Novembre del 1943. L’Europa è sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale. Un soldato inglese, Leslie Young, prigioniero a Fontanellato, vicino Parma, riesce a scappare. Segue i sentieri nei campi, nei boschi, arriva alle montagne e giù, giù, in un cammino disperato alla ricerca dei commilitoni. Lungo il percorso viene aiutato dalla povera gente dei piccoli paesi dell’Appennino, finché stremato dal freddo e dalla fame arriva a Lucoli (AQ).
“ESCAPING WITH HIS LIFE”: IL MAGGIORE LESLIE YOUNG E SUO FIGLIO NICK…CHE NON SAREBBE MAI NATO.
L’altro giorno sono andato in visita con due colleghi al giardino della memoria di Lucoli.
Abbiamo potuto trovare un bell’esempio di conservatoria di antiche varietà da frutto utile come banca genetica, come spazio verde e come luogo del ricordo per le vittime del terribile terremoto dell’Aquila del 2009. Vittime non solo del terremoto in quanto tragico evento naturale, ma anche vittime di quella certa politica e di quegli esperti che con buona o cattiva fede, sono al centro come responsabili dello sfacelo ambientale e del consumo di suolo di quello che un tempo era il Bel Paese. Lo vediamo ancora con la alluvioni, la deforestazione, gli incendi che sono perlopiù alimentati da circostanze politiche, culturali ed economiche che dovrebbero cambiare, che sempre ci diciamo che debbono cambiare ma che in fondo non cambiano mai a sufficienza da decenni ormai. Nel Giardino della Memoria di Lucoli, dunque, possiamo trovare tutti questi tipi di memoria, a monito educativo per i visitatori.
Una bella esperienza aver conosciuto coloro che lo hanno ideato e che lo portano vanti con tanto sacrificio e con tanta passione.
Un esempio di buone pratiche che rinfranca il cuore e che alimenta speranza nella nostra società che pur parlando sempre più dell’ambiente è nel contempo sempre più avulsa dall’ambiente che ci circonda e dalla storia che ci ha preceduti”.
Kevin Cianfaglione Associate Professor (Maître de conference) PhD EU pl.
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Université catholique de Lille Lilla, Hauts-de-France, Francia
E’ estate e l’attività agricola che svolgiamo per il Giardino della Memoria si intensifica.
Siamo impegnati nell’irrigazione degli alberi portando acqua con serbatoi mobili e nella protezione dei frutti dagli uccelli e dagli insetti.
I frutti delle varietà che proteggiamo sono destinati alla ricerca scientifica e per questo debbono essere salvaguardati.
I cambiamenti climatici sottopongono il settore frutticolo a nuove sfide che devono essere superate per mantenere le produzioni. Infatti, il cambiamento climatico, con l’estremizzazione degli eventi atmosferici e l’innalzamento delle temperature, sta mettendo in crisi tutto il comparto ortofrutticolo. Gli inverni miti e le alte temperature estive portano rispettivamente ad un anomalo ritorno a fiore in primavera e a stress fotossidativo e termico in estate riducendo la resa e peggiorando le qualità organolettiche dei frutti. Inoltre, le sempre più frequenti situazioni di carenza idrica limitano fortemente l’attività vegetativa e riproduttiva della pianta. Siamo ad agosto e l’acqua della sorgente che utilizziamo per irrigare è scomparsa. Ogni anno il deficit idrico e la siccità si accentuano sempre di più a livello globale e in modo ancor più marcato nelle aree del bacino del Mediterraneo. Questa scarsa disponibilità idrica, insieme all’innalzamento delle temperature, favorisce l’aumento dell’evapotraspirazione nel sistema pianta-terreno, aumentando ancor di più le richieste idriche delle piante. Infatti la produttività e la qualità delle mele sono influenzate dalla disponibilità di acqua nel terreno poiché, in caso di stress idrico, avremo una riduzione di più fenomeni: la conduttanza stomatica, l’efficienza fotosintetica, l’assorbimento dei nutrienti, portando a una riduzione della pezzatura dei frutti.
