Territorio
Area di tutela del camoscio appenninico |
Veduta di Campo Felice – Parco Naturale Regionale Sirente Velino |
Il master si rivolge a chi, nelle Aree Naturali Protette, vuole concretizzare in termini lavorativi le proprie affinità verso la wilderness e attivare percorsi di sviluppo sostenibile, creando imprese verdi ed innovative nella valorizzazione delle produzioni locali di qualità e dei servizi. Rappresenta inoltre una risorsa formativa anche per quanti, operando già a vario titolo all’interno degli Enti parco o negli Enti locali, vogliano incrementare le loro competenze gestionali.
E’ organizzato dalle Facoltà di Medicina Veterinaria, di Agraria, di Scienze Politiche e di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo e rappresenta il frutto della condivisione di idee e progetti tra il mondo della ricerca, le amministrazioni regionali e locali, gli enti gestori delle aree naturali protette (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, Parco Nazionale della Majella, Area Marina Protetta Torre del Cerrano, Parco Naturale Regionale Sirente Velino, Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino) e il mondo delle imprese e delle professioni.
L’attività sarà suddivisa in cinque unità didattiche e avrà un carattere “itinerante”. Le sedi didattiche saranno rappresentate da: Pietracamela (TE), nel Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga; Pineto (TE), sede del Consorzio area marina protetta Torre del Cerrano; Civitella Alfedena (AQ), nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; Paneveggio (TN), nel Parco Naturale Paneveggio Pale di S. Martino, oltre a Teramo, sede dell’Università organizzatrice. Numerose facilitazioni per il soggiorno sono offerte dalle Istituzioni locali e dagli Enti Parco ospitanti.
La scadenza delle domande per concorrere all’ammissione è fissata al 14 marzo 2014 e la quota di iscrizione è di 1.850 Euro. Le lezioni inizieranno nel mese di marzo e termineranno nel mese di luglio 2014. A fine ottobre è prevista la discussione della relazione finale del Master. Anche per questa edizione saranno disponibili varie borse di studio a rimborso totale o parziale della spesa di iscrizione.
Il Master può essere utile per attivare percorsi lavorativi mediante contratti di Apprendistato di alta formazione e ricerca altamente incentivati da normative sul lavoro nazionali (D.lgs 167/2011, L. 99/2013, Bando FIXO) o regionali. Per maggiori info sul contratto di apprendistato contattare lo Sportello placement dell’Università: orientauscita@unite.it
Per scaricare il bando e i documenti di ammissione, nonché per l’aggiornamento sulle offerte di borse di studio, fare riferimento alla sezione Offerta formativa 2013/14 del sito dell’Università degli Studi di Teramo www.unite.it
Per ogni altra informazione contattare direttamente la Segreteria del Master: mastergeslopan@unite.it
Il Master è anche su Facebook (Geslopan Unite e Master e Master GESLOPAN Università degli Studi di Teramo).
LUCOLI € 3.321.093,88
OVINDOLI € 1.370.448,69
ROCCA DI CAMBIO € 2.076.873,94
ROCCA DI MEZZO € 3.175.251,25
http://www.usrc.it/RicostruzionePri01.aspx
Il sisma ha prodotto delle flessioni economiche e produttive in certi settori, ulteriormente aggravati in una fase economica congiunturale generale contrassegnata da indici con segno negativo (crisi economica – finanziaria).
Tutto questo vale anche per Lucoli la cui ricchezza prioritaria è rappresentata dall’offerta turistica, offerta di destinazione, di un sistema territoriale sul quale poter intrecciare percorsi ed itinerari tematici, di intersezioni e complementarità fra settori e filiere, di risorse fruibili, di servizi ricettivi e complementari diffusi su un territorio percepito e fruito dal turista al di la dei confini strettamente amministrativi, un sistema di accoglienza complessivo, di accessibilità, di mobilità, di integrazione fra offerte di prodotti e di linee commerciali riconducibili anche alla cosiddetta “marca” Abruzzo.
La Frazione di Colle di Lucoli come Pompei |
I piccoli borghi giacciono, con poche eccezioni, congelati nella loro rovina strutturale, abbandonati dagli uomini.E’ qui che si innesta un’altra e più subdola emergenza quella della sicurezza dei beni, anche artistici ed architettonici, oltre che privati, presenti negli immobili lesionati ed inagibili di Lucoli.
