L’Area del Parco Sirente-Velino |
Territorio
Il filmato di Roberto Soldati vuole essere un deterrente per placare, attraverso l’arte e l’amore per la natura, gli istinti omicidi verso i tanto amati (da vivi) pennuti locali! http://www.youtube.com/watch?v=a4qaszQFntM
GHIANDAIA
La sua dieta è composta da uova d’uccello, cuccioli, topi, grandi insetti e larve. Arricchisce la sua dieta anche con nutrimenti vegetali quali ghiande, noci, fagioli, piselli, patate, mele, fichi, bacche e cereali. In inverno raccoglie ghiande, fagioli, noci e castagne e nasconde le sue provviste nella corteccia degli alberi, nei ceppi o nel suolo del sottobosco. Grazie alla conservazione delle provviste in certi luoghi di raccolta è in grado per tutto l’anno di mangiare il suo cibo preferito, le ghiande.
MERLO
Vi sono leggende che affondano le radici della loro origine nella notte dei tempi.
Il libro contiene un grande messaggio politico, che tutti noi condividiamo: l’Aterno è un fiume che unisce, che scorre dalle montagne al mare, da L’Aquila a Pescara. Scrivere questo libro è stato per gli autori, tutti aquilani, un gesto di grande riconoscenza per la gente della costa che tanto ha aiutato le persone colpite dal sisma nei momenti difficilissimi del post-terremoto.
Bellissimo il senso del percorso narrativo del libro che consigliamo a tutti di leggere: lungo le rive (e dentro le acque) dell’Aterno-Pescara e dei suoi affluenti si cammina a cercare identità, memoria, segni di bellezza troppo spesso nascosti. Il viaggio, ripetuto più volte dagli autori nel corso di molti anni e con mezzi ed intenti diversi, si trasforma in storie, che trovano contatti sorprendenti con la il presente ed il senso dei tempi che stiamo vivendo.
Si scoprono sentieri, realtà vive, possibilità, verità prima sconosciute alimentate ora dai sentimenti di sofferenza scatenati dal sisma. Si comprende che insieme all’acqua scorrono infinite vite e visioni, di cui le persone, che ora abitano questa terra, sono parte. Nell’acqua e sulle rive dell’Aterno non si incontrano soltanto ricordi e nostalgie, ma si gioca parte del futuro di molte persone di l’Aquila. Il sistema-Abruzzo è caratterizzato da un rapporto complesso tra zone interne e zone costiere. I fiumi che solcano le vallate, per quanto di ridotte dimensioni, offrono radici e opportunità, legano in modo indissolubile la montagna al mare. Tra essi, l’Aterno è la vena centrale, addirittura il cuore.
Fratello Fiume racconta allora, nello spirito del viandante e del viaggiatore sentimentale, ma anche in quello dello studioso e dell’economista, del rapporto che esiste tra l’Aterno-Pescara e la gente d’Abruzzo, con un percorso diviso in differenti sezioni: nella prima oscilla tra la realtà dei luoghi e l’immaginazione che li riproduce; nella seconda documenta epoche storiche e vite vissute; nella terza getta uno sguardo, analitico ed appassionato al tempo stesso, sulle forme in cui l’eco-nomia legata al fiume può sposarsi con l’eco-logia e lo sviluppo di un territorio che vuole e deve rinascere.
Ma il futuro non si riproduce, non si produce per replica.
Per una rinascita su basi nuove del nostro territorio di Lucoli (e perché no?) dell’Italia tutta, abbiamo bisogno di res novae, di un’atmosfera che rifletta l’energia positiva che troppo spesso è assopita e che pure esiste in ogni individuo.
Per questo non basta occuparsi solo della propria attività personale né di curare il “Sistema-Lucoli” pensando ognuno al suo ambito di interesse soggettivo, mantenendo i propri confini e magari combattendo chi vuole provare ad agire con schemi autonomi e diversi.
Occorre a nostro avviso anche ragionare in termini di costruzione della “Comunità di Lucoli”.
Per ripartire, per promuovere la crescita, occorre un progetto territoriale. Condiviso da tutti i portatori d’interesse. Occorre fare un’agenda delle azioni e delle iniziative necessarie per ripartire collaborando. Potremmo dire una reagenda, che strutturi le modalità per reagire, per agire in modo nuovo, tenendo conto delle lezioni che possono aver suggerito questi 19 mesi del dopo terremoto. Per ripartire, per rilanciare la fiducia verso il coinvolgimento dei singoli (che magari potrebbero firmare i loro scritti sul blog) in un clima positivo e non contrapposto occorrerebbe un nuovo consenso, un sentire comune che favorisca il convergere delle energie, il superamento delle posizioni di clan e di campanile, senza perdere la ricchezza e la positività della dialettica, occorrerebbe riscoprire la necessità di fare sistema plurale all’interno di una Comunità. Forse occorrerebbe pensare a rifondare la Comunità di Lucoli.