La mancanza di acqua provoca la caduta dei frutti.
Il 9 agosto u.s. il Giardino della Memoria è stato visitato dal Dott. Agostino Sacchetti dell’Ufficio Tutela della Biodiversità Agraria della Regione Abruzzo al fine di verificare le condizioni delle piante appartenenti all’anagrafe regionale dell'”agrobiodiversità”. La Regione Abruzzo salvaguarda la sua ampia e preziosa biodiversità attraverso le fasi del recupero, della conservazione, della caratterizzazione e della valorizzazione e per questo il Giardino della Memoria è stato iscritto come “agricoltore custode” di quattro risorse vegetali.
Il sopralluogo è stato positivo e sono state individuate altre varietà di frutti antichi suscettibili di protezione.
Il nostro gruppo di volontari ha visto riconosciuti tutti gli sforzi che prodiga rinunciando alle ferie e dedicandosi alla salute delle piante del Giardino che costituiscono l’unica realtà di conservazione non commerciale accentrata.
07 LUGLIO 2023 Economia e politica
Il Giardino dei frutti dimenticati
Mela Gelata, Mela Limoncella, Mela Renetta Ruggine e Mela Zitella, ma anche pere, giuggiole e susine: in Abruzzo la tutela della biodiversità è realtà. La storia di NoixLucoli Odv
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“Ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi”. Così la Conferenza dell’Onu su Ambiente e Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 (articolo 2 della Convenzione sulla Diversità Biologica) definisce la biodiversità.
Una definizione ben chiara a NoiXLucoli Odv, un’Associazione nata nel 2010 che ha proprio l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità fruttifera dell’Appennino abruzzese, e soprattutto aquilano, grazie al Giardino della Memoria.
Ma facciamo un passo indietro. A seguito del forte terremoto che nel 2009 ha colpito la città de L’Aquila e parte della provincia, oltre alla macchina dei soccorsi è partita una gara di solidarietà per rimettere in piedi un territorio ferito. Tra le tante iniziative c’è stata anche quella di alcune persone, originarie del luogo ma residenti altrove, che si sono unite per “realizzare un progetto che durasse nel tempo, che potesse essere anche sotto gli occhi delle nuove generazioni e che racchiudesse vari e profondi significati della conservazione della memoria: quella delle vittime del terremoto e della cultura agricola locale legata agli antichi frutti dell’Appennino aquilano“, spiega orgogliosa Emanuela Mariani, una tra i tanti soci, tutti volontari, che compongono questa realtà.
Tutela dell’ambiente, conservazione della biodiversità e cura delle aree rurali: questo è il Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli (Fonte foto: NoixLucoli Odv)
Ripartire dopo il terremoto, il (piccolo) segnale di Lucoli
Ripartire dopo il sisma non è stato facile e ancora oggi, a distanza di più di dieci anni, la ricostruzione non è stata completata e molti luoghi, soprattutto i piccoli borghi, sono segnati dallo spopolamento. Come per esempio Lucoli, un comune di poco più di ottocento abitanti situato ai margini settentrionali del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino che però ha visto un piccolo ma significativo segnale di ripartenza grazie all’Associazione NoixLucoli, nata in forma di Onlus e, in ottemperanza alla normativa sul Terzo Settore, divenuta Organizzazione di Volontariato – Ets; è iscritta inoltre al Runts, il Registro Unico Nazionale Terzo Settore.
Guidati da ideali come la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, la conservazione della biodiversità e la cura delle aree rurali e montane, il passo successivo dei soci è stato quello di cercare un sito dove realizzare il Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli, trovato poi in un terreno circostante l’Abbazia di San Giovanni Battista di Lucoli, oltre che ricercare la frutta cosiddetta “dimenticata”.
“È nato così il sodalizio con Enzo Sebastiani, vivaista da tre generazioni, già fautore di un ripopolamento di cultivar antiche nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”, racconta Emanuela.
