Novembre del 1943. L’Europa è sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale. Un soldato inglese, Leslie Young, prigioniero a Fontanellato, vicino Parma, riesce a scappare. Segue i sentieri nei campi, nei boschi, arriva alle montagne e giù, giù, in un cammino disperato alla ricerca dei commilitoni. Lungo il percorso viene aiutato dalla povera gente dei piccoli paesi dell’Appennino, finché stremato dal freddo e dalla fame arriva a Lucoli (AQ).
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Alla ricerca dei Frutti Antichi: una nuova cultivar è stata piantata nel Giardino della Memoria il “Biricoccolo”
Il compito della nostra Associazione, spesso poco visibile ai più, è anche quello di ridare significato ai frutti antichi; ricercarli e recuperarne conoscenze intorno ai nomi, agli usi, agli aspetti agronomici; contribuire alla reintroduzione; riassaporarli e condividerli. Gli alberi della tradizione alimentare dovrebbero essere considerati veri e propri beni culturali da tutelare in quanto patrimonio collettivo: ricominciare a coltivarli nel Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli significa riallacciare un legame identitario con un’agricoltura del passato che vive assieme alla natura che la circonda, rispettandola e costituendone parte integrante.
Le specie coltivate solo 50 o 100 anni fa sono state bruciate o estirpate, relegate ai margini di un modello di agricoltura che predilige la quantità di prodotto alla sua sostenibilità, le varietà di frutta della tradizione alimentare italiana si sono ridotte notevolmente, fin quasi a scomparire. Con esse si stanno perdendo una varietà di sapori, aromi e profumi; di caratteristiche morfologiche specifiche di ogni varietà. Di alcuni frutti antichi oggi rimangono pochi esemplari che risultano di non facile riconoscimento e anche le denominazioni dialettali sono cadute nell’oblìo o vengono confuse, uno di questi è il “Biricoccolo” del quale attualmente rimangono cenni di coltivazione in Emilia Romagna e in Campania.
Probabilmente si tratta di un antichissimo incrocio tra l’albicocco e il mirabolano. Chiamato anche Susinococco è un ibrido spontaneo tra P. armeniaca x P. cerasifera. Questo ibrido viene attualmente denominato albicocco nero (Prunus x dasycarpa) ed incluso tra le specie molto affini all’albicocco (Maguly e Laimer, 2011). Osservato fin dal 1755, dagli abati francesi Nolin e Blavet, che lo chiamarono “albicocco violetto”, in seguito fu studiato dal botanico Le Berriays (1755) che lo denominò “albicocco del Papa”.
La pianta del Biricoccolo si presenta con un robustissimo e profondo apparato radicale e fascicolato. I suoi rami, sono estremamente fitti e molto robusti, caratteristica ereditata dall’albero del Prugnolo. Il frutto del Biricoccolo, chiamato anche prugna selvatica, matura durante i mesi estivi, dal mese di giugno al mese di luglio. La pianta di Biricoccolo, per poter garantire un’abbondante fioritura e di conseguenza abbondante produzione di frutta, deve essere coltivato in zone estremamente soleggiate, per questo lo abbiamo collocato in una sezione del Giardino in pieno sole.
La pianta, di per sé, è molto robusta e resiste benissimo al caldo, al vento ma soprattutto al freddo invernale, resistendo anche alle temperature che arrivano a -15° C.
Per quanto riguarda il terreno, la pianta non è particolarmente esigente. Cresce sana, forte e vigorosa sia in terreni con forte presenza di argilla, sia in terreni con un’alta presenza calcarea In entrambi i casi, i terreni devono essere sempre ben drenati.
Ci auguriamo che questo esemplare possa ben vegetare nel Giardino della Memoria … naturalmente la nuova pianta è in adozione, cerca cioè qualcuno che ne raccolga i frutti e insieme a noi lo curi.
Quando NoiXLucoli ripristinò, nel 2015, il Parco della Rimembranza di Lucoli, in occasione dei 100 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, si decise di piantare, a ricordo delle 91 vittime di Lucoli, degli alberi di maggiociondolo. Non c’era spazio per 91 alberi (due sembravano essere rimasti dall’originario impianto: la grande quercia sul piazzale dell’Abbazia ed il cipresso che le è vicino) e così si piantarono nove maggiociondoli ognuno a simboleggiare il ricordo di dieci caduti.
Dopo otto anni gli alberi vegetano bene e soltanto due esemplari sono stati dovuti sostituire.
Queste splendide piante fanno da cornice alla scultura realizzata da Valter Di Carlo dal titolo “elevazione” che deve riportare al sacrificio dei soldati: le guerre passano, dopo cento anni le famiglie non ci sono più e dei soldati nessuno tiene più il ricordo.
Maggio si avvicina è il mese delle rose e delle spose. E, anche, del maggiociondolo, piccolo albero caducifoglio che può raggiungere un’altezza variabile dai 4 ai 6 metri. E’ anche chiamato laburno, il maggiociondolo ha una corteccia liscia e rami verde scuro, dai quali pendono piccoli ramoscelli. I suoi fiori, molto profumati, sono di colore giallo oro e adornano grappoli penduli che possono raggiungere i 25 centimetri di lunghezza.
