’opera benefica del Monte San Martino Trust che vuole essere un ricordo permanente del grande coraggio, generosità e umanità dimostrati dal popolo italiano nell’aiutare i prigionieri di guerra evasi e i profughi politici e razziali dal 1943 al 1945.
Il suo nome deriva da un villaggio nelle Marche, nel nord Italia, una delle tante regioni in cui si trovavano i campi che ospitavano gli 80.000 prigionieri alleati catturati durante le campagne nel Mediterraneo e nel Nord Africa durante la Seconda Guerra Mondiale.
La Croce Rossa Internazionale ha riferito che in Italia esistevano 52 campi principali, serviti da 18 ospedali, e numerosi campi di lavoro. Nonostante il trasferimento di molti prigionieri in Germania in occasione dell’armistizio italiano dell’8 settembre 1943, fino a 50.000 uomini partirono per raggiungere la libertà: a nord verso la Svizzera o a centinaia di chilometri a sud verso le truppe alleate.
I cittadini italiani diedero agli uomini in fuga cibo, vestiti e riparo e li guidarono attraverso le linee verso la salvezza.
Quando Keith Killby fondò il Monte San Martino Trust nel 1989, lo fece con l’intenzione di “restituire qualcosa” agli italiani per il loro coraggio ed i sacrifici sostenuti per proteggere i prigionieri di guerra in fuga nelle campagne italiane.
Keith Killby, poi, insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale dal Presidente della Repubblica Italiana, è riuscito nel suo intento: ogni anno circa 25 giovani italiani trascorrono un mese in Gran Bretagna con queste borse di studio.
NoiXLucoli ha riportato alla storia contemporanea il coraggio di una famiglia lucolana, che nascose due fuggitivi, un britannico e un neozelandese e così anche il territorio di Lucoli ha potuto segnalare giovani per le borse di studio in Gran Bretagna, la nostra Associazione si è occupata delle formalità.
Quest’anno abbiamo segnalato la giovane Michela di Casamaina, appena laureata in farmacia con il massimo dei voti. La sua contentezza è la nostra, anche per aver offerto un’opportunità ad una ragazza meritevole.
Il Trust è gestito interamente da volontari per minimizzare i costi. Quando il programma studenti iniziò ogni borsa costava al Trust 1.000 sterline, da spendere per un corso di studio in una scuola di lingua e l’alloggio presso una famiglia della zona. I costi si sono alzati negli anni, arrivando ad oggi a circa 2.500 sterline per borsa di studio. Tutti i fondi sono sempre stati reperiti tramite donazioni.
QUALCHE NOTIZIA SULLE SCUOLE FREQUENTATE DAI RAGAZZI
Il Trust manda i suoi studenti presso due eccellenti scuole di lingua con le quali ha da tempo stabilito ottime relazioni. Queste scuole sono la Central School (1 Tottenham Court Road, Londra), e CES Oxford House nel paese di Wheatley, a cinque miglia da Oxford. Michela ha frequentato la scuola di Oxford.
La diversa posizione delle due scuole – una nel cuore della capitale e l’altra in un bel villaggio di campagna ma comunque vicino alle attrattive di Oxford – consente una scelta. In entrambi i casi, un ottimo livello d’istruzione, a questo si aggiunge la compagnia di studenti provenienti da ogni parte del mondo, come si vede dalle foto inviateci da Michela. Entrambe le scuole credono nell’etica del Monte San Martino Trust. Il programma di studio nelle due scuole è di circa 25 ore a settimana e si conclude con il rilascio di un attestato: Michela ha conseguito un diploma di livello avanzato.
Lo chiamavano l’ultimo “cantore dell’Aquila” morì ad ottantasei anni e la sua famiglia era originaria di Lucoli Alto.
Ha lasciato dietro di sé un’eredità letteraria intrisa di emozione e riflessione. Nelle sue opere troviamo il paesaggio montano e la storia millenaria del territorio e i legami tra l’uomo, la terra e il tempo. La sua poetica era caratterizzata da un linguaggio semplice e carica di immagini vive della natura abruzzese e dell’esperienza umana. Ha celebrato la bellezza dei boschi e dei monti, ricordiamo il “Canto dei Monti” un vero inno alla loro maestosità.
Ci è stato proposto dall’Associazione “Deltensamble” di ricordarlo a Lucoli e noi abbiamo accettato con grande slancio, riportandolo in quel luogo, per noi oramai sacro, che è il Giardino della Memoria dove abbiamo concentrato il ricordo di molti e così abbiamo piantato un albero.
Piantare un albero è un gesto nobile qualunque sia lo scopo: aumentare le aree verdi del nostro territorio, produrre ossigeno, aumentare la biodiversità, abbellire il paesaggio.
Piantare un albero è una metafora della vita: l’albero che cresce, che affonda le radici nel terreno, che porta le sue chiome verso il cielo, che cambia forma e colore nelle stagioni è simbolo di nascita, rinascita, vita e morte e se è dedicato a qualcuno ce lo ricorda in questi cambiamenti.
L’area attorno all’Abbazia di San Giovanni Battista è circondata da alberi di tante specie, alcuni sono lì da decine di anni (e per questi abbiamo richiesto la condizione di “alberi monumentali” come la grande quercia che ha vissuto più di cento anni o il Morus nigra tagliato e ricresciuto, anch’esso molto vecchio) altri come le varietà dei frutti antichi del Giardino della Memoria vegetano da dodici anni.
Per NoixLucoli piantare alberi significa continuare a rafforzare il legame con la terra, mantenere l’ambiente naturale il più possibile inalterato, ma anche coltivarli nel ricordo di chi ha vissuto una vita con legami nel territorio lucolano: è per questo motivo che abbiamo messo a dimora un “Melo coccinella” per ricordare Elio Peretti.
Il Malus Floribunda comunemente chiamato Melo da fiore, è una pianta da esterno, non autoctona, ma originaria del Giappone ed appartenente alla famiglia delle Rosaceae.
Ha un portamento arbustivo eretto con foglie decidue ovali, leggermente seghettate, di medie dimensioni e di colore verde che tendono a diventare rosso scuro. E’ una pianta ornamentale dall’abbondante fioritura, che avviene in primavera ed estate, con fiori a forma di stella di colore rosso. In autunno produce frutti tondi e pendenti di colore porpora, non commestibili. Predilige il sole e per questo motivo è stato piantato vicino alla fontana in luogo non riparato.