Le piante del Giardino sono state trovate nei poderi abbandonati che un tempo erano coltivati, nei conventi e grazie a delle ricerche e al passaparola. Ma perché questi frutti nel tempo sono stati dimenticati? “Quando si parla di ‘frutti dimenticati’ ci si riferisce a piante di antica tradizione, abbandonate o accantonate a favore di colture più produttive, o comunque meglio adattabili alle logiche industriali. Negli ultimi decenni – racconta Emanuela – sono molte le varietà che hanno subìto un declino commerciale. L’evoluzione dell’agricoltura, da sempre, spinge alla selezione di determinate coltivazioni, ritenute preferibili per il consumo e per la commercializzazione. È innegabile che l’evoluzione agricola spinta dal mercato abbia avuto come effetto collaterale l’impoverimento della biodiversità, con il patrimonio ambientale, culturale e gastronomico che questa rappresentava”.
Il Giardino della Memoria è un sito di conservazione della biodiversità vegetale riconosciuto dalla Regione Abruzzo
Il posto delle mele
In tredici anni di vita il Giardino si è arricchito di molte varietà di volta in volta reperite e oggi è un sito di conservazione della biodiversità appenninica dove si affrontano i temi legati alla sostenibilità delle produzioni agroalimentari, seguendo i principi dell’economia circolare, della bioeconomia e della conservazione delle tradizioni agricole locali. Un luogo che provvede alla messa in sicurezza delle risorse genetiche iscritte proteggendole e salvaguardandole da qualsiasi forma di contaminazione, alterazione o distruzione e che diffonde la conoscenza e la coltivazione di queste risorse genetiche di cui è custode, attenendosi ai principi delle leggi regionali.
Per tali caratteristiche, infatti, “la nostra Associazione dopo un lungo iter di accreditamento è divenuta ‘agricoltore custode’“ spiega la socia, dove per custodi si intendono quegli “agricoltori che si impegnano nella conservazione, nell’ambito dell’azienda agricola ovvero in situ, delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica, secondo le modalità definite dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano”, in base a quanto recita l’articolo 2 comma 3 della Legge del primo dicembre 2015, n. 194. Legge recepita dalla Regione Abruzzo con la Deliberazione della Giunta Regionale 1050 del 28 dicembre 2018 e successivi provvedimenti. Con il Decreto Mipaaf (oggi Masaf) n° 0069389 del 12 febbraio 2021 il Giardino è stato riconosciuto nell’Anagrafe Nazionale della Biodiversità di Interesse Agricolo e Alimentare per la presenza di alcune varietà di mele iscritte, appunto, nell’Anagrafe.
Mela Limoncella, Mela Gelata, Mela Renetta Ruggine e Mela Zitella sono le quattro varietà di mele conservate nel Giardino.
La Mela Limoncella è un’antica varietà di origine imprecisata, molto conosciuta in tutte le regioni meridionali, area Etna della Sicilia, Calabria, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Molise e Campania, dov’è ancora coltivata nella provincia di Avellino, destinata ai mercati locali o commercializzata a chilometro zero. “Le tre cultivar del Giardino della Memoria appartengono a varietà ritrovate nell’aquilano, nel territorio di San Felice d’Ocre. I nomi Meloncella o Limoncella – precisa Emanuela Mariani – sono riferiti al suo gradevole gusto acidulo capace di ricollegare il consumatore che già la conosce ai sapori a alle atmosfere dell’inverno. Varietà tra le più caratteristiche e di immediata riconoscibilità, dalla marcata identificazione con il territorio“.