Osservare questi alberi vicino al campanile dell’Abbazia di San Giovanni Battista è indubbiamente un piacere per la vista, con le loro macchie colorate che spiccano a contrasto delle retrostanti piante di querce.
Non tutti sanno che questo bellissimo arbusto è velenoso in ogni sua parte, sono però principalmente i semi contenuti nei baccelli, in particolar modo quando non sono ancora maturi, ad essere carichi di sostanze velenose.
Con l’ingestione anche di un solo seme si manifesta l’intossicazione, stranamente invece alcuni animali selvatici (come lepri, conigli e cervi) possono nutrirsi di questi semi senza alcuna conseguenza: per questo, in alcune regioni esso viene considerato una pianta magica.
Si narra anche che le streghe lo utilizzassero per preparare pozioni e bevande, e durante i sabba cavalcassero un bastone realizzato con il legno di questa pianta bella e misteriosa.
I maggiociondoli arricchiscono il paesaggio attorno al bene storico architettonico più importante di Lucoli: l’Abbazia di San Giovanni Battista e i nostri soci si prendono cura anche di questi testimoni vivi di una memoria che vale la pena di coltivare: quella dei tanti giovani del territorio che non fecero più ritorno a casa. Torna un altro maggio e noi ricorderemo questi ragazzi curando il Parco.
PER RICORDARE UN AMICO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE E DEL TERRITORIO DI LUCOLI: BRUNO LUDOVICI
Abbiamo appreso con tristezza della scomparsa di Bruno Ludovici con il quale abbiamo collaborato su iniziative in memoria di San Franco di Assergi.
Lo abbiamo stimato per la sua gentilezza, cultura e passione per i territori, compreso quello di Lucoli.
E’ stato molto vicino al Giardino della Memoria e ai suoi frutti antichi anche per la sua passione per la cura del patrimonio ambientale e boschivo.
Ci mancheranno la sua positività, motivazione ed esperienza qualità che ci hanno sostenuto non poche volte nel percorso di vita della nostra Associazione.
A Lucoli resta testimone della sua persona l’albero di ciliegio dedicato a San Franco che piantammo insieme in occasione dell’ottocentenario della morte del Santo.
Dedichiamo un pensiero affettuoso ad Ivana sua gentile consorte.
La nostra Associazione dedicherà un albero del Giardino della Memoria a Bruno ed Ivana come segno di gratitudine pe r la loro vicinanza a questo progetto e per l’aiuto più volte fornitoci, non ultimo per la passione di Bruno per i frutti antichi e gli innesti.
Gillian and Dan Nevers |
I have a special fondness for pears-so, it’s fitting that the tree Dan and I adopted in the Garden of Remembrance is a pear tree. It’s a Williams, or as we call them in Wisconsin where I live, a Bartlett pear. There were no Williams pears last Sunday, so I purchased a dozen Harrows-a slightly smaller pear with similar texture and taste.
That afternoon I made a pear tart.
Il Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli è un luogo molto amato dai volontari che lo accudiscono e non solo da loro.
E’ un monumento verde nato dalla solidarietà di molti e dedicato alle vittime del terremoto d’Abruzzo del 2009, in dieci anni è divenuto anche un “libro” vivente che contiene tante storie di piante, anche quelle delle mele che raccontano le vicissitudini delle loro esistenze nell’Appennino Aquilano. Anche la storia di altre specie come quella del rosmarino che gli antichi chiamavano la “rugiada del mare” e che difendeva le case dal male, era di buon auspicio per gli sposi, era l’erba della memoria, era l’elisir della giovinezza e nel nostro monumento verde si dispiega sulla muraglia. La storia del Gelso che vegeta nel Giardino, propagato da quello ultracentenario che vive di fronte l’Abbazia di San Giovanni: il morus nigra, il “moro” dei contadini. Per una tradizione antichissima e leggendaria il colore delle “more” (bianche o nere) è fatta risalire a una triste faccenda d’amore che accadde in Babilonia, come documentò Ovidio, quella tra Piramo e Tisbe. I gelsi neri portano il lutto dei due innamorati, così pensavano i romani e non potevano prevedere che ai giorni nostri i morus nigra si stanno estinguendo mentre i gelsi cinesi (con more bianche) si diffondono.
Veduta del Giardino e dell’Abbazia di San Giovanni Battista (foto Manieri) |
Cultivar Melo Zitella |
Trascorso un anno ci siamo ritrovati per lavorare alla manutenzione del Giardino come volontari dell’era Covid.
Restauro della “casa” dei nomi delle vittime del sisma del 2009 |
Realizzata una nuova aiuola all’interno del Giardino e nuove panchine che godranno dell’ombra della quercia. |
La cura degli alberi: il Sorbo domestico adottato dagli amici californiani Ruth White ed Alan Block aveva bisogno di sostegni.
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Dopo una giornata di lavoro la foto ricordo |
Ringraziamo i Professori Giuseppe D’Annunzio e Fernando Lucchese per averci visitato al Giardino |
Cultivar Melo cipolla |
PERCHÉ CHIEDIAMO IL 5 PER 1000?
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