Le abitudini, dopo il terremoto, sono cambiate e di questo i cittadini devono essere consapevoli, dovrebbero avere anche un ruolo più attivo, segnalando alle forze dell’ordine movimenti sospetti.
Tutti sanno che a Lucoli sono avvenuti molti episodi di microcriminalità come i furti di rame, sempre più numerosi, messi a segno di notte, persino nei cimiteri.
La prospettiva è ancora più preoccupante, infatti con l’apertura dei cantieri legati alla ricostruzione pesante arriverà altra manodopera e i problemi di controllo del territorio aumenteranno. Anche Emilio Nusca, ex sindaco di Rocca di Mezzo e coordinatore dei sindaci del cratere, affermò in una intervista che «occorre un aumento delle forze dell’ordine in servizio nell’aquilano, in particolare nei piccoli centri e nelle zone periferiche. La rapida diffusione della microcriminalità è un dato incontrovertibile, ma il controllo spetta alle istituzioni».
E’ degli ultimissimi giorni di dicembre la notizia dei controlli richiesti sul territorio di Lucoli, alle forze del Nucleo Prevenzione Crimini, da parte del Sindaco di Lucoli Valter Chiappini, controlli giunti un momento di “pieno turistico” ma sempre emblematici ed in grado di fornire chiari messaggi.
Apprezziamo questa iniziativa dell’Amministrazione Comunale di Lucoli che vuole rappresentare un tentativo di salvaguardia dei nostri beni sui quali incombono minacce concrete di violazione e ruberia, perché posti nell’impossibilità di essere ricostruiti, tutt’ora inagibili e quindi forzosamente privati della presenza umana dei proprietari.
(ASCA) – L’Aquila, 7 gennaio 2014 – Solo un grande spavento: grazie al tempestivo intervento della Forestale sono rimasti illesi due fratelli cinquantenni aquilani, impegnati nella pratica dello sleddog, precipitati in un lago nella piana di Campo Felice, mentre ne percorrevano la superficie ghiacciata.
Lo spessore del ghiaccio, assottigliatosi per il repentino rialzo termico, ha ceduto al passaggio dei due conduttori e della slitta trainata da 12 husky. I due uomini sono caduti nel lago rimanendo sommersi dall’acqua fino al bacino, mentre i cani, legati tra loro, non riuscivano a guadagnare la riva. Partita la richiesta d’aiuto sono intervenuti sul posto i Forestali del soccorso e vigilanza sulle piste da sci che operano a Campo Felice e quelli del Comando Stazione Forestale di Lucoli.
Il tempestivo intervento ha permesso di salvare gli animali dall’assideramento e di riportare a riva i due fratelli. Grande lo spavento per i due appassionati dello sleddog, completamente illesi, mentre i 12 husky hanno riportato solo un lieve principio di assideramento, in attesa di essere visitati da un veterinario che ne accerti definitivamente lo stato di salute.
Da qualche anno a questa parte anche in Italia va crescendo la popolarità delle corse con cani da slitta, note anche come sleddog. Questo sport – se così vogliamo chiamarlo – inizia a diffondersi nella nostra penisola alla fine degli anni Ottanta, sull’onda del successo riscosso a quell’epoca dai cani di razza Siberian Husky.
Se è vero che i cani sono buoni corridori e ottimi marciatori, non si può sostenere che queste competizioni siano naturali.
Ciò è in evidente contrasto con la natura dell’animale, infatti in natura un lupo – progenitore del cane – si impegna in una corsa solo in caso di necessità (per caccia o fuga) oppure per gioco, mentre le lunghe perlustrazioni per gli estesi territori di caccia consistono in lente e tranquille passeggiate. Inoltre chiunque può facilmente osservare come un cane lasciato libero viva immerso nei suoi sensi, fermandosi ripetutamente per annusare, scrutare, ascoltare, mentre nella rigida disciplina imposta nelle sleddog tutto ciò viene negato all’animale. Infine, questa attività incrementa la nascita di animali per un destino in cattività: e la vita in cattività non è affatto naturale, e ciò vale anche per il cane, benché le abitudini umane possano lasciare apparire la sua costrizione in cattività come qualcosa di accettabile e normale.Inoltre, a differenza di un atleta, che si dedica a lunghi e faticosi allenamenti e a gare estenuanti in quanto fortemente motivato, un cane da slitta – così come qualsiasi altro animale sfruttato in competizioni simili – non comprende il senso degli intensi sforzi fisici che è costretto a compiere. E l’essere sottoposti ad uno sforzo al limite della propria resistenza fisica senza essere sostenuti da una adeguata motivazione genera inevitabilmente stress e sofferenza psicologica. I cosiddetti premi (qualche bocconcino e qualche carezza), che dovrebbero rientrare in un normale modo di rapportarsi con un cane domestico, non sono tali da poter giustificare allenamenti così intensi e gare così stremanti.