La Mela Limoncella è molto conosciuta in tutte le regioni meridionali (Fonte foto: NoixLucoli OdV)
Diffusa nel Centro e nel Sud Italia è invece la Mela Gelata; “le marze per l’innesto realizzato al Giardino della Memoria di Lucoli provengono dal territorio di Capitignano (L’Aquila). Cultivar autunno invernale, apprezzata per la pezzatura e per la precocità e produttività degli alberi, oltre che per l’intenso profumo delle mele. È tra le cultivar dal germoplasma giunto dai secoli passati ai giorni nostri – continua la socia – rappresentava fino al 1964 il 20% della produzione in Abruzzo e Molise e il 9% di quella siciliana, oltre ad essere presente in Toscana come mela ‘dall’Olio’. Oggi può definirsi in via di estinzione. Ottima da consumare fresca per la spiccata fragranza e croccantezza dei frutti appena raccolti”.
La Mela Renetta Ruggine è un’antica varietà di origine sconosciuta, presente in Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria. “Uno dei sinonimi più diffusi è quello di mela ruzza-raggiata, da intendersi quale sinonimo di ruggine. La pianta madre è un esemplare molto vecchio ritrovato nell’aquilano nel frutteto delle Sorelle Povere di S. Chiara a Paganica di Montereale (Aq). Nonostante il suo aspetto poco appariscente, ha una pasta dolce. I frutti, di piccola pezzatura (76 grammi), sono di forma obloide con leggera asimmetria in sezione longitudinale (altezza 42 millimetri, diametro massimo 57 millimetri)”.
La Mela Renetta Ruggine è presente in Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria (Fonte foto: NoixLucoli OdV)
Infine, la Mela Zitella è un’antica varietà di origine sconosciuta presente in Abruzzo, Molise, Lazio, Campania e nel meridione che prende il nome dalla maturazione tardiva, tipica di questa specie. “Frutti con discrete caratteristiche organolettiche, ma non rispondenti agli standard attuali. La sua caratteristica peculiare è la longevità: si conserva infatti fino a sei mesi in ambiente privo di luce e fresco. Il frutto contiene poca pectina, ragion per cui non gelifica al di sopra di una certa temperatura. Il nome deriva dal fatto che un tempo le donne nubili erano solite utilizzare la sua polpa come cosmetico”.
Oltre a queste quattro mele nel Giardino si possono trovare anche peri, susini, ciliegi, gelsi, pesco platicarpa, ribes, corbezzolo e giuggiolo.
Tutti questi alberi sono adottati e chi adotta una pianta ne raccoglie anche i frutti. Chi adotta “versa, talvolta e senza canoni predefiniti, delle modeste cifre per la cura dell’albero. Molti alberi sono adottati da stranieri, più sensibili ai temi” afferma Emanuela. L’adozione è infatti la modalità di finanziamento scelta dall’Associazione, che è composta infatti, è doveroso ricordarlo, da tutti volontari: “non abbiamo dipendenti e per Statuto nessun socio può ricevere compensi dall’attività associativa. Fatti salvi i ruoli di rappresentanza, amministrativi e decisori del direttivo, tutti i soci contribuiscono quando possono al lavoro comune necessario al mantenimento del Giardino. Le cure di un frutteto sono molteplici e se a questo si aggiungono gli sfalci di erba necessari per garantire l’accesso ai visitatori si può comprendere l’impegno necessario“.
Oltre all’impegno richiesto nella difesa delle piante, in quanto “le fitopatie rappresentano una vera emergenza: da tre anni le piante vengono attaccate da malattie fungine perché il clima è troppo umido, la primavera è troppo piovosa e soprattutto l’estate ha temperature molto calde. Il Giardino della Memoria fruisce di poche fonti di acqua, che si assottigliano in estate per i consumi incrementati e questo contribuisce a minacciare il frutteto. Anche l’assenza di misure di difesa nei terreni vicini e abbandonati contribuisce alla diffusione dei patogeni”.
La ticchiolatura è la principale malattia fungina con cui devono fare i conti, ma ci sono stati anche dei casi di maculatura bruna e oidio.
Turismo, internazionalità e tante idee in testa
Alla base delle attività di NoixLucoli Odv c’è l’idea di diffondere la cultura del volontariato e l’attenzione per il territorio di Lucoli attraverso la partecipazione ad iniziative di salvaguardia ambientale.
