La conferenza stampa del 19 Luglio 2016 presso l’Aula Magna del Corpo Forestale dello Stato dell’Aquila |
LUGLIO
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Escursioni ed eventi
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Tot. (km)
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A piedi (km)
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D+a piedi
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D-a piedi
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Ore a piedi
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M 19
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Magliano de’Marsi Evento di apertura
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—
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—
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—
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—
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—
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M 20
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Magliano de’Marsi – Monte di Sevice (stazione LTER) – Cartore VELINO
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17
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10
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1000
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1100
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8
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G 21
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Cartore – Duchessa (stazione LTER) – Campo Felice (Lucoli) VELINO
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23
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10
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1100
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600
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6
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V 22
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Campo Felice – Campo Imperatore – Monte Portella (stazione LTER)
BioBlitz GRAN SASSO
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47
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5
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400
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400
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3
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S 23
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Campo Imperatore – Majelletta – Blockhaus BioBlitz MAJELLA
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106
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5
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200
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200
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3
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D 24
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Majelletta – Monte Acquaviva (stazione LTER) – S. Eufemia a Maiella
Caccia al tesoro botanico MAJELLA
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15
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15
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800
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1600
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8
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Bruno Petriccione (responsabile) – b.petriccione@corpoforestale.it
Sono diversi mesi che a Lucoli, gli Assessorati all’Ambiente ed al Territorio, cercano di immaginare una politica diversa per il Territorio, di più lungo termine, che accenda i riflettori sul patrimonio di biodiversità esistente, che riveste un’importanza non solo locale o regionale (Parco Velino Sirente e, per Lucoli, specificamente Campo Felice) ma che potrebbe averla anche in campo nazionale ed internazionale.
Si è quindi voluta coinvolgere la Rete LTER, costituita da ricercatori ed esperti di livello nazionale ed internazionale, al fine di sviluppare la conoscenza e la valorizzazione delle bellezze naturali di Campo Felice realizzando un “cammino” di portatori d’interesse attraverso le bellezze naturali del luogo. Si è pensato a documentare, a studiare ed a comunicare (con l’aiuto della Rete LTER) il patrimonio naturale di Campo Felice anche per attrarre, in un futuro prossimo, un turismo più consapevole.
Il percorso intero delle sei giornate |
Si attraverseranno aree ad alto valore ambientale e turistico, tre Parchi Naturali, uno Regionale (Sirente Velino) e gli altri due Nazionali (Gran Sasso e Monti della Laga, Majella), e quattro Riserve Naturali, una Regionale (Duchessa) e le altre tre Statali (Monte Velino, Orfento, Lama Bianca). Si partirà il 19 luglio con un evento di apertura presso il Centro Visite di Magliano de’ Marsi, si proseguirà con attività sul Monte Velino, sul Gran Sasso e sulla Majella, attraversando i Comuni di Magliano de’ Marsi, Lucoli, Borgorose, L’Aquila, Caramanico Terme e S. Eufemia a Maiella, con rilevamento della vegetazione e del microclima, nei siti di ricerca LTER, e osservazioni sugli ecosistemi, la geologia, la flora e la fauna lungo tutto il percorso. I partecipanti saranno accompagnati da esperti botanici, zoologi e geologi. La giornate del 22 (Gran Sasso) e del 23 (Majella), vedranno infine uniti ricercatori, naturalisti dilettanti e volontari in uno studio intensivo di 24 ore sul campo (un Bioblitz), teso a determinare tutte le specie vegetali e animali che vivono nelle rispettive aree, contribuendo così alla definizione dello stato della biodiversità.
A – Magliano de’ Marsi (Velino)
B – Cartore (Velino)
C – Campo Felice (Velino)
D – Campo Imperatore (Gran Sasso)
E – Monte Portella (Gran Sasso)
F – Majelletta (Majella)
G – Bolckhaus (Majella)
H – S. Eufemia a Majella (Majella)
Per saperne di più:
http://www.lteritalia.it/cammini2016/biodiversit%C3%A0
LTER-Europe is the umbrella network for Long-Term Ecosystem Research (LTER) in Europe. It’s members are national networks of LTER sites.