Poiché l’esito di queste gare è determinato unicamente dalle prestazioni fisiche dei cani e non richiede nessuna abilità particolare né del musher (il pilota della slitta) né degli animali, è facile ipotizzare – così come avviene nelle corse con cavalli – il ricorso frequente a sostanze dopanti che ne incrementino le capacità fisiche: l’uso del doping viene infatti scoraggiato dagli stessi regolamenti dell’ISDRA (International Sled Dog Racing Association), che sanzionano «l’uso di qualsiasi sostanza (dagli steroidi all’aspirina) che possa influire sulle prestazioni di un cane».
La somministrazione di queste droghe rappresenta per l’animale un ulteriore elemento di sofferenza psicologica, in quanto l’alterazione artificiale della fisiologia viene percepita dall’animale ma risulta incomprensibile poiché estranea alle sue sensazioni fisiologiche normali.
Oltre a tutto ciò, poiché queste competizioni richiedono l’uso di soli cani sani e giovani, è facile intuire il triste destino che spetta a quei cani che subiscono traumi fisici, che si ammalano, che invecchiano. Si consideri che un musher può possedere anche un “team” di 16 cani, per cui un cane non più idoneo a correre rappresenta solo una spesa supplementare.
Anche durante le pause, i cani sono tenuti a rimanere all’aperto. In molti stati degli USA tenere un cane fuori per 10 giorni con temperature ghiacciate sarebbe considerato un reato di maltrattamento, ma le leggi dell’Alaska esentano le sleddog da queste limitazioni: invece di essere considerato un reato, questo è un requisito dell’Iditarod.
I musher possono partecipare con team da 12 a 16 cani, ma poiché molti cani rimangono feriti o stremati lungo il tragitto, solo chi arriva al traguardo con almeno sei cani può dichiararsi vincitore. Lungo il percorso sono previsti controlli medici per i cani, ma la maggior parte dei veterinari appartengono all’International Sled Dog Veterinary Medical Association, un’associazione che promuove le corse di sleddog, che pertanto ha tutto l’interesse a tenere nascosti gli aspetti più tetri di questa gara.
In qualità di animalisti ed ambientalisti non consideriamo favorevolmente questa pseudo attività sportiva.
Per saperne di più:
http://wwwhttp://www.corriere.it/animali/12_marzo_06/sleddog-maltratta-cani-durante-gara-musher-italiano-sospeso_eacb0690-6795-11e1-894d-3b3e16fcb429.shtml.animalstation.it/slitte-di-sofferenza-e-morte/
http://www.sos-gaia.org/news/45-il-triste-caso-dei-cani-del-moncenisio.html
http://www.geapress.org/m/cani-da-slitta-gli-husky-uccisi-in-canada-e-i-maltrattamenti-sugli-sleddogs-foto/11587
I sindaci del comprensorio dell’Altopiano delle Rocche hanno siglant la convenzione che consente l’avvio della procedura di gara per l’affidamento del servizio di igiene urbana in modo unitario per tutti i Comuni interessati. Un documento sottoscritto dal primo cittadino di Ovindoli (L’Aquila), Pino Angelosante, insieme ai colleghi Mauro Di Ciccio, sindaco di Rocca di Mezzo, Gennarino Di Stefano (Rocca di Cambio) e Valter Chiappini (Lucoli). A partire dalla prossima primavera è previsto l’avvio del nuovo servizio di raccolta dei rifiuti con l’obiettivo di garantire elevati livelli di differenziata.