“Ci interroghiamo spesso da semplici volontari sul come poter invertire la tendenza allo spopolamento dei territori più tradizionalmente rurali. Le possibili soluzioni sono molteplici e complesse come il problema. L’unica certezza – precisa Emanuela – è la necessità e l’urgenza di politiche pubbliche decise e coraggiose. All’interno del territorio di Lucoli ci sono meccanismi relazionali e processi socioeconomici disomogenei tra le frazioni (ben diciassette), i centri delle stesse e le case sparse. Il Comune dovrebbe sviluppare delle politiche di coesione all’interno del territorio comunale e tra i comuni limitrofi”.
Molto importante a tal proposito è anche il legame con il turismo, grazie alle attività didattiche e culturali organizzate nel Giardino della Memoria soprattutto nel periodo estivo e che richiamano molte presenze tra gli addetti al settore.
L’intero progetto è molto seguito anche all’estero e fin dall’inizio c’è stata, e prosegue tuttora, una collaborazione internazionale con Keren Kayemeth LeIsrael, la più antica Organizzazione ecologica al mondo “che da oltre un secolo opera a beneficio dello sviluppo, della bonifica e del rimboschimento della Terra di Israele”. “Per l’anniversario dei dieci anni del Giardino ci ha donato una pianta di olivo proveniente dalle colline di Gerusalemme, dono graditissimo visto che appartiene al genoma degli olivi dell’orto dei Getsemani” conclude con entusiasmo Emanuela Mariani.
Uno dei tanti momenti di incontro nel Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli (Fonte foto: NoixLucoli Odv)
NoixLucoli Odv https://www.noixlucoli.it/
Via Madonna del Colle, 13 – 67045 Lucoli (Aq)
Cel: +39 3489366586
Email: info@noixlucoli.it
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melo “cipolla”
I “frutti antichi” abbandonati perchè irregolari e dalle limitate capacità produttive sono come le galline vecchie, ce ne sono tante e – oltre al buon brodo – in alcuni casi fanno pure le uova d’oro. L’atteggiamento dei consumatori verso la frutta è cambiato e si comincia a ricercare il sapore genuino. Questo non significa che dobbiamo abbandonare il miglioramento genetico per buttarci sulle vecchie varietà, che negli anni sono state accantonate per i più svariati motivi (ridotta shelf life, limiti produttivi e agronomici ecc.) e che rappresentano a livello commerciale una nicchia per professionisti, oltre a un patrimonio genetico utile per le nuove selezioni. Ad esempio, in alcune colture come l’albicocco, il sapore non è sempre all’altezza delle aspettative (quest’anno in particolar modo) ed è qui che il dettagliante trova “conforto” nelle vecchie varietà, brutte da vedere, ma buone da mangiare.
Il motivo di questo differenziale è legato al sapore. Coltivare frutti antichi e varietà orticole che si sono perse nel tempo, col passo lento delle stagioni e senza l’ansia del mercato è una filosofia di vita che comincia ad animare i pensieri di alcuni frutticoltori.
Abbiamo parlato molto della “frutta antica“ coltivata nel Giardino della Memoria, si tratta di varietà non più coltivate e spesso perdute nel tempo e sconosciute ai più, che ci consentono però di conservare, grazie ai semi, il dna e di preservarle dalla definitiva scomparsa. Coltivare specie antiche non significa solo essere custodi e trasmettere conoscenze popolari, ma anche difendere un’identità territoriale, un crocevia geografico che queste specie hanno rappresentato nella storia della nostra regione, del nostro Paese.
I frutti degli alberi del Giardino della Memoria non sono belli, sono spesso di forma irregolare, con una buccia ruvida, ma offrono tanti altri vantaggi: sono robusti, ricchissimi di vitamine e rappresentano un concentrato di sostanze nutritive veramente speciali. Hanno un sapore perduto. Oltre a questo chi mai mangerebbe oggi una mela cotogna, che è dura come un sasso e la si può consumare solo se cotta. Oggi chi cuoce ancora la frutta? Un tempo invece, i lavoratori dei campi sì, e in questo modo avevano la frutta conservata per molti mesi all’anno.