La Dottoressa Di Matteo espone la storia dell’Abbazia di San Giovanni e la sua importanza nell’aquilano |
A fine giornata il laboratorio di tessitura della Dottoressa Assunta Perilli |
La visita del Giardino della Memoria del Sisma |
Il benvenuto a Vado Lucoli da parte dell’Associazione Amici di San Michele Onlus |
Escursione alla Chiesa di San Michele Arcangelo |
le panonte |
Un momento del pranzo |
Il programma di quest’anno ha come tema-guida i monasteri e i conventi della città di L’Aquila e del suo contado: “Le vie dei monasteri aquilani” e “Monasteri e lavoro”.
Foto R. Soldati |
Foto R. Soldati |
Foto R. Soldati |
Foto R. Soldati |
Foto R. Soldati |
Foto R. Soldati |
Foto R. Soldati |
Lucoli una vecchia cartolina d’epoca |
Anche lo scontro con altre categorie sociali è comunque forte, uno scontro che vede su posizioni opposte cacciatori e agricoltori, timorosi della imposizione di altri vincoli o ancora settori immaturi verso le attenzioni dovute all’ambiente e al paesaggio. CIPRA Italia propone una riflessione sul futuro delle aree protette portando forte attenzione alle possibili azioni che permettano una reale connessione, anche operativa, fra le tante azioni che i territori vanno sviluppando: tutto questo dovrebbe avvenire nel rispetto delle linee guida che ci sono proposte dal protocollo delle aree protette e del paesaggio della Convenzione delle Alpi recuperando verso le aree protette i contenuti strategici offertici dalla Carta Europea del Turismo sostenibile.
Vanno poste alcune riflessioni anche sui diversi disegni di legge che intendono modificare l’attuale legge quadro nazionale, la 394/1991. Troppi indirizzi intendono affidare ai parchi nazionali obiettivi che riguardano più lo sviluppo economico dei territori interessati che attenersi ai valori propri di un’area protetta. Noi siamo convinti che mentre si incentiva il valore della biodiversità non vi è dubbio alcuno che si costruisca anche sviluppo economico oltre a progresso culturale e scientifico. Non va poi sottaciuto quanto sta avvenendo, in modo drammatico, attorno al Parco Nazionale dello Stelvio. Mentre ricorre la celebrazione dei suoi 80 anni dalla istituzione (24 aprile 1935) la Commissione dei 12 ed il Governo, sostenuti dall’azione diretta delle province autonome di Bolzano, Trento e dalla Regione Lombardia, hanno di fatto smembrato il parco nazionale in tre minime realtà regionali. Il più grande parco delle Alpi è stato così destrutturato nel più assoluto silenzio – assenso della politica nazionale e locale.
In questo contesto contraddittorio CIPRA Italia si chiede quale futuro possano avere le proposte di istituzione di nuovi parchi nazionali o regionali, come sta avvenendo attorno al Monviso, al Centro Cadore o al Cansiglio. Per fare questo deve esservi la consapevolezza che si dovrebbe riuscire a rispondere ad alcune domande sempre più presenti nel dibattito sociale leggendo le aree protette non come valore ideologico assoluto, ma come territori che hanno saputo e possono legare il dovere della conservazione a quello delle riposte economiche rivolte alle popolazioni che nei parchi vivono.
E’ utile chiedersi e rispondere se ad oggi le norme rigide e il controllo severo abbiano funzionato sul piano dei risultati della conservazione del territorio. In molte realtà questi vincoli non hanno funzionato perché in un paese come quello italiano le deroghe rivolte alla speculazione, anche dentro i parchi, trovano sempre deroghe devastanti. In altre situazioni l’assoluta rigidità vincolistica, non recependo le trasformazioni naturalistiche in atto, hanno portato anche a perdite di biodiversità. Un po’ ovunque, va detto con coraggio, dove non si è attuata una zonizzazione partecipata, il parco ha portato le popolazioni locali a deresponsabilizzazione totale verso il dovere della conservazione del territorio, del paesaggio, delle culture locali.
