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Un magnifico esemplare di Bulbocodium Versicolor e le montagne di Campo Felice. Foto di E. Mariani |
Una famiglia di Bulbocodium Versicolor. Foto di E. Mariani |
Il Bulbocodium Vernum che da poco ha cambiato nome e si chiama Bulbocodium Versicolor è un genere di pianta molto antica e rara a Campo Felice. E’ genericamente definito “croco” il termine “kròke” fu dato da Teofrasto per indicare il filamento e i lunghi stimmi che simboleggiavano un legame d’amore.
Nella mitologia greca Kròkos era un giovane innamorato della ninfa Smilax: un amore destinato a finire perchè lui era mortale. Gli dei impietositi decisero di trasformare Smilax in Salsapariglia (Smilax aspera) e Kròkos in un bel fiore. In ricordo di tale amore impossibile il fiore rappresentò il “desiderio d’amore” e venne usato per adornare le tombe dei morti per amore. Anche nella civiltà minoica era un fiore sacro infatti a Cnosso e Festo compare come motivo ornamentale e per produrre una sostanza detta “crocina” usata come tintura.
Arrivando ai giorni nostri il croco è stato citato da tanti poeti tra cui G. Pascoli la cui prima strofa di questa poesia dice:
nel vaso d’argilla,
ch’è bello,e non l’ami,
coi petali lilla
tu chiudi gli stami
di fuoco….
Com’è facile calpestare un piccolo croco uccidendolo. L’Altopiano non deve essere calpestato va invece difeso. Foto di E. Mariani |
Natura da rispettare rifiuti di morte tra la neve che si scioglie: cartucce esplose. Foto di E. Mariani |
Natura da rispettare molti i rifiuti non biodegradabili: una sedia di plastica abbandonata nel sito del lago niveo. Recuperata e gettata nella differenziata! Foto di E. Mariani |
Le candele sotto gli alberi del Giardino della Memoria danzano nella notte |
Nella notte la preghiera di tante persone: nessun volto, un solo cuore per non dimenticare |
La lettura del libro di Dacia Maraini “Per Giulia” da parte della mamma di Giulia, Angela Carnevale |
Il monumento con i nomi delle vittime del sisma del 2009 illuminato nella notte |
Saranno accese delle fiammelle attorno agli alberi da frutto del Memoriale, messi a dimora in quel luogo per tenere vivo il ricordo della 309 vittime del terremoto.
Alle ore 20.30 il Parroco dell’Abbazia di San Giovanni Battista commemorerà con una piccola cerimonia le vittime del sisma presso il monumento con tutti i loro nomi. Insieme ripercorreremo con il ricordo e la preghiera l’itinerario di dolore di tante vite, consumato nel buio, in pochi sussulti, vite volate via in un brivido.
Gli alberi del Giardino, testimoni viventi del ricordo, illuminati dalle fiammelle, sembreranno prendere vita e comunicare con coloro che saranno intervenuti per non dimenticare.
Nella vicina Abbazia di San Giovanni Battista dalle ore 21.00 fino alle 24.00 si terrà una messa dedicata alle vittime del sisma ed una veglia di preghiera.
Solo da Lei voler.
Mosè Bianchi, ”Crocifissione” (1881) |
Il pronipote di Palumbo: Giulio Alfonso (n. l’1.9.1894 – m. il 25.8-1963) iniziò la ricerca degli scritti del suo avo (che nessuno della sua famiglia si era mai preoccupato di custodire) con l’intenzione di pubblicarli. Per ragioni di carattere economico dovette però desistere e non ci riuscì finche fu in vita. La Raccolta delle opere di Michele Palumbo fu pubblicata con l’aiuto e la passione di Francesco Di Gregorio nel 1969.
***
La Settimana Santa è la grande settimana. La settimana madre di tutte le altre. In questi giorni si moltiplicano gesti, parole, riti, simboli, quasi a sprecarsi rispetto alla nostra reale capacità di assumerli e interiorizzarne il senso profondo. Quest’anno coincide anche con il terzo anniversario del terremoto: nella notte tra il giovedì ed il venerdì Santo scatterà il ricordo delle fatidiche ore ‘3.32 del 2009.