Nel Giardino ci sono anche molte api e la loro presenza garantisce una funzione preziosa, perché questi insetti aiutano l’impollinazione delle piante che, insieme ai nostri soci, tutti volontari, custodiscono questa ‘banca’ a cielo aperto mantenendo viva l’area, per mantenere vivo un vero e proprio patrimonio della biodiversità.
Il Giardino della Memoria di Lucoli fornisce uno strumento per conoscere l’ambiente che ci circonda e classificare alcuni fruttiferi che lo popolano, sono temi che i musei scientifici trattano e mettono a disposizioni delle scuole e del pubblico, in un momento storico dove tanti organismi si sono ormai estinti e tanti altri sono in pericolo di estinzione. La diversità vegetale (di ambienti naturali e in agricoltura) è oggi un tema di estrema attualità e sta alla base delle scienze naturali, dove l’approccio sperimentale (osservazione, formulazione di ipotesi, verifica e elaborazione di risultati) è concretizzato.
Il Giardino vuole essere anche una specie di museo partecipato ove proponiamo percorsi didattici e laboratori che mirano a far conoscere l’importanza della biodiversità, delle varietà agronomiche locali e della loro tutela e conservazione, temi attuali in un ambiente in continuo divenire.
Nonostante la paventata pioggia ci siamo riuniti per lavorare e a fine giornata il Giardino della Memoria, il roseto e il Parco della Rimembranza risultavano pronti per la prossima festa di San Giovanni: erba rasata e beni comuni curati.
Un nostro socio ha parlato dello “spirito di servizio che arricchisce” mai frase è risultata più vera eravamo tutti stanchi ma felici per esserci ritrovati e per il buon lavoro fatto. Tutti potranno apprezzare la cura e la bellezza di questo luogo di Lucoli.
Grazie di cuore a tutti i soci e…alla prossima!
Ringraziamo Silene Soldati (il nostro futuro) per le belle foto che ci ha regalato.
L’emergenza in Emilia Romagna ha mostrato ancora una volta la grande disponibilità al volontariato degli italiani.
Volontari sono però più fuori che dentro un’associazione. Lo stesso accade per l’attivismo civico sui beni comuni dinamica che viviamo, impegnati con un bene comune del territorio: Il Giardino della Memoria del Sisma del 2009.
La nostra Associazione ben conosce questa dinamica, oltre al lavoro riguardante la mission associativa, lavora costantemente per cercare di sviluppare un ecosistema stabile, con delle forme di collaborazione strutturate e consolidate, che possano attrarre energie, persone, risorse attorno al tema dell’ambiente e dei beni comuni. Questo sforzo dispiega il 50% delle nostre energie con risultati non eclatanti, che, se paragonati al calo nazionale dei volontari, appaiono, invece, buoni: riusciamo ad incrementare il numero dei soci.
L’Istat ha condotto un’indagine ed ha rilevato un calo delle motivazioni al volontariato.
Questo dato è stato affiancato ad altri indicatori relativi alla partecipazione, ad esempio la partecipazione al voto: non tanto nelle elezioni politiche, ma nelle amministrative In generale è evidente (e non da oggi) che c’è una difficoltà di tenuta delle forme più classiche della partecipazione, forse delle forme novecentesche della partecipazione, fra cui anche l’associazionismo. Un altro pensiero è legato alla trasformazione demografica, sia perché le persone potenzialmente attive nel volontariato sono oggettivamente meno di un tempo, soprattutto tra i giovani, sia perché c’è una fascia di popolazione i 60-65enni, quelli che un tempo con la pensione si dedicavano al volontariato – che oggi invece dopo il lavoro o accanto al lavoro deve dedicare molto tempo al welfare familiare, alla cura di genitori anziani non autosufficienti: da un lato così si ha meno tempo disponibile per il volontariato classico, dall’altro lato però queste persone praticano una modalità di relazione solidale gratuita che l’Istat non vede.