Occorrerebbe accettare, non solo con le parole ufficiali, la “biodiversità” (consentiteci il termine provocatorio) rappresentata da NoiXLucoli Onlus e la voglia di impegno di molti “non residenti”.
Sarebbe ora di sentirci tutti responsabilizzati in un “cantiere” (con una metaforica legge per la ricostruzione condivisa e con necessarie le sole ricchezze degli animi e la buona volontà) che possa ricostruire il domani di Lucoli.
Senza Comunità non c’è “cantiere”, ci sono solo singole iniziative.
Senza Comunità non c’è futuro, perché questo è sempre più frutto della capacità di fabbricare insieme idee, progetti, realizzazioni. Il “Fare comunità” e “promuovere comunità” (come senso di appartenenza, come reti fiduciarie di operatori locali ed enti pubblici e morali che costituiscono un’unica filiera, come “capitale sociale locale”) ci sembrano allora priorità fondamentali per la rinascita del territorio di Lucoli.
A tutti coloro che hanno contribuito a questo dibattito che ha fornito un quadro preoccupante del livello di pacificazione di quella parte della Comunità che si è espressa, lanciamo questo spunto di riflessione: crediamo che la crescita del “sistema territorio” (e non del sistema di interessi soggettivi) non può essere stabilmente assicurata senza una riflessione circa le regole dello stare insieme su base plurale e responsabile.
Ci piacerebbe che l’Amministrazione Comunale e tutti i suoi Consiglieri riflettessero su questi pensieri e sulle dinamiche e posizioni personali che li hanno originati. Un’Amministrazione ne dovrebbe cercare i significati più profondi ed i possibili rimedi politici e sociali pensando al futuro di Lucoli e della sua Comunità.
I lavori per una parziale messa in sicurezza di alcune parti dell’Abbazia, sono iniziati il 2 novembre u.s. e da questo blog non potevamo non ringraziare tutti gli amici che hanno raccolto l’appello della nostra Associazione Onlus ed hanno inviato fondi, anche se minimi, per testimoniare concretamente con il loro aiuto il sostegno ad uno dei beni architettonici più belli del nostro Territorio.
Il Direttore Daniele Quadrelli della Federazione Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna (BO);
E’ stata inaugurata mercoledì 3 novembre la struttura socio-pastorale intitolata alla “Beata Cristina” costituita da 4 sale per incontri e catechesi, da spazi comuni, cucina e servizi, un ufficio e locali tecnici.
L’aver potuto realizzare questo Centro di Comunità, che rappresenta un luogo di unione e promozione delle attività sociali, culturali, pastorali e ricreative, pensato per rafforzare il tessuto sociale sui valori della solidarietà, condivisione e partecipazione, è un risultato importante.
Siamo andati a ricercare due pezzi importantissimi del “tesoro” dell’Abbazia di San Giovanni, non visibili al pubblico da tanti anni, esposti nel Complesso Monumentale di Castel Sant’Angelo. Vi consigliamo di visitare questa mostra dal titolo “S.O.S. ARTE DALL’ABRUZZO – UNA MOSTRA PER NON DIMENTICARE” organizzata al fine di evidenziare l’impegno per il recupero, la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico e artistico dell’Abruzzo.
La mostra ospita 80 opere tra tele, dipinti, sculture, una selezione di oltre 140 reperti archeologici provenienti dall’Abruzzo, molti dei quali inediti e di grande interesse, dall’età del Bronzo fino alle soglie del Medioevo e tra questi ci sono la Croce Processionale in argento sbalzato del 1440 ed il Nodo di Croce Processionale sempre in argento e dello stesso periodo.
E’ stata una grande emozione trovare gli oggetti di culto della “Vecchia Signora”, l’Abbazia, esposti in sale così austere (dove hanno vissuto gli antichi romani e tanti papi), che sembrano così estranee al verde dei prati di Lucoli ed alla pace chiostrale, anche se dolorosa dopo il terremoto, che si respira in questi luoghi.
E’ con grande orgoglio che abbiamo osservato le centinaia e centinaia di visitatori, di tutte le nazionalità, fermarsi estasiati davanti alla teca con la Croce: senz’altro la più bella e la più grande ed abbiamo pensato che essa appartiene alla nostra Terra!
L’orgoglio ed il rinnovato stupore di fronte alla bellezza della nostra arte ha risvegliato la voglia di non darsi per vinti e di continuare a cercare e trovare ogni seppur piccola opportunità per arrivare a sanare i danni che minacciano la struttura dell’Abbazia di San Giovanni Battista fortemente lesionata dal terremoto.
Così come li abbiamo visti vi mostriamo i preziosi oggetti esposti.