L’itinerario spirituale e liturgico della Settimana Santa accompagna i credenti lungo i tornanti della passione, morte e risurrezione di Gesù, per vedere e riconoscere, in filigrana, le nostre personali e comunitarie passioni, morti e risurrezioni.
Abbiamo voluto rivolgerci con questa poesia piena di spiritualità a tutta la Comunità di Lucoli, costituita da credenti e non, riproponendo il pensiero di due suoi grandi concittadini: uno del passato, l’altro contemporaneo e che ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca letteraria ed al desiderio di costruire ed arricchire culturalmente la Comunità di Lucoli.
Ci è sembrato il miglior contributo, discreto ed equilibrato, per offrire degli stimoli ai cuori ed alle menti; stimoli che possano generare nuovi atteggiamenti di vita a partire da questo periodo dell’anno che, per i cristiani, ha un significato di rinascita.
I fiori del pesco platycarpa |
I fiori del susino angeleno |
Erba rasata, piante concimate, fiori sempre nuovi e curati: questo è il lavoro dei nostri soci |
I 309 nomi ed i fiori bianchi nel terreno |
E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi,
giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire:
eppure questo miracolo si produce mille migliaia di volte
nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera.
Perchè non dovrebbe prodursi nel cuore dell’uomo?
K a h l i l G I B R A N
II memoriale di Lucoli, voluto dalla nostra Associazione per ricordare le vittime del terremoto d’Abruzzo del 2009, vuole costituire una memoria-reale (questa è l’etimologia della parola), la ripresentazione attraverso gli alberi di ciò che è commemorato, la presenza reale di ciò che è già storia passata e che qui in questo luogo si comunica in modo efficace, per chi sa ascoltare e capire.
Per noi volontari è un’emozione coltivare con amore gli alberi che abbiamo piantato nella primavera del 2010 volendo ricordare le 309 vittime del terremoto.
Questi alberi, oggi, sono i narratori della storia di tante altre storie umane: quelle dei ragazzi della casa dello studente, quelle delle famiglie intere distrutte, quelle delle comunità dei paesi ed anche di quelle delle vittime di Lucoli.
C’è qualcosa di incredibilmente folosofico, se non addirittura di mistico nel dar vita e coltivare un giardino, soprattutto se è inteso come un bene comune donato alla Comunità.
Prendersi cura di un giardino risveglia i sensi intorpiditi dalla vita di tutti i giorni, è un luogo di evasione, un angolo di “paradiso” dove risvegliare i ricordi di un “uomo” ideale, dove poter ammirare i colori e la bellezza di fiori e frutti, dove lasciarsi avvolgere da profumi dimenticati, quasi un luogo dove poter ricreare condizioni ottimali di vita.
E tutto questo con l’orgoglio di un piccolo gruppo di amici che hanno la consapevolezza di aver costruito da soli un luogo simbolico per tenere vivo un ricordo, un luogo che curano con i loro sacrifici e senza stancarsi, simbolo della bellezza della natura, che arricchisce il territorio e l’Abbazia di San Giovanni Battista.
Questo è il nostro dono, disinteressato ed umile per ricordare, ancora, trascorsi tre anni, quel 6 aprile del 2009.
Giovedì 29 marzo 2012 ore 18.30
L’Associazione Abruzzese di Roma
(Piazza Cavour, 3 – Roma)
si svolgerà la conferenza sulla
Cultura Enogastronomica Abruzzese
tenuta dal Prof. Ernesto Di Renzo
Docente di Storia delle Tradizioni Popolari.
Dipartimento di Storia – Università di Roma Tor Vergata
Il Prof. Di Renzo in un’intervista (cliccare)
Durante l’incontro sarà presentato il corso: di cucina abruzzese che sarà curato dalla Dottoressa Maria Paola Di Giorgio.
