Non usiamo concimi chimici, non volendo compromettere i cicli biogeochimici di fosforo e azoto: l’uso di fertilizzanti a base di fosforo, così come quello di concimi azotati, ha avuto come risultato l’inquinamento degli ecosistemi, delle falde acquifere e dei corsi d’acqua in essi inseriti, non siamo interessati a massimizzare le rese e manteniamo un buono stato di salute del suolo.
Già dalla piantagione del primo albero, simbolo del Giardino, ci siamo rivolti ai bambini |
Veduta del Giardino della Memoria di Lucoli (foto Maimeri) |
Nella sezione “Giardino dei Semplici” gli insetti impollinatori trovano molti fiori |
Senza questo grande uomo il Giardino della Memoria di Lucoli forse non esisterebbe o non sarebbe comunque lo stesso.
La didattica per le scuole al Giardino della Memoria: Enzo Sebastiani docente |
L’autorevolezza di un sapiente |
Enzo in qualità di socio onorario della nostra Associazione seguirà le scelte botaniche del Giardino, collaborerà con il nuovo manutentore trasferendo lo storico degli interventi sulle piante e si occuperà dell’aggiornamento dei nostri soci.
Dalla pianta selvatica alle moderne varietà, il melo ha accompagnato la storia dell’uomo sia come frutto fresco, sia grazie ad alcuni suoi derivati come, per esempio, il sidro e la «apple pie», che è la classica torta di mele americana.Il melo selvatico europeo (Malus sylvestris) è un alberello, spesso cespuglioso, diffuso in tutta Europa, che vegeta ai margini dei boschi e nelle siepi campestri in singoli individui o in piccoli gruppi.Solo raramente riesce a svilupparsi pienamente nella forma arborea: in questi casi può raggiungere una dimensione considerevole, con un’altezza anche superiore ai 10 metri e una longevità di oltre 100 anni. Produce frutti relativamente piccoli (3-4 cm) che a maturità, tra luglio e settembre, sono di colore verde giallastro, duri, aspri e astringenti.Però, se si lasciano sovrammaturare, specie dopo i primi geli autunnali, la loro polpa perde parte dell’astringenza e dell’acidità e diviene dolce e succosa.
Mela Limoncella del Giardino della Memoria |
La Dottoressa Elena Sico Direttore del Dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo in visita al Giardino della Memoria |
Una breve storia del Giardino della Memoria ed il suo significato morale e scientifico |
Una delle cultivar più ammirate: la mela a candela |
La cultivar del Pero cotogno |
I visitatori accompagnati dal Prof. Giuseppe D’Annunzio |
Il Giardino della Memoria di Lucoli sito di conservazione della Biodiversità Vegetale |
Il foliage del Giardino della Memoria – Ottobre 2021 |
Melo Romanella |
Mela Romanella il frutto |
Ringraziamo i nostri affezionati amici che ci sostengono e contribuiscono a far conoscere questa nostra esperienza in California dove vivono e per meglio ringraziarli li abbiamo messi a lavorare! Ci hanno aiutato a togliere le reti di protezione delle 9 piante che proteggiamo come Agricoltori Custodi.
L’occasione è buona per lavorare: tolte le reti protettive agli alberi posizionate per preservare i frutti |
Gillian and Dan Nevers |
I have a special fondness for pears-so, it’s fitting that the tree Dan and I adopted in the Garden of Remembrance is a pear tree. It’s a Williams, or as we call them in Wisconsin where I live, a Bartlett pear. There were no Williams pears last Sunday, so I purchased a dozen Harrows-a slightly smaller pear with similar texture and taste.
That afternoon I made a pear tart.
Il Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli è un luogo molto amato dai volontari che lo accudiscono e non solo da loro.
E’ un monumento verde nato dalla solidarietà di molti e dedicato alle vittime del terremoto d’Abruzzo del 2009, in dieci anni è divenuto anche un “libro” vivente che contiene tante storie di piante, anche quelle delle mele che raccontano le vicissitudini delle loro esistenze nell’Appennino Aquilano. Anche la storia di altre specie come quella del rosmarino che gli antichi chiamavano la “rugiada del mare” e che difendeva le case dal male, era di buon auspicio per gli sposi, era l’erba della memoria, era l’elisir della giovinezza e nel nostro monumento verde si dispiega sulla muraglia. La storia del Gelso che vegeta nel Giardino, propagato da quello ultracentenario che vive di fronte l’Abbazia di San Giovanni: il morus nigra, il “moro” dei contadini. Per una tradizione antichissima e leggendaria il colore delle “more” (bianche o nere) è fatta risalire a una triste faccenda d’amore che accadde in Babilonia, come documentò Ovidio, quella tra Piramo e Tisbe. I gelsi neri portano il lutto dei due innamorati, così pensavano i romani e non potevano prevedere che ai giorni nostri i morus nigra si stanno estinguendo mentre i gelsi cinesi (con more bianche) si diffondono.
Veduta del Giardino e dell’Abbazia di San Giovanni Battista (foto Manieri) |
Cultivar Melo Zitella |
Trascorso un anno ci siamo ritrovati per lavorare alla manutenzione del Giardino come volontari dell’era Covid.
Restauro della “casa” dei nomi delle vittime del sisma del 2009 |
Realizzata una nuova aiuola all’interno del Giardino e nuove panchine che godranno dell’ombra della quercia. |
La cura degli alberi: il Sorbo domestico adottato dagli amici californiani Ruth White ed Alan Block aveva bisogno di sostegni.
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Dopo una giornata di lavoro la foto ricordo |
Ringraziamo i Professori Giuseppe D’Annunzio e Fernando Lucchese per averci visitato al Giardino |
Cultivar Melo cipolla |