Siamo convinti che ci sia anche una crisi culturale profonda, quasi filosofica, dei grandi motori culturali della motivazione all’altruismo e alla solidarietà. L’umanesimo di tipo cristiano cattolico piuttosto che la solidarietà del movimento operaio si sono molto affievoliti quindi, queste motivazioni i giovani o le hanno respirate dentro i circuiti familiari, quasi con un passaggio di testimone oppure… non sanno cosa siano.
NoiXLucoli è impegnata su vari temi: quelli ambientali, la rigenerazione, la cura dei beni comuni, degli spazi comuni. Tutto questo funziona molto bene in alcune realtà perché attira partecipazione, forse a Lucoli occorrerebbe moltiplicare gli sforzi anche a livello di Amministrazione pubblica per sviluppare una cultura in tal senso. I nostri soci vivono anche il bisogno di reciprocità e per questo ci sforziamo di essere promotori di lavoro insieme, incontri tematici e conviviali. Questa effervescenza non si trasforma in forme stabili di volontariato: resta molto legata alla situazione, però notiamo una energia, una motivazione solidale e prosociale attorno ai beni comuni, il nostro Giardino, la nostra Abbazia… che in ogni caso rappresenta qualcosa. Non c’è solo ripiegamento.
Dopo questa piccola analisi dei “sentimenti” dei volontari ricordiamo a tutti che ci vedremo il 10 Giugno p.v. per il lavoro comune al Giardino della Memoria. Non solo lavori di manutenzione ma anche esame di temi cari all’agricoltura come quelli degli innesti e delle marze. Nuovi amici si uniranno a noi per l’adozione di due alberi e concluderemo con i discorsi di chi si ritrova in allegria.
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non solo il lavoro ma anche l’accoglienza della famiglia Cambio che vede parte delle sue origini a Lucoli
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Il premio per l’orto biodiverso
NoiXLucoli da tredici anni protegge la biodiversità frutticola all’interno del Giardino della Memoria del Sisma
Il Giardino della Memoria è stato curato i primi di maggio rasando l’erba e nutrendo le preziose piante dei frutti antichi che vi si coltivano, attività svolta da un manutentore che ha un contratto con la nostra Associazione. I costi agricoli sono importanti anche perché nessuna forma di commercializzazione dei frutti viene realizzata per produrre ricavi.
Senza la natura e la sua preziosa biodiversità non avremmo aria pulita, acqua, cibo di qualità. Non potremmo emozionarci per il susseguirsi delle stagioni, lo sbocciare dei fiori in primavera e non potremmo riscoprire i sapori genuini dei frutti coltivati biologicamente.
NoiXLucoli da tredici anni protegge la biodiversità frutticola a Lucoli , difende le specie botaniche in corso di erosione genetica, tutela il prezioso habitat circostante l’Abbazia di San Giovanni Battista, parla di natura ai ragazzi e alla gente. I nostri soci con queste azioni mantengono ancora vivo il ricordo delle vittime del terremoto del 2009.
Per proteggere queste piccole e grandi meraviglie della natura e questi valori abbiamo bisogno di sostegno economico: è tempo di dichiarazione dei redditi e anche quest’anno vi invitiamo, se potrete e vorrete, a destinare il 5 per mille delle imposte che ciascuno di voi verserà (o ha già versato) all’Erario a favore della nostra Associazione.
In tanti anni abbiamo sempre mantenuto le nostre promesse e abbiamo meritato la fiducia della Comunità e di chi si immedesima nei nostri valori.
"True friends are those who are supportive and reliable in times of need, not those who flatter you when they want something from you. Not everyone who is willing to compliment you is also going to be a true, strong friend in one's time of need" (William Shakespeare).