Il cibo, e l’intero universo di precetti gastronomico-alimentari che ne regolano preparazione e consumo, costituiscono uno degli argomenti di più generalizzato dominio del nostro vivere quotidiano. Il cibo, costituisce oggi un’affollata e dibattuta arena del sapere erudito e della cultura ufficiale. Per lungo tempo, infatti, e praticamente fino alle soglie della contemporaneità, le dissertazioni sul cibo e sull’alimentazione hanno rappresentato per la comunità scientifica italiana e internazionale un esercizio del tutto privo di qualunque valore conoscitivo “vero”; hanno cioè rappresentato una tipologia del sapere di serie B da consegnarsi all’impegno di penne volenterose, magari colte, tuttavia distinte e distanti dal mondo della ricerca rigorosamente orientata. In altre parole, il discorso sul cibo ha incarnato una dimensione fatua del sapere nella quale, assai spesso, «lo studioso i cui interessi si spingevano in tale direzione si trovava ad affrontare il non facile compito di liberarsi da un certo qual senso di colpa». Un senso di colpa rinviante ad un diffuso e grossolano modo di pensare per il quale era da ritenersi scientificamente privo di significato non solo: tutto ciò che aveva il sapore del quotidiano [o dell’ozioso, o del popolare, o del godereccio], ma anche tutto ciò che era legato alla sfera domestica e quindi, sulla scorta di un’eredità ottocentesca difficile da eliminare, al lavoro femminile, di cui quello in cucina è certamente uno tra i più creativi (Il presente saggio è contenuto in: «Economia della cultura», n. 1, 2010, Il Mulino, Bologna).
Questa recente valorizzazione del cibo come “discorso” da affrontarsi sul piano della conoscibilità e del rigore scientifico, sottraendo la sfera gastronomico-alimentare ad una dimensione strettamente gourmettistica, manualistico-culinaria e domestico-femminile ha di fatto collocato il tema dell’alimentazione nella sua dimensione che più gli compete: quella culturale. E che il cibo, oltre ad essere nutrimento sia anche e soprattutto cultura sono lì a documentarcelo secoli di fonti scritte e interi repertori di testimonianze etnografiche. Da esse è possibile evincere come per l’uomo di ogni epoca storica e contesto geografico gli alimenti non sono mai stati semplice materia prima atta a soddisfare la necessità fisiologica della sopravvivenza, bensì prodotti fortemente investiti di significato sociale, religioso, comunicativo, identitario e, non ultimo gustativo-sensoriale.
Questi ed altri argomenti saranno trattati dal Prof. Di Renzo e dalla Dottoressa Di Giorgio, invitiamo i nostri soci a partecipare in molti.
Campo Felice rappresenta una delle aree appenniniche più interessanti dal punto di vista floristico
Sedum Nevadense |
Artemisia Atrata |
Klasea lycopifolia |
Sesleria uliginosa |
C.da Fonte Lappone – 86090 Pesche (IS)
Orto Botanico di Bergamo “Lorenzo Rota”
Passaggio Torre d’Adalberto 2,
24129 Bergamo – Italia
Loc. Farné 39 – 40042 Lizzano in Belvedere (BO)
Università di Salerno
Dr. Maria Adele Signorini
Dipartimento di Biotecnologie agrarie/Department of Agricultural Biotechnology
Università degli studi di Firenze/University of Florence
p.le delle Cascine, 28
I-50144 Firenze
Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali
Università di Catania
Via Antonino Longo, 19
I 95125 Catania
via Gioberti 6
36100 Vicenza
Dipartimento di Biologia Evoluzionistica (Biologia Vegetale)
Regione Emilia-Romagna
Via Galliera 21
ENTE PARCO DEI NEBRODI
Piazza Duomo – 98076 Sant’Agata Militello
viale Cappuccini n. 112
71013 San Giovanni Rotondo (FG)
Cordialmente
Milano, 3 agosto 2011
Cesare Ravazzi
Rappresentante italiano per l’INQUA
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali
Via Pasubio 3/5
24044 Dalmine (Bergamo), Italy
University of Siena
Via P.A. Mattioli 4
53100 Siena, Italy
87036 Arcavacata di Rende (CS)- Italy
Prof. Elisabetta Sgarbi
Università di Modena e Reggio Emilia
Dipartimento di Scienze agrarie e degli alimenti - Facoltà di agraria
Via Amendola,2 - Pad. Besta - 42100 Reggio Emilia (Italy)
BIOCONNET, BIOdiversity and CONservation NETwork
Department of Environmental Science “G. Sarfatti”
University of Siena
Via P.A. Mattioli 4
53100 Siena, Italy
Professor of the Alma Mater
Professor of Botany
University of Bologna
Biology Department (Botany)
Via Irnerio 42
40126 Bologna (Italy)
Università degli Studi di Palermo
Dipartimento di Biologia Ambientale e Biodiversità
Sezione Scienze botaniche
Via Archirafi n. 28 Palermo
Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica
Dipartimento di Biologia
Università di Modena e Reggio Emilia – ITALY
Giardini Botanici Hanbury
Università di Genova
Dip.Te.Ris.