E’ quindi anche utile e necessario interrogarsi sul valore reale della istituzione di nuovi enti, se siano necessari per tutelare ambienti pregiati, quale risposta offrire alle tante aree SIC e ZPS diffuse sulle nostre montagne, le risposte da coordinare rivolte ai comitati, alle associazioni, alle istituzioni che hanno individuato sul territorio parchi locali, parchi fluviali, parchi agricoli, geoparchi, biotopi che poi vengono abbandonati, non gestiti, che si ritrovano ad essere isole chiuse destinate ad un veloce degrado o a subire modifiche che le snaturano o le impoveriscono del bene che andava tutelato. Siamo in presenza di un ambientalismo che deve reinventare la sua scatola degli attrezzi anche per rispondere in modo concreto ai troppi territori che vengono abbandonati o destinati ad allevamenti intensivi tipici delle grandi pianure. Fornire risposte a questi interrogativi significa investire in energie culturali e di lavoro giovani, in nicchie ancora poco esplorate, in ricerca e cultura.
Questi, guidati dalla Provincia, hanno saputo varare dei piani di gestione del territorio che prevede attenzioni, azioni di recupero, di investimento nella biodiversità unendo fra loro, in veri e proprio corridoi ecologici e paesaggistici, parchi fluviali con geoparchi, parchi locali con parchi agricoli, aree SIC e ZPS con singoli biotopi. Accordi volontari, a tempo determinati, vincolati da un piano di gestione che promuove lavoro e nuove occupazioni. La condivisione dei progetti è stata il motore reale di questi progetti. Ad oggi le reti di riserve istituite sono 8, altre sette sono in cantiere. Dalla Marmolada all’Adamello si sarà così costruito un ponte ecologico fino ad ieri impensabile, capace di legare i fondovalle alle vette più impervie.
Questo impegno oggi permette al mondo agricolo, agli stessi cacciatori, agli operatori turistici maggiore consapevolezza del valore del loro territorio e li porta ad un investimento di responsabilità diretta nella gestione di questo bene. Sarà un investimento che sarà allargato, man mano che maturerà, a tutta l’area di Dolomiti UNESCO e probabilmente anche nelle regioni limitrofe, dalla Lombardia al Veneto. Con questo innovativo strumento la conservazione da passaggio passivo si tramuta in azione, quindi in occasione di lavoro per più operatori del territorio, in formazione, in superamento di conflitti, in nuova pianificazione paesaggistica e urbanistica.
Oggi, conclude CIPRA nel suo documento, ci aspetta un passaggio culturale importante: avere la capacità di unire in un unico disegno di gestione le aree delle alte quote ai fondovalle, costruire sinergie operative fra i bisogni, i lavori, i servizi delle popolazioni di montagna con quelli delle pianure e delle aree metropolitane.
Un simile processo non può trovare successo attraverso politiche centralistiche e impositive, ma solo con la costruzione di apposite reti che riescano a fare sintesi di alto profilo fra le esigenze della conservazione dei beni naturali e quelli dello sviluppo economico delle popolazioni che vivono la montagna ed i suoi ospiti.
Il Consiglio Direttivo di CIPRA Italia
(rivisto da Luigi Casanova vicepresidente di CIPRA Italia)
Nome
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Titolo
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Paese
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CV
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Acosta Alicia
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ecologa
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Italia
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Agostini Silvano
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geologo
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Italia
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Boero Ferdinando
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ecologo
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Italia
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|
Bologna Marco
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zoologo
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Italia
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Bulgarini Fabrizio
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naturalista
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Italia
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Canullo Roberto
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ecologo
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Italia
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Conti Fabio
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botanico
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Italia
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Di Plinio Giampiero
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giurista
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Italia
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Ferri Vincenzo
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zoologo
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Italia
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Graziani Carlo Alberto
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giurista
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Italia
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Krause Kinga
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ecologa
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Polonia
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Matteucci Giorgio
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naturalista
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Italia
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Nimis Pierluigi
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ecologo
|
Italia
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Pedrotti Franco
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botanico
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Italia
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Pezzotta Marco
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geologo
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Italia
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Pignatti Sandro
|
ecologo
|
Italia
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Pugnetti Alessandra
|
ecologa
|
Italia
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Stanisci Angela
|
ecologa
|
Italia
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Tassi Franco
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conservazionista
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Italia
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Theurillat Jean-Paul
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ecologo
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Svizzera
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