Gillian e Dan Nevers hanno un albero di pero adottato nel Giardino della Memoria di Lucoli e con grande piacere, quando tornano in Italia, lo vogliono vedere. Sono soci della nostra Associazione e quest’anno hanno, come sempre, donato un piccolo sostegno economico per la coltivazione del loro albero.
Hanno una grande sensibilità ambientale e sono dei veri amici della nostra Associazione volendo sempre sapere le difficoltà e i successi che essa vive. Siamo commossi, persone come loro ci aiutano ad andare avanti nei momenti di difficoltà.
Alla ricerca dei Frutti Antichi: una nuova cultivar è stata piantata nel Giardino della Memoria il “Biricoccolo”
Il compito della nostra Associazione, spesso poco visibile ai più, è anche quello di ridare significato ai frutti antichi; ricercarli e recuperarne conoscenze intorno ai nomi, agli usi, agli aspetti agronomici; contribuire alla reintroduzione; riassaporarli e condividerli. Gli alberi della tradizione alimentare dovrebbero essere considerati veri e propri beni culturali da tutelare in quanto patrimonio collettivo: ricominciare a coltivarli nel Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli significa riallacciare un legame identitario con un’agricoltura del passato che vive assieme alla natura che la circonda, rispettandola e costituendone parte integrante.
Le specie coltivate solo 50 o 100 anni fa sono state bruciate o estirpate, relegate ai margini di un modello di agricoltura che predilige la quantità di prodotto alla sua sostenibilità, le varietà di frutta della tradizione alimentare italiana si sono ridotte notevolmente, fin quasi a scomparire. Con esse si stanno perdendo una varietà di sapori, aromi e profumi; di caratteristiche morfologiche specifiche di ogni varietà. Di alcuni frutti antichi oggi rimangono pochi esemplari che risultano di non facile riconoscimento e anche le denominazioni dialettali sono cadute nell’oblìo o vengono confuse, uno di questi è il “Biricoccolo” del quale attualmente rimangono cenni di coltivazione in Emilia Romagna e in Campania.
Probabilmente si tratta di un antichissimo incrocio tra l’albicocco e il mirabolano. Chiamato anche Susinococco è un ibrido spontaneo tra P. armeniaca x P. cerasifera. Questo ibrido viene attualmente denominato albicocco nero (Prunus x dasycarpa) ed incluso tra le specie molto affini all’albicocco (Maguly e Laimer, 2011). Osservato fin dal 1755, dagli abati francesi Nolin e Blavet, che lo chiamarono “albicocco violetto”, in seguito fu studiato dal botanico Le Berriays (1755) che lo denominò “albicocco del Papa”.
La pianta del Biricoccolo si presenta con un robustissimo e profondo apparato radicale e fascicolato. I suoi rami, sono estremamente fitti e molto robusti, caratteristica ereditata dall’albero del Prugnolo. Il frutto del Biricoccolo, chiamato anche prugna selvatica, matura durante i mesi estivi, dal mese di giugno al mese di luglio. La pianta di Biricoccolo, per poter garantire un’abbondante fioritura e di conseguenza abbondante produzione di frutta, deve essere coltivato in zone estremamente soleggiate, per questo lo abbiamo collocato in una sezione del Giardino in pieno sole.
La pianta, di per sé, è molto robusta e resiste benissimo al caldo, al vento ma soprattutto al freddo invernale, resistendo anche alle temperature che arrivano a -15° C.
Per quanto riguarda il terreno, la pianta non è particolarmente esigente. Cresce sana, forte e vigorosa sia in terreni con forte presenza di argilla, sia in terreni con un’alta presenza calcarea In entrambi i casi, i terreni devono essere sempre ben drenati.
Ci auguriamo che questo esemplare possa ben vegetare nel Giardino della Memoria … naturalmente la nuova pianta è in adozione, cerca cioè qualcuno che ne raccolga i frutti e insieme a noi lo curi.