Università di Genova
C.so Dogali 1 m
16136 Genova
DipTeRis Università di Genova
Giuliano Leo
Strada val San Martino sup.- 194
10131 – Torino
Italia
Dipartimento di Biologia
Università degli Studi di Pisa
Via Luca Ghini 5
56126 Pisa, Italy
Scuola Superiore Sant’Anna
di Studi Universitari e di Perfezionamento
Piazza Martiri della Libertà, 33 – 56127 Pisa
Dipartimento di Biologia Vegetale
Università degli Studi di Torino
Viale Mattioli 25
10125 Torino
Via Selvotta, 61
33055 Muzzana del Turgnano (Udine)
Laboratorio di Ecologia Applicata
Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia Vegetale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Via Università 100, 80055 Portici (Napoli), Italia
Corso Monte Grappa 25D
16137 Genova
Professore ordinario di Botanica Ambientale e Applicata
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali
Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Viale Fanin 44
40127 Bologna
PhD in Environmental Science
Address: L. D’Agostino 18 – 70125 Bari (Italy)
Funzionario Responsabile
Sezione di Botanica
Museo Civico di Storia Naturale
Piazza Arsenale 8
37126 – Verona
Università Sapienza – Roma
Civici musei scientifici
Civico orto botanico
sede amministr.: via dei Tominz, 4
34139 Trieste – Italy
Dep. of Environmental Biology
Sapienza University
Rome, Italy
Professore associato. Docente di Botanica Farmaceutica e di Biologia Vegetale nel Corso di Laurea Magistrale in Farmacia e di Botanica Farmaceutica nel Corso di Laurea in Biotecnologie
Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neurochirurgiche e del Comportamento Sezione di Farmacologia "Giorgio Segre"
Università di Siena
Strada delle Scotte 6
53100 Siena (Italy)
Giuliano Fanelli
L.go Cristina di Svezia 24
00165 Roma
Prof. Fabrizia Fossati
Museo di Storia Naturale di Firenze
Vicepresidente del WWF Toscana
Oropa Botanical Garden (Biella, Italy)
via Sabadell nr. 1- I 13900 BIELLA Italy
Museo del fiore
P.zza G. Fabrizio, 17
01021 Acquapendente (VT)
Giancarlo Avena
Professore Ordinario DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA VEGETALE SAPIENZA
Università di Roma
Dr. Carlo Console
Corpo Forestale Nazionale dello Stato
L’Aquila
Dr. Enrico Banfi
Museo Civico di Storia Naturale
Milano
Anna Maria Mercuri
Lab. Palinologia e Paleobotanica – Dip. Biologia, Facoltà di Bioscienze e
Biotecnologie
Università di Modena e Reggio Emilia
v.le Caduti in Guerra, 127 – 41121 Modena
Daniele Camprini,
Ravenna
Barisani Barbara
Corso Belgio 17
10153 Torino
Manuela Manca
Dr. Chiara Nepi PhD.
Head Curator Botanical Section (FI)
Natural History Museum
University of Florence
Via G. la Pira 4
I-50121 Florence
Italy
Giovanni Sburlino
Dipartimento di Scienze Ambientali Informatica e Statistica
Università Ca’ Foscari
Campo Celestia 2737b
30122 Venezia
Sandro Pignatti
prof. emerito di Ecologia
Dipartimento di Biologia Ambientale Università di Roma “La Sapienza” Città Universitaria
00165 ROMA
Giuseppina Barberis
DIP.TE.RIS.