«In qualità di assessore all’Ambiente del Comune di Ovindoli ho avuto incarico di predisporre la raccolta porta a porta nei quattro comuni firmatari», spiega il vicesindaco Marco Iacutone.
«Sono soddisfatto del traguardo raggiunto, nonostante le grandi difficoltà». I comuni di Ovindoli, Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio stanno lavorando, inoltre, per attivare la gestione associata di tutte le funzioni comunali previste dalla legge.”
La gestione dei rifiuti è un argomento strategico per i territori che potrebbero ricavare risorse dall’indotto turistico e lo è anche per Associazioni come la nostra interessate all’Ambiente.
Il quadro di riferimento è ancora molto frammentato nel servizio di raccolta di materiali riciclabili, che invece è importante, la disponibilità impiantistica, inoltre, risulta ancora distribuita in modo non omogeneo nelle diverse province abruzzesi. Parte dell’impiantistica di TMB (trattamento meccanico-biologico) esistente in regione risulta non operativa, per fermi impianto legati a criticità gestionali e/o societarie. Quella attiva risulta principalmente vocata alla successiva collocazione a discarica del rifiuto trattato: oltre il 70% dei flussi di rifiuti in uscita dagli impianti TMB abruzzesi nel 2012 risulta essere stato destinato a impianti fuori regione. La Regione ed i Comuni sono consapevoli che occorre accelerare le sinergie verso uno scenario di gestione “integrata”, che assuma a riferimento il bacino regionale, l’accordo dei Comuni dell’Altopiano delle Rocche è un primo passo. Tutti dovrebbero contribuire per costruire un nuovo scenario, che potrà favorire da un lato l’ottimizzazione della gestione del pubblico, e dall’altro lo sviluppo della filiera industriale del riciclo e del recupero di materia nell’ottica della Green Economy. Tutto ciò potrebbe aprire a nuovi mercati, che porteranno gli investimenti privati fuori dalla cultura della discarica.
Campo Felice una discarica in disuso del Comune di Lucoli ove la nostra Associazione ha lavorato a giugno 2013. |
Quindi qualcosa si muove in Abruzzo in tale materia, ne è trstimonianza anche il workshop “Riciclabruzzo”, organizzato da Legambiente e Regione Abruzzo per parlare del percorso verso il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, di raccolta e di selezione per il massimo riciclo di materia, e di gestione dei rifiuti verso la tariffazione puntuale.
Nel rapporto 2013 sui rifiuti, il dato di raccolta differenziata medio dell’Abruzzo dell’anno 2012 è ancora sotto di circa 30 punti percentuale rispetto alla soglia di Legge, con prestazioni medie al di sopra del 46% (conseguite nei territori delle province di Chieti e Teramo) o inferiori al 30% (nei territori delle province di Pescara e L’Aquila). Si evidenziano, tuttavia, margini tecnici ed economici di miglioramento, anche grazie agli incentivi messi in campo dalla Regione Abruzzo. L’obiettivo del 65% di raccolta differenziata è stato conseguito dall’11,48% dei 305 Comuni abruzzesi.
Sono stati 35 i Comuni migliori: Goriano Sicoli (con l’82,92% della raccolta differenziata), Massa D’Albe, Fara San Martino, Turrivalignani, Torre de’ Passeri, Secinaro, Molina Aterno, Giuliano Teatino, Torrevecchia Teatina, Pratola Peligna, Torano Nuovo, Castel Di Ieri, Canzano, Cansano, Civitella Roveto, Pettorano sul Gizio, Orsogna, Balsorano, S. Egidio Alla Vibrata, Raiano, Crecchio, Pacentro, Acciano, Cocullo, Manoppello, Prezza, Tossicia, Montefino, S. Omero, Corfinio, Gagliano Aterno, Cepagatti, San Valentino in A.C., Castelvecchio Subequo ed Anversa degli Abruzzi (65,38%).
Vittorio Colangeli uno degli ultimi pastori |
Le case “Michetti” veduta dall’alto |
Piana di Campoli – Foto E. Mariani |
Le pietre e la vecchia porta di ingresso di una delle case ora trasformata in stalla – Foto E. Mariani |
Altri nomi e disegni realizzati con carbone di legna – Foto E. Mariani |
Foto E. Mariani |