Università degli Studi di Genova
Corso Dogali 1M
16136 Genova
Dr Maria Rita Lapenna
Laboratorio di Botanica Ambientale
Dipartimento di Biologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali
Università della Basilicata
Viale dell’Ateneo Lucano,10 – 85100 Potenza
Anna Millozza
Dipartimento di Biologia Ambientale
Sapienza Università di Roma
https://docs.google.com/document/d/1lAOxsT1VKgjdV3QzVQ7O7RvzigHAaask5dEZetGp0HA/edit#
Foto utilizzata nella campagna contro la caccia al capriolo in Piemonte |
E’ notizia di questi giorni, diffusa in un’apposita conferenza stampa organizzata dalla Regione Abruzzo che “Il mondo venatorio cambia volto, gestione e organizzazione. Infatti l’obiettivo è quello di passare da una caccia ‘consumistica’ ad uno strumento di gestione e conservazione della fauna“. Questo ha affermato in conferenza stampa l’assessore regionale alla caccia Mauro Febbo. «Nello specifico – la Regione Abruzzo, Provincia de L’Aquila e ISPRA sono i firmatari di una convenzione per la conservazione e corretta gestione delle specie coturnice e lepre italica, di particolare interesse naturalistico. Il progetto permetterà, attraverso un programma web, una più efficace gestione dati per monitorare sia i cacciatori che il mondo faunistico».
E’ stato realizzato un intenso lavoro a livello nazionale sulla materia, che ha originato anche un’indagine della Commissione Agricoltura della Camera relativa ai danni provocati dalla fauna selvatica. Il documento riepiloga le problematiche affrontate in un lungo ciclo di audizioni regionali. L’indagine è stata rivolta ad acquisire una completa informazione sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, sulla tipologia, sulla localizzazione geografica e sulla quantificazione economica dei danni denunciati, sulle colture danneggiate e sulle specie animali interessate, nonché sull’attività svolta dalle amministrazioni competenti e sull’insieme degli strumenti di cui si sono avvalse, con riferimento agli indennizzi richiesti ed erogati. Il problema di fondo affrontato è stato determinato dalla mancanza di dati certi, di una analisi quantitativa seria ed attendibile, che potesse permettere di ricostruire il quadro preciso del fenomeno (tipologia dei danni, quantificazione, tipo di colture danneggiate e specie animali interessate) e di conoscere la consistenza dei danni arrecati all’agricoltura dalla fauna selvatica. In tal senso assumono particolare rilevanza i dati contenuti nel documento approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Oltre ai danni alle colture sono ingenti anche i danni alla zootecnia, mentre le specie responsabili sono non solo specie cacciabili, ma anche specie protette, come ad esempio lo storno e il lupo. Molti dei dati raccolti, la cui rilevazione è spesso affidata alle associazioni venatorie, evidentemente parti in causa nella determinazione del fenomeno, e non ad enti qualificati, quali potrebbe essere l’ISPRA, che solo può disporre del personale e degli strumenti scientifici adatti ai censimenti, sono inficiabili. In questa ottica a nostro avviso andrebbe fortemente privilegiata la collaborazione con gli agricoltori, anziché quella con i cacciatori, che non hanno un reale interesse a far diminuire il numero degli animali sul territorio.
Il coinvolgimento delle aziende agricole è ipotizzato come una prestazione di servizi alla pubblica amministrazione competente nella gestione faunistica e dovrebbe prevedere un adeguato compenso economico, che può realisticamente essere recuperato dalla riduzione della spesa per gli indennizzi dei danni o comunque previsto nell’ambito del bilancio ordinario destinato agli interventi per la gestione della fauna e dell’attività venatoria. Accanto alle problematiche legate alle specie cacciabili, l’altro importante filone dell’indagine si è sviluppato in merito ai danni arrecati all’agricoltura da parte di specie protette.
In tale direzione le azioni non possono che essere legate alla mitigazione e al contenimento dei danni attraverso investimenti strutturali e, soprattutto, attraverso un’attenta verifica e analisi delle modalità di gestione di alcune attività, come quella d’allevamento, che non può più svolgersi allo stato brado: tale tecnica infatti favorisce la predazione da parte di specie per le quali si è anche andata riducendo la disponibilità delle originarie prede selvatiche.
Il problema più spinoso con riguardo ai danni inferti da specie protette quali ad esempio il lupo, attiene inoltre alle difficoltà di accertare se la responsabilità dei danni sia imputabile alla specie o alla presenza dei cosiddetti ibridi, che in alcune aree rurali sono diventati sempre più numerosi.
Il lupo è il nemico cattivo di sempre? |
C’è un fermento elaborativo e risolutivo in Abruzzo su tali tematiche, volendo forse colmare distanze amministrative e normative sia con l’Unione Europea che con altre Regioni che già da tempo si sono espresse regolando la materia.
C’è ancora di più. E’ di fine febbraio una interessante sentenza della Corte Costituzionale che definisce: illegittimi i calendari venatori promulgati come Legge. Con la sentenza 20/2012 la Corte Costituzionale dichiara fuori legge i calendari venatori di Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, provincia di Trento e Bolzano. D’ora in avanti devono essere emanati come atto amministrativo e non più come legge. con questa sentenza viene quindi ribadita la potestà esclusiva dello Stato in materia di tutela delle specie cacciabili.
Una sentenza storica che rende fuorilegge i calendari venatori delle Regioni indicate, per il quale la Consulta si è dichiarata. “Cade anche la strategia di alcune Regioni di raggirare le indicazioni nazionali e comunitarie attraverso lo strumento della legge”, hanno affermato Animalisti italiani, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, Vas e Wwf Italia a proposito della sentenza n. 20/2012, “Le regioni si conformino rapidamente alle regole di tutela ambientale, non solo per le deroghe ma anche per i calendari venatori”. Il calendario venatorio, secondo la corte, non potrà più essere promulgato con un progetto di legge, ma con un atto amministrativo. La grande differenza è nel fatto che ora le associazioni ambientaliste potranno, eventualmente, impugnare i calendari venatori, la precedente procedura non lo avrebbe consentito. “La scelta che si provveda con atto amministrativo”, ha affermato nella sentenza la Corte, “è l’unica coerente (…) e si inserisce armonicamente nel tessuto della legge n. 157 del 1992” non solo perché consente “ai cittadini e alle loro organizzazioni rappresentative la possibilità di tutelare i propri interessi legittimi dinanzi al competente giudice amministrativo (…) ma anche e soprattutto perché mantiene aperta la possibilità di agire in modo rapido sui contenuti del calendario venatorio stesso qualora si ravveda la necessità di intervenire, porre in essere nuove tutele, rivedere tempi, luoghi e specie cacciabili o anche le modalità con cui l’attività venatoria viene prevista”.
La Consulta ha così ribadito che “la selezione, sia delle specie cacciabili, sia dei periodi aperti all’attività venatoria, implichi l’incisione di profili propri della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, che fanno capo alla competenza esclusiva dello Stato” e dunque “il legislatore nazionale ha titolo per imporre alle Regioni di provvedere nella forma dell’atto amministrativo, anziché in quella della legge”.
L’effetto su quasi tutte le regioni del Centro e del Nord Italia sarà dirompente e vedrà probabilmente crollare gli impianti venatori in vigore, perché le leggi di alcune Regioni da questo momento, devono considerarsi illegittime, così come illegittimi saranno tutti gli eventuali atti, anche provinciali, che ne verranno eventualmente dedotti.
Postilla di non poco conto: la Corte ha anche ribadito l’obbligo, previsto dalla elegge 157/92, di emanare il calendario venatorio “entro e non oltre il 15 giugno di ogni anno”. Un vincolo che era stato ampiamente disatteso da molte Regioni e che da oggi andrà rispettato strettamente.
Le associazioni ambientaliste gridano vittoria. E a questo punto in difficoltà non dovrebbero più essere caprioli e daini, volpi, lupi….cinghiali, travolti dalla neve, ma la futura attività domenicale all’aria aperta della lobby delle doppiette.
Con questo post riportiamo fatti documentali di pubblico dominio, posizionandoci come sempre, però, dalla parte degli animali!
Per un mondo di fucili inoffensivi: W le merende condivise! |
Per saperne di più:
http://www.tutelafauna.it/News/Caccia/Corte_Costituzionale_Sono_Illegittimi_I_Calendari_Venatori_Promulgati_Come